Giovinezza

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto sia, di doman non v’è
certezza”
. Ero in liceo quando l’insegnante di lettere ci fece leggere la ‘Canzone di Bacco’, una composizione popolareggiante di Lorenzo de’Medici (1449- 1492), composta in occasione delle feste carnevalesche che si tenevano a Firenze. “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia…”, recita il ritornello di quella canzone.

La giovinezza è davvero una bella età. Giovinezza dice freschezza, entusiasmo, alti ideali, voglia di vivere e di costruire. Come sarebbe il mondo senza giovani, senza generazioni che sempre si rinnovano? I giovani sono tesoro di vivacità e di generosità; vivaio di idee e di intuizioni; sono spinta in avanti.

La giovinezza è un’età formidabilmente importante: è come le fondamenta di una casa. Una casa sta su ed è solida, se solide e profonde sono le sue fondamenta. E’
infinitamente prezioso per un giovane prendere coscienza (e purtroppo ciò non sempre avviene) di quanto l’età giovanile venga poi ad incidere nel seguito della vita. Papa Giovanni Paolo I nel suo primo ‘Angelus’ domenicale, rivolgendosi agli studenti presenti in piazza san Pietro, ebbe a dire in modo simpatico: “Anche il Papa è stato alunno delle scuole come voi: ginnasio, liceo, università, e mi sono impegnato a studiare. Ma nessuno è venuto a dirmi: «Tu diventerai Papa». Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato meglio. Adesso sono vecchio, non c’è più tempo”.

Per la vita è importante una buona preparazione culturale, ma più importante ancora è una solida formazione umana, la formazione al vero, al bello, al bene. La vita richiede maturità di amore (solo un amore maturo, ad esempio, tiene unito e rende felice un matrimonio); richiede capacità di sacrificio per i molteplici impegni da affrontare e le difficoltà che si dovessero presentare; richiede convinzioni giuste e forti, per non rimanere preda di idee e teorie sbagliate e distruttrici; richiede apertura d’animo al trascendente e a Dio, per il cuore dell’uomo, a cui non bastano le sole cose di quaggiù. S’impone, quindi, nel tempo della giovinezza, tutto un lavoro, uno sforzo, una disciplina della persona su di sé, per crescere e formarsi bene, per arrivare preparata ai grandi appuntamenti della vita.

Fortunato il giovane che trova sulla sua strada adulti, educatori, che da un lato sanno cogliere, valorizzare e far sbocciare le sue doti, i suoi talenti e la sua propria originalità, e insieme sanno spronarlo e sostenerlo sul cammino del bene, del dominio di sé e della virtù, sollecitandolo a mete alte, con coraggio, senza sottrarsi al dovere anche di necessarie correzioni. Il libro del Siracide, senza che debba essere preso alla lettera, avverte a questo proposito: “Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta per lui… piegagli il collo quando è giovane” (Sir 30,1. 12).

Il tempo della giovinezza è il tempo delle scelte; il giovane s’interroga sul suo compito nella vita: “Per che cosa sono fatto?”. E’ un discernimento impegnativo, che va portato avanti con calma, con realismo, con fiducia, non da soli. Il giovane si osserva, ascolta il proprio cuore, lascia emergere le aspirazioni più profonde, più vere e più generose del suo animo; si proietta nel futuro con tutta la voglia di bene che porta in sé; chiede consiglio ad adulti saggi e che gli vogliono bene; prega e ascolta Dio. Dio, infatti, che l’ha voluto al mondo, ha per lui e su di lui il disegno più giusto e più adeguato, quello che lo potrà fare felice. E’ necessario, per tutto ciò, molto silenzio e profondità di riflessione; non troppi rumori nella mente e nel cuore. E’ bello vedere giovani che, fin dall’alba della vita, hanno impostato la propria esistenza in modo alto, generoso, gioioso, utile per sé e per molti.

L’età giovanile ha anche i suoi pericoli. La ‘pianticella’ è ancora esile, in formazione, e venti forti e insidiosi potrebbero, se non proprio svellerla e sradicarla, farla crescere piegata e distorta. Tra i vari venti il più temibile è quello che soffia sull’istinto di autonomia e di indipendenza che il giovane ha; istinto in se stesso buono, ma che, se mal capito e portato all’eccesso, diventa terribilmente nocivo e distruttivo. Ci sono al mondo ‘falsi profeti’, come li chiama Gesù nel Vangelo, da cui guardarsi; promettono felicità e realizzazione di sé nel possedere, nel godere sfrenato, nell’imporsi ed esercitare potere, nell’accontentamento di sé in tutto, ma sono inganno e venditori di falsi miraggi. Il giovane deve vigilare, per non restarne preda e vittima.

Il ritornello della ‘Canzone di Bacco’ dice: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!…”. Sì, la giovinezza fisica non dura sempre, fugge; è solo ‘una’ delle stagioni della
vita. Ma c’è una giovinezza che può durare la vita intera. In una conferenza sentii dire: “L’anziano, quello ben riuscito, è uno che è giovane da molto tempo”. La giovinezza di spirito può travalicare i confini della giovinezza biologica; si incontrano, alle volte, anziani che sono giovani nella mente e nel cuore, e sono persone meravigliose! Pensiamo a Madre Teresa di Calcutta, a papa Francesco, per fare solo due nomi a tutti noti, ma qualche anziano ‘giovane’ lo conosciamo forse anche vicino a noi. Søren Kierkegaard disse: “Colui che crede conserva un’eterna giovinezza”. Forse che la fede è vero segreto di giovinezza? Forse che Dio, a dispetto di tante raffigurazioni che lo ritraggono vecchio e canuto, è un Dio sempre giovane, che non è segnato dai secoli e dai millenni, e che dona giovinezza ai cuori che a lui si aprono?

don Giovanni Unterberger

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