Solennità di Tutti i Santi (Rito Romano)

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Festa di tutti i Santi. E’ il Cielo.

“Beati quelli cha hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”, abbiamo sentito ora nel Vangelo. Fame e sete. Di giustizia. La parola ‘giustizia’, che per noi indica la virtù di dare a ciascuno il suo, tenta di tradurre la parola greca ‘dikaiosyne’ (δικαιοσύνη) che il Vangelo usa, e che vuole dire -propriamente- “giusto rapporto con Dio”, giusta relazione con lui. La fame e la sete di giustizia è, in fondo e nella sua essenza più vera, fame e sete di Dio stesso. Abbiamo noi fame e sete di questa ‘giustizia’, fame e sete di Dio? Che cosa andiamo cercando? Che cosa andiamo desiderando?

L’uomo ha tante fami e tante seti, e ha bisogno continuamente di sfamare la propria fame, di sedare la propria sete. Ma dove cerca ciò l’uomo? Nel libro del profeta Geremia Dio dice: “Il mio popolo ha commesso due iniquità: ha abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Ger 2,13). L’uomo spesso cerca là dove non può trovare, là dove non può trovare il cibo vero, l’acqua vera. Il cuore dell’uomo è infinito; nulla lo soddisfa a pieno, nulla tra le cose create lo riempie del tutto e per sempre. Solo Dio è a dimensione del cuore umano, perché il cuore umano, pur così fragile, pur così debole, pur così povero, Dio l’ha creato a dimensione di sé, a dimensione di Dio. Solo in Dio è la nostra pace; solo in Dio è la nostra quiete; solo in Dio è il senso ultimo di noi.

Alla samaritana Gesù disse: “Chiunque beve di quest’acqua -dell’acqua di questo pozzo- avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,13-14). E il Signore invita: “O assetati, venite all’acqua; chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia?” (Is 55,1-2).

Oggi noi celebriamo i Santi. I Santi in cielo si stanno abbeverando di Dio; è una sete, la loro, che viene continuamente saziata. Una sete che non cessa mai e che viene continuamente appagata. Ed è gioia infinita per loro bere l’acqua di Dio, bere Dio stesso, perché l’acqua di Dio è l’acqua per cui sono stati fatti, è l’acqua che li fa vivere in eterno felici. “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. I Santi in cielo sono ‘saziati’; e, perché saziati, sono ‘beati’. Sono beati! Sono saziati!

Ma la beatitudine della fame e sete di giustizia Gesù non la pronunciò primariamente per i Santi del cielo, ma la pronunciò primariamente per le folle che egli aveva davanti a sé sulle colline di Galilea: “In quel tempo Gesù, vedendo le folle, salì sul monte, si pose a sedere e si mise ad insegnare: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. La beatitudine della fame e sete di giustizia Gesù la pronunciò per noi uomini che siamo ancora su questa terra, per noi che abbiamo sete di Dio, sete di bene, di vero, di infinito, e siamo ancora quaggiù. Fu pronunciata per noi.

Essa è invito a cercare l’acqua vera, il cibo vero, ciò che davvero può saziare il nostro cuore. Essa è rivolta a noi perché si ravvivi in noi il desiderio di Dio e noi cerchiamo Dio in tutte le cose e sopra ogni cosa. Il cielo, il paradiso, ci attendono, ma il Signore desidera che il cielo e il paradiso siano già un po’ su questa terra per noi. Lo saranno nella misura che cercheremo lui, sulla scia dei Santi, beati in cielo, che oggi celebriamo in festa.

 

don Giovanni Unterberger

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