3^ domenica di Quaresima (forma straordinaria)

Duccio di Buoninsegna – Gesù tentato sul monte – 1308-1311

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(Ef 5,1-9;   Lc 11,14-28)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 24 marzo 2019

L’uomo è sotto attacco; noi siamo sotto attacco. C’è un nemico che continuamente ci insidia e ci vuole fare del male. Conosciamo questo personaggio, sappiamo chi è: è il diavolo. Il diavolo vuole farci del male, vuole renderci triste la vita e allontanarci dal bene, da Dio. Satana lavora di continuo, ed è sempre all’opera; non avendo un corpo come noi, non patisce sonno e quindi mai si addormenta. E’ sempre sveglio e attivo. Il Vangelo ce lo ha ora detto con chiarezza: egli cerca di entrare nell’uomo con le sue tentazioni, con le sue incursioni; e se ne è cacciato fuori, torna all’assalto “con altri sette spiriti peggiori di lui” presi in aiuto, ci ha detto Gesù.

Egli, Satana, tenta l’uomo su tutti i fronti; sul fronte della superbia, dell’avarizia, della lussuria, del godimento egoistico, del voler prevalere sul fratello; ma anche sul fronte della tristezza, della noia, della malinconia, dell’insoddisfazione. C’è però ‘un fronte dei fronti’ su cui Satana s’impegna e punta tutte le sue batterie, tutti i suoi sforzi, perché sa che, vinto quello, sfondato quello, egli ha in mano la nostra anima, e può facilmente cantare vittoria: è il fronte dell’ unione con Dio.

L’anima unita a Dio è invincibile da Satana, perché l’anima unita a Dio riceve in sé la potenza di Dio, partecipa della forza di Dio; e Dio è più forte di Satana.  Satana sa benissimo che finché quel fronte tiene, nella vita dell’uomo, egli è vinto e non può fare nulla.  L’anima, invece, che perde il contatto con Dio, è debolezza totale, debolezza assoluta; è una città senza difese e senza mura; anzi, peggio, non è solo una città senza difese e senza mura di fronte al nemico, ma è una città che ha in sé tutta una serie di alleati col nemico: sono le nostre cattive passioni, è la nostra inclinazione al male, su cui Satana può fare leva. Sfondato il fronte della nostra unione con Dio, sono sufficienti poche sollecitazioni a Satana per farci cadere nella superbia, nell’avarizia, nella lussuria, e in ogni altro genere di peccati.

I monaci, le monache, fanno la scelta di coltivare grandemente l’unione con Dio, e dedicano molto tempo alla preghiera. Noi non siamo monaci, monache; per vocazione Dio ci chiama ad una vita attiva, fatta di molti impegni; ma ciò non può essere, nel suo disegno, impedimento e ostacolo allo stare uniti a lui. La preghiera è possibile anche in una vita attiva; preghiera che ci tiene uniti al Signore. La preghiera è necessaria, assolutamente necessaria, nella vita dell’uomo.

Due sono i modi per vivere la preghiera in chi è di vita attiva: ritagliarsi una mezz’ora (almeno una mezz’ora) nel corso della giornata per stare col Signore, unicamente con lui; per sentirsi alla sua presenza, da lui amati e benedetti; per parlargli, ascoltarlo; per leggere e meditare una pagina di Vangelo; per pregare Maria.

E l’altro modo, complementare e da unire al primo, è costellare la giornata di giaculatorie,  impreziosirla con tanti pensieri rapidi rivolti al Signore, brevi invocazioni, brevi rendimenti di grazie. Ognuno dovrebbe scegliersi alcune giaculatorie: ‘Signore, aiutami’; ‘Signore, ti voglio bene’; ‘Signore, so che tu sei qui con me’; ‘Signore, scusami’; ‘Signore, grazie’; ‘Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi’; ‘Signore, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo’; ‘Signore, aumenta la mia fede’: ‘Signore, che io ti ami’; ‘Signore, benedici i miei figli’; ‘Signore, voglio fare la tua volontà’; ‘Signore, dà pace al mondo’.

Costellare la giornata di giaculatorie, queste o altre che lo Spirito Santo ci suggerisce, è coltivare l’unione con Dio, è conservare e rinforzare il fronte contro cui Satana punta le sue batterie; è vivere una vita spirituale fervorosa. “Pregate incessantemente”, esortava i cristiani di Tessalonica san Paolo  (1Ts 5,17). Preghiamo incessantemente anche noi.

don Giovanni Unterberger

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