20a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Ef 5,15-21;   Gv 4, 46-53)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 7 ottobre  2018

Questo brano di Vangelo è il trionfo della fede. Un padre ha il figlio ammalato e va da Gesù a chiederne la guarigione. Ci va con fede, con una fede non ancora perfetta: chiede a Gesù di scendere a Cafarnao, a casa sua, e, con la sua presenza, di guarirgli il figlio. Ma Gesù domanda a quell’uomo una fede più grande; gli dice: “Va’, tuo figlio vive”. Gesù chiede a quell’uomo di fidarsi della sola parola, di una semplice parola; non di un’azione, di un intervento, di qualcosa di visibile, quale l’andare di Gesù di persona a guarire il figlio (il che poteva dare la certezza del miracolo), ma della sola parola.

Credere alla sola parola è la sfida! Il Vangelo dice: “Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù, e andò”. Scese a Cafarnao, e trovò il figlio guarito. Fu un campione di fede, quell’uomo! Noi possediamo la parola di Gesù, la parola di Dio. La Sacra Scrittura è la parola del Signore. Noi crediamo veramente a quella parola? “Mi abbandono alla fedeltà di Dio”, dice un salmo (Sal 52,10). Noi ci abbandoniamo pienamente alla fedeltà di Dio? alla sua parola che egli fedelmente e nel modo più sicuro mantiene, perché in Dio non c’è ‘sì’ e  ‘no’, ma c’è solo ‘sì’, come dice san Paolo (cfr 2Cor 1,19)? Dio è fedele; fa, compie, onora ciò che dice e promette. Egli è roccia affidabile e sicura.

Mi ha fatto impressione leggere la vita di un bambino, Manuel, vissuto solo nove anni; nato a Calatafimi, in provincia di Trapani, nel 2001 e morto nel  2010. Si ammalò di tumore a quattro anni e visse la sua malattia in modo straordinario. In una delle sue degenze in ospedale scrisse: “Quando sono triste, vado da Gesù nella piccola cappella dell’ospedale. Entrando, a destra c’è la statua della Madonna di Lourdes; sulla parete di fronte c’è il volto di Gesù crocifisso; in mezzo c’è un inginocchiatoio con un cuscino azzurro e lì prego e leggo la Bibbia. Sulla parete laterale è appeso il quadro di san Pio da Pietrelcina, ma la cosa più importante è la presenza di Gesù, che io sento in ogni momento” (Manuel, il piccolo guerriero della luce, Elledici, p.53). Manuel aveva creduto alla parola di Gesù: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28), e trovava in Gesù sollievo e conforto.

In un’altra occasione Manuel scrisse: “Cari amici, mi chiamo Manuel, sono un bambino di otto anni e abito a Calatafimi, un piccolo paese in provincia di Trapani. Non pensavo di poter vivere una vita così bella, meravigliosa e speciale. Lo sapete perché? Perché ho conosciuto un Amico davvero speciale che non mi lascia mai solo, che mi tiene stretto nel suo cuore e mi dice: ‘Il tuo cuore non è il tuo, ma il mio; e io vivo in te’. Anche quando sto male e sono in ospedale, sento che lui è sempre accanto a me, mi dà la sua mano e mi dice: ‘Non avere paura quando fai le trasfusioni o fai la chemioterapia, perché io sono la tua forza’. Così io mi sento meglio e protetto. Per ringraziarlo di quello che mi dona ogni giorno, gli scrivo molte preghiere” (op. cit. p.129).

Manuel aveva creduto alla parola di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20); alla parola di Gesù: “Non abbiate paura, io ci sono” (Gv 6,20); alla parola di Gesù: “Vi ho chiamati amici” (Gv 15,15); e con quelle ‘parole’ andava avanti, affrontava tutto con serenità e fiducia.

Credere alle parole del Signore con fede ferma! Credere anche alle sue parole più impegnative: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12); “chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10,38); “entrate per la porta stretta, perché larga e spaziosa è la via che conduce alla perdizione” (Mt 7,13). Credere che queste parole sono per la vita, per il bene, per la vera riuscita, e quindi affidarsi ad esse, compierle, praticarle, viverle.

Il padre del figlio ammalato di Cafarnao credette alla parola di Gesù ed ebbe la grazia; anche noi , se crederemo alla parola del Signore, avremo grazie, doni e salvezza.

don Giovanni Unterberger

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