Festa del Corpus Domini 2015

(Es 24,3-8;   Ebr 9,11-15;   Mc 14,12-16. 22-26)

Duomo di Belluno, sabato 6 giugno 2015

La Chiesa e l’umanità non possiedono tesoro più grande e più prezioso dell’Eucaristia. L’Eucaristia è Dio con noi; è Gesù, Figlio di Dio, redentore e salvatore, porta del paradiso, posto nelle nostre mani. Noi abbiamo la salvezza tra le mani. Noi prendiamo in mano e introduciamo dentro di noi Colui che sarà per sempre la nostra felicità e la nostra beatitudine, e che già fin d’ora è l’amore divino che ci avvolge e ci accompagna.

La festa del Corpus Domini fu celebrata per la prima volta nella diocesi di Liegi in Belgio nel 1247. Si aggiravano in quel tempo in Europa idee eretiche circa l’Eucaristia, le idee propugnate da un diacono francese, Berengario di Tours, il quale affermava che la presenza di Cristo nell’Eucaristia non era reale, ma solo simbolica. Il Corpus Domini nacque come reazione a tale eresia.

Nel 1264 papa Urbano IV estese la festa del Corpus Domini a tutta la Chiesa, anche sollecitato dal miracolo eucaristico di Bolsena verificatosi l’anno prima. Era accaduto che un sacerdote boemo, Pietro da Praga, tormentato da forti dubbi circa la reale presenza di Cristo nell’ostia e nel vino consacrati, intraprendesse un pellegrinaggio verso Roma per pregare sulla tomba di Pietro ed essere liberato dai suoi dubbi di fede. Il soggiorno romano aveva rinfrancato l’animo del sacerdote, però, durante il viaggio di ritorno, fu assalito nuovamente da dubbi e perplessità circa la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia; e mentre celebrava la Messa a Bolsena, al momento della consacrazione, vide l’ostia lasciare uscire del sangue, sangue che impregnò il corporale di lino soggiacente all’ostia stessa. Tale corporale fu con grande riverenza conservato, e tuttora è custodito nel mirabile duomo di Orvieto, costruito a partire dal 1290 apposta per custodire il corporale bagnato dal sangue di Gesù. Tale corporale viene esposto ed è visibile due volte all’anno, il pomeriggio di Pasqua e il giorno del Corpus Domini.

Papa Urbano IV incaricò san Tommaso d’Aquino a comporre i testi per la Liturgia delle Ore e per la Messa della festa del Corpus Domini. A san Tommaso dobbiamo i bellissimi inni “Pange lingua gloriosi” e “Sacris sollemniis”, e la sequenza “Lauda Sion Salvatorem”, che abbelliscono la Liturgia di questa festa.

Sant’Agostino, pregando e meditando sulla straordinaria realtà dell’Eucaristia, coniò un’espressione che rimase celebre nella Chiesa; definì l’Eucaristia “Sacramentum pietatis, signum unitatis, vinculum caritatis”: sacramento della pietà, segno di unità, vincolo di carità. E’ una formula profonda, ricca di dottrina e di spiritualità, pur nella sua estrema brevità e concisione.

L’Eucaristia, “sacramento della pietà”. Sacramento, cioè segno visibile e concreto, segno che si può toccare e prendere in mano, portare dentro di noi; segno di pietà, della pietà di Dio, cioè dell’amore di Dio per noi. Dio ci ha tanto amati da essersi completamente consegnato nelle nostre mani; non solo è morto e risorto per noi, ma lui, morto e risorto per noi, si è messo nelle nostre mani, e ha messo a nostra disposizione, nell’Eucaristia, la straordinaria e grande potenza salvifica della sua morte e risurrezione, a cui possiamo attingere ogni domenica, anzi ogni giorno. Poteva amarci di più di così il Signore?

L’Eucaristia, “segno di unità”. Nell’Eucaristia, cibandoci dell’Eucaristia, noi veniamo uniti tra di noi, veniamo a formare una cosa sola, un corpo solo. Uniti in Cristo e da Cristo che entra in ciascuno di noi, noi non siamo più dispersi, lontani, staccati gli uni dagli altri; ma siamo fatti “uno” in Cristo, membra dell’unico “capo” che è lui. Cristo ci unisce tra noi. San Paolo nella sua catechesi sull’Eucaristia lo dice chiaramente: “C’è un solo pane – egli dice – e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: infatti tutti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Siamo legati tra noi da Cristo; compiuti nel nostro bisogno di unità da Cristo.

L’Eucaristia, “vincolo di carità”. L’Eucaristia è carità. Essa è e contiene la carità infinita di Gesù che ci ha amati fino a dare la vita, fino a morire in croce per noi. Contiene la carità senza limiti, senza misura del Dio fatto uomo. A quella carità, sorgente inesauribile e di continuo sgorgante dal cuore di Cristo, noi possiamo attingere; a essa noi possiamo abbeverarci. L’Eucaristia ha in sé la potenza di renderci capaci di amare come Gesù amava: saper perdonare, saper sopportare, saper servire, saper dare la vita per i fratelli. Vincolo sommo di carità è l’Eucaristia. Essa ci insegna ad amare.

Davvero l’Eucaristia è il tesoro più grande e più prezioso che la Chiesa e il mondo abbiano. Facciamo grande conto dell’Eucaristia. Apprezziamola in tutto il suo valore. Riceviamola con fede e devozione. Non ci capiti di sciupare un dono così divino.

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