Un Corpo santissimo

“Qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?”, si ripeteva con fierezza e con una punta di orgoglio il popolo di Israele, ripensando al dono della Legge che Dio gli aveva fatto al Sinai (Dt 4,7), e sentendosi, per questo, un popolo privilegiato fra tutti i popoli della terra. Ma i cristiani, anzi l’umanità ha Dio ben più vicino a sé di quanto non l’avesse l’antico Israele: ha con
sé il Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, Figlio di Dio (!), nell’Eucaristia. La sera dell’Ultima cena, Gesù sedette a tavola con i suoi dodici apostoli e, sapendo che all’indomani sarebbe morto in croce, donò se stesso sotto il segno del pane e del vino: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; bevetene tutti, questo è il mio sangue versato per i molti, in remissione dei peccati” (Mt 26,26-27); e aggiunse: “fate questo in memoria di me”(Lc 22,19), provvedendo e disponendo che la sua presenza nell’Eucaristia raggiungesse tutti i tempi e tutti i luoghi.

Il Corpo santissimo del Signore entra nel corpo di colui che fa la Santa Comunione e lo rende suo ‘tabernacolo’. Avviene l’opposto di quanto accade quando l’uomo si ciba: l’uomo, nel cibarsi, assimila il cibo a sé, mentre nella santa Comunione è l’uomo a venir assimilato al Cibo che assume. Accade un processo di ‘cristificazione’: l’uomo è unito al Corpo di Cristo, viene reso più ‘cristiano’, più simile al Signore, più suo ‘membro’. L’Eucaristia ha una forte valenza medicinale, sana l’uomo dalle sue cattive passioni, gli rimette i peccati veniali che avesse commesso, gli rinvigorisce le virtù. È detta ‘farmaco di immortalità’, in quanto è pegno di risurrezione e di vita eterna; Gesù, nel celebre discorso eucaristico tenuto nella sinagoga di Cafarnao, disse: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

E’ straordinaria la santità e la dignità dell’Eucaristia! È in assoluto il tesoro più prezioso che l’uomo possieda! È Dio stesso consegnatosi a lui! La Chiesa l’ha sempre venerata e adorata con la massima fede, riverenza e devozione. E non è inverosimile e strana immaginazione il pensare che come in cielo gli angeli stanno attorno a Cristo in adorazione, così si rendano presenti sull’altare al momento in cui il pane e il vino vengono dal sacerdote trasformati nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, e gli facciano poi adorante corona nei tabernacoli in cui l’Eucaristia viene conservata.

“O res mirabilis! Manducat Dominum pauper servus et humilis”, canta un inno della Liturgia: “O cosa che dà stupore! Il povero e meschino servo si ciba del Signore”. Al Corpo e al Sangue di Cristo occorre accostarsi con la più grande fede e con la più profonda riverenza. La Chiesa indica e raccoglie in tre, le condizioni per ricevere degnamente la Santa Eucaristia: essere in grazia di Dio, cioè non essere in stato di peccato mortale (nel qual caso è necessario prima accostarsi al sacramento della Confessione); essere digiuni da almeno un’ora, e avere consapevolezza di Chi si va a ricevere. Quest’ultima condizione chiede che il comportamento nel corso della celebrazione eucaristica, e in particolare nel momento della Comunione, sia raccolto e devoto, e che il ringraziamento al divin Ospite ricevuto sia per qualche tempo protratto.

Che il Mistero del Santissimo Corpo e Sangue del Signore possa essere sempre più riconosciuto, rispettato, adorato e amato; e che il Corpo del Signore renda sempre più virtuosi e santi i nostri corpi!

don Giovanni Unterberger

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