21^ Domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

(Is 22,19-23;   Rm 11,33-36;   Mt 16, 13-20)

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Duomo di Belluno, 23 agosto 2020

Che verità di sguardi tra Pietro e Gesù, tra Gesù e Pietro! Pietro coglie la verità di Gesù; gli dice: “Tu sei il Cristo (cioè il Messia), il Figlio del Dio vivente”; e Gesù proclama la verità di Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Quanto è importante avere lo sguardo giusto sulle cose, sui fatti, sulle persone, per cogliere quello che veramente sono, e non sbagliarsi, non cadere in errore, ma rimanere dentro la realtà vera!

La gente non possedeva il vero sguardo su Gesù, lo considerava uno dei tanti profeti, alla stregua di Elia, di Geremia; in particolare non possedevano il vero sguardo su di lui i farisei, i dottori della legge, che lo consideravano un eretico, un dissacratore della fede dei padri, addirittura un indemoniato! (cfr Gv 8,48). Anche oggi molte persone, che pur ne hanno sentito parlare, non sanno chi egli veramente sia; non sanno che egli è il Salvatore, il Dio fatto uomo, la Verità assoluta, il senso ultimo delle cose, il Re dei secoli, il futuro eterno dell’uomo. Non lo sanno, e non si impegnano a saperlo; e cercano salvezza altrove, in percorsi psicologici strani, in cammini New age, in esperienze che prospettano e promettono piena autorealizzazione, lasciando poi insoddisfatti e delusi, perché la realizzazione dell’uomo non è l’uomo, ma lo è la sua Radice, colui che l’ha creato, Dio, e il Figlio di Dio venuto nel mondo.

Noi, per la fede che abbiamo, sappiamo ‘chi’ sia Gesù, ma la sua domanda: “Voi, chi dite che io sia?” ci provoca ugualmente, perché chi può dire di sapere e conoscere Gesù a pieno? Conoscerlo di una conoscenza che non sia solo razionale e fatta di idee, ma di comunione di vita, di esperienza, di penetrazione profonda del Mistero. Gesù ci dice: “Conoscimi sempre di più, così che io possa essere per te sempre di più quello che sono, il tuo Messia, il tuo Salvatore; e avrai vita”.

E poi lo sguardo di Gesù su Pietro, su quel pescatore del lago di Galilea, uomo rude, popolano, capace di grandi entusiasmi ma tanto fragile! Pietro si sarà colto così, la gente lo avrà visto così, ma Gesù lo ha guardato con sguardo diverso: “Tu sei la pietra di fondamento della mia Chiesa; io ti farò roccia per la mia comunità -gli disse- roccia che resisterà ad ogni assalto”.

Era l’investitura a papa. E i suoi compagni apostoli cominciarono piano piano a guardarlo come Gesù lo guardava, ad acquistare su di lui lo sguardo del loro Maestro; l’apostolo Giovanni, giunto per primo al sepolcro del Signore il mattino di pasqua, lascerà che sia Pietro ad entrarvi per primo (cfr Gv 28,3-8); e nelle liste degli apostoli Pietro occuperà sempre il primo posto: “primo Simone, detto Pietro” (Mt 10,2-4 e par.).

E’ lo sguardo che Gesù ci invita ad avere sul ‘Pietro’ d’oggi, il Vescovo di Roma, il Papa della Chiesa. Uomo tra gli uomini, con la sua propria individualità e proprie personali caratteristiche, egli è il prescelto dal Signore a fondamento della Chiesa; il legame sicuro che ci tiene uniti a Cristo; il maestro infallibile di verità; il pastore che guida il popolo di Dio verso la meta certa. Papa Luciani nella sua vita di sacerdote e di vescovo più volte, parlando del papa, diceva: “non stacchiamoci dalla roccia”, perché lì abbiamo la garanzia di Cristo. “Ubi Petrus, ibi Ecclesia”, diceva sant’Ambrogio, dov’è Pietro, il papa, là è la vera Chiesa, la Chiesa di Cristo.

Al Papa, oggi Francesco, diamo un duplice tributo: di obbedienza e d’amore. Anche d’amore, di amore riconoscente, per le fatiche, le sofferenze e il grande peso che il suo servizio gli comporta; riconoscenza che si traduce in preghiera. Preghiera per lui, e anche per il Papa emerito, Benedetto XVI, nella sua vecchiaia e infermità, secondo quanto invita a fare la lettera agli Ebrei: “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente il loro tenore di vita, imitatene la fede” (Ebr 13,7).

don Giovanni Unterberger

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