Domenica di Settuagesima (forma straordinaria)

( 1 Cor 9,24-27; 10,1-5;   Mt 20,1-16)

Belluno, chiesa di S. Stefano 1 febbraio 2015

Viòla oggi, il colore dei paramenti del sacerdote; colore che ci accompagnerà per nove settimane. Messa senza “Gloria” oggi, e così per nove settimane, fino a Pasqua. La Quaresima si sta affacciando all’orizzonte, e a precederla e prepararla sono tre domeniche: la domenica di Settuagesima, la domenica di Sessagesima e la domenica di Quinquagesima, che già risentono del clima della Quaresima e iniziano a farcelo respirare.

Il tema delle letture della Liturgia di questa domenica può essere sintetizzato così: domanda-risposta. C’è una domanda, una domanda di Dio all’uomo; e c’è una risposta, una risposta che l’uomo è chiamato a dare a Dio.

La domanda. Il Vangelo ci ha raccontato di un padrone, proprietario di una vigna, che chiama, chiama operai perché vadano a lavorare nella sua vigna. Li chiama ad ogni ora: all’alba, alle nove del mattino, a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio, alle cinque. Questo padrone “domanda”. Dio è un Dio che domanda, è un Dio che chiama.

Che cosa grande sentirsi chiamare!  Se qualcuno ti chiama, significa che tu sei qualcosa per lui; significa che quella persona ti considera, si è accorta di te, ti vuole. Se nessuno ti chiamasse mai, sarebbe per te una cosa molto triste; ti sentiresti isolato, abbandonato, dimenticato! Sentirsi chiamare è un dono. Se poi a chiamarti è una persona importante, o se a chiamarti è una persona che ti vuole bene e da cui ti senti amato, il cuore esulta di gioia! Penso ad un giovane che si sente chiamare dalla sua ragazza; penso ad una ragazza che si sente chiamare dal suo fidanzato. Penso ad una mamma che si sente chiamare dal suo bambino; penso a un figlio lontano da casa che si sente chiamare dalla mamma.

Dio chiama. Dio ci chiama. Dio è un Dio che chiama. Ha chiamato: “Sia la luce!, e la luce fu” (Gn 1,3). Ha chiamato: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra!”, e i mari si riempirono di pesci e il cielo si riempì di volatili (Gn 1,20-21). Dio chiamò all’esistenza Adamo; Dio chiamò alla sua alleanza Abramo; Dio chiama ciascuno di noi, e ci chiama di continuo, ci chiama per nome, ci chiama a varie età della vita, ci chiama più volte al giorno, ci chiama senza stancarsi. E’ ostinato nel chiamare, Dio! non ci lascia, non ci molla!

Che cos’è un buon pensiero che ci viene in mente, un moto di compassione che ci prende per un povero, un rimorso che ci assale per una cosa cattiva che abbiamo fatto, se non una chiamata di Dio? Che cos’è il desiderio di pregare, una prova che ci capita di vivere, una stessa malattia, se non una chiamata del Signore? Dio ci vuole bene, e continuamente ci chiama; ci chiama alla comunione con sé per farci crescere, per farci buoni, per farci santi; finchè ci chiamerà un giorno alla piena comunione con sé in paradiso.

Alla chiamata del Signore deve seguire la nostra risposta. Saremmo proprio sconsiderati se non rispondessimo! Perderemmo la relazione più grande, più importante, più amorevole, più necessaria per la nostra vita. Perderemmo la gioia; perderemmo il senso dell’esistere; perderemmo Dio!

Rispondere a Dio non è sempre facile; può domandare impegno, fatica, generosità, eroismo. San Paolo nella prima lettura ci ha esortato ad essere bravi  atleti; ci ha esortati a correre nello stadio delle virtù per arrivare primi; a fare pugilato su di noi, sui nostri vizi e sulle nostre passioni, sui nostri difetti. Ci ha esortato a non dire agli altri ciò che devono fare, e non farlo noi… Ci ha esortati ad essere temperanti in tutto, nel parlare, nell’agire, nel progettare. Ci ha esortati a rispondere a Dio.

Non vogliamo essere distratti; affogati in mille preoccupazioni, in mille impegni e cose da fare, al punto da non avvertire più le chiamate del Signore, così da non sentire più la sua voce. Affiniamo l’orecchio interiore,; abbiamo bisogno delle chiamate di Dio, esse sono per noi occasione di crescita e di vita. Abbiamo bisogno di rispondere a lui.

Facciamo nostra la preghiera del giovane Samuele: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,10); e come fece il giovane Samuele, non lasciamo cadere una sola chiamata del Signore senza la nostra risposta.

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