Venerdì Santo

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(Is 52,13 – 53,12,   Ebr 4,14-16; 5,7-9;   Gv 18,1 – 19,42)

Perarolo, 14 aprile 2017

“Ti confido -disse Gesù a santa Gertrude in una visione- che mi torna assai gradito vedere la croce, strumento del mio supplizio circondato d’amore e di rispetto”. E Gesù continuò: “Ecco come per tuo amore ho voluto essere appeso nudo, sfigurato, coperto di piaghe, con le membra violentemente distese sopra una croce! Il mio cuore è così pieno d’amore per te che se per salvarti fosse necessario, sopporterei di nuovo e volentieri per te solo, tutto quello che ho sofferto per salvare il mondo intero”.

Gesù crocifisso: amore senza limiti, amore senza confini, amore pazzo d’amore. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, in un momento di estasi, prese un crocifisso e si mise a correre per il convento gridando: “O amore! O Gesù! io dico che sei pazzo d’amore e sempre lo dirò!“O Dio, pazzo d’amore, non ti bastò incarnarti, ma volesti anche morire!”, diceva santa Caterina da Siena. E santa Veronica Giuliani: “Non posso dir altro: Dio è pazzo, è pazzo d’amore!Resto anch’io impazzita, attonita per tanto amore.

Quale distanza tra queste anime e noi, che facciamo tanta fatica a commuoverci davanti alla Croce e al Signore in croce! O, se ci commoviamo, la nostra commozione è solo di pochi momenti, non ci segue e non ci accompagna per molto, e soprattutto non riesce a smuovere in profondità la nostra vita e renderla santa e tutta del Signore, in risposta all’amore di Cristo crocifisso. Il Signore abbia pietà di noi!

San Filippo Benizi, dell’Ordine dei Servi di Maria, vissuto nel 1200, era devotissimo di Gesù crocifisso. Pochi istanti prima di morire si assopì profondamente. Poi, risvegliatosi all’improvviso, disse agli astanti: “Dov’è il mio libro? Datemi il mio libro”. I confratelli che lo assistevano si diedero da fare per porgergli questo o quel libro di preghiera che san Filippo di più utilizzava, ma il santo disse: “No, non è questo il mio libro, non è questo il libro che io voglio”. Il beato Ubaldo Adimari, uno dei frati a lui più intimi, gli porse un piccolo crocifisso, e san Filippo, baciandolo con grande trasporto, esclamò: “Sì, questo è il mio libro in cui ho sempre letto l’amore del mio Dio verso di me! Leggetelo anche voi, fratelli miei, meditatelo quotidianamente e imparerete la scienza dei santi” E nel bacio del Crocifisso spirò.

Questo giorno solenne di Venerdì santo, giorno tra i giorni più grandi e più santi di tutto l’anno liturgico, ci viene presentato il Crocifisso, ci viene presentato il nostro Dio umiliato, colpito, ucciso per noi. Morto per amore. Ai piedi di un crocifisso di montagna lessi questa scritta, incisa su di una tavoletta: “Non furono i chiodi a tenere Gesù in croce, ma il suo amore per te, per me”. Sì, fu il suo amore a lasciarsi catturare nel Getsemani, a lasciarsi accusare e condannare ingiustamente, a lasciarsi crudelmente flagellare, a salire il Calvario con la croce sulle spalle, a lasciarsi forare le mani e i piedi, ad agonizzare tra spasimi indicibili fino al grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34) fino a spirare tra due ladroni, lui il Santo, considerato peccatore e bestemmiatore di Dio (cfr Mt 26,65).

Sull’esempio di san Filippo Benizi prendiamo anche noi in mano questo libro, leggiamolo; prendiamo in mano di tanto in tanto, ad esempio il venerdì, un crocifisso: fermiamoci a guardarlo, a contemplarlo, a tenerlo stretto tra le mani, o tra le braccia, se fosse un po’ grande. E ascoltiamo, ascoltiamo, ascoltiamo…ciò che ci sale in cuore, ciò che lui ha da dirci. Ci dirà: “Ti voglio bene. Sono morto per te, e sono contento d’essere morto per te; lo rifarei ancora se fosse necessario. Ti voglio bene!”

E noi, guardando quel crocifisso, gli diremo: “Grazie, Signore; grazie! Perdonami. Perdona tutti i miei peccati, tutte le mie colpe, tutte le mie cattiverie, tutte le mie trascuratezze e negligenze nei tuoi riguardi, tutte le offese che ti ho arrecato con tanta superficialità, quasi che non ti facessero male, quasi che non ti facessero sanguinare, e invece ti hanno messo in croce! Scusami. Ti voglio bene. Te ne vorrò tanto d’ora in poi. Aiutami; aiutami tu, perché voglio volerti bene!”

don GiovanniUnterberger

 

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