1a domenica di Avvento (forma straordinaria)

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 Rm 13, 11-14;   Lc 21, 25-33

Belluno, chiesa di s. Stefano 27 novembre 2016

Le prime parole di inizio Avvento ce le ha offerte l’Introito; sono parole molto belle; le abbiamo cantate; ora le meditiamo.

“A te, Signore, elevo l’anima mia”. La nostra anima si eleva al Signore; il nostro cuore, la nostra mente, si elevano a lui, cercano lui, desiderano lui che viene. Il nostro animo spesso, per necessità, è costretto a camminare, e quasi a strisciare, a livello di terra: le occupazioni, gli impegni, le cose da fare ci prendono e ci assorbono; alle volte fin troppo. Talvolta ci troviamo impigliati in esse e cerchiamo di districarcene senza riuscirvi, senza trovare una via d’uscita; e più ci arrabattiamo più ci troviamo impelagati in esse. Abbiamo bisogno di elevare la nostra anima al Signore.

E’ l’invito che la Chiesa ci fa all’inizio dell’Avvento; l’invito a guardare al dono che sta per esserci fatto: la nascita del Signore Gesù. Il Signore ci curi e ci guarisca dal guardare troppo alla terra, come guarì la donna curva del Vangelo che non riusciva a rizzarsi dritta e vedere il cielo (Lc 13,10-13); il Signore ci aiuti a guardare in su, a guardare a lui che sta per venire. “A te, Signore, elevo l’anima mia”.

“Dio mio, in te confido”. In Dio poniamo la nostra confidenza, la nostra fiducia. “Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli”, dice il salmo. C’è chi si poggia e si fa forte delle forze umane, “ma noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio”, continua il salmo (Sal 20,8). La nostra forza è il Signore.

Noi confidiamo in lui; confidiamo nelle sue promesse. Egli ha promesso che verrà, e verrà a salvarci. Egli ha promesso: “Cambierò la sorte del mio popolo” (Ger 30,3), e la cambierà. Egli ha promesso: “Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti; pianterò cedri nel deserto” (Is 41,18-19), ed egli, nascendo, cambierà la faccia della terra. Ha promesso: “In quel giorno romperò il giogo dal loro collo, spezzerò le loro catene, non saranno più schiavi” (Ger 30,8), e venendo tra gli uomini, uomo nuovo e santo, Dio in persona, libererà l’umanità dal giogo del peccato, dalla schiavitù di Satana, dal laccio della disperazione e della morte. “Dio mio, in te confido”.

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. Il Signore viene per le sue vie, viene per i suoi sentieri. “Le mie vie non sono le vostre vie -dice il Signore nel libro del profeta Isaia- i miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Is 55,8). Abbiamo bisogno di conoscere i pensieri del Signore, di conoscere le sue vie, le vie per cui egli verrà, per poterlo incontrare, accogliere e ricevere. Se noi non conosceremo le sue vie, e se le nostre vie dovessero essere le vie nostre e non le sue, ci accadrà di non incontrarlo; egli verrà, ma per noi sarebbe come se non fosse venuto, ci passerebbe accanto, ma solo di striscio.

Le vie del Bambino di Betlemme sono le vie dell’umiltà, della semplicità, della mitezza, dell’apertura di cuore, dell’accoglienza a braccia aperte di ogni uomo. Le nostre vie non sono del tutto e perfettamente queste; noi camminiamo alle volte sulle strade della superbia, dell’egoismo, dell’interesse nostro personale, della chiusura, dell’esclusione del fratello, della sorella.  “Facci conoscere, Signore, le tue vie; faccele conoscere e praticare, perché solo su quelle vie noi ti potremo incontrare”.

L’Avvento è tempo di elevazione dell’anima a Dio. Gioverà molto curare la preghiera. E’ tempo di confidenza e di fiducia in Dio e nelle sue promesse, attendendole con sicura speranza. E’ tempo di riordino del nostro cuore e di revisione delle nostre vie, perché il Natale possa essere vero e autentico, e il Signore possa arrivare fino alla nostra vita.

don Giovanni Unterberger

 

 

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