13° Domenica dopo Pentecoste 2017 (forma straordinaria)

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(Gal 3,16-22;   Lc 17,11-19)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 3 settembre 2017

 

Quel lebbroso tornò a ringraziare. Gli altri nove non lo fecero, lui sì. Quel lebbroso non si fermò al dono, si ricordò del donatore. Tenere legati dono e donatore, ecco la sfida. Quanti doni nella vita, e in ogni giornata, noi riceviamo! Li teniamo legati al donatore? In che misura? In che quantità? Quanto ci fermiamo invece al dono? I nove lebbrosi si fermarono al dono e non tornarono da Gesù a ringraziare.

Sono belle le parole del salmo 103: “Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome”. ‘Quanto è in me’, cioè tutto ciò che è in me: mente, cuore, sentimento, volontà, corpo. Tutto deve benedire il Signore, ‘dire bene’ del Signore! “Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici”, continua il salmo. ‘No’ alla dimenticanza, ‘no’ al non ricordare! ‘No’ al ricevere e non ringraziare, all’essere ingrati! E invece ringraziare e benedire il Signore! Perchè?

Perché “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, ti circonda di bontà e misericordia”. Dio ha cura di te, Dio ti circonda di beni; sei infermo e peccatore? Dio ti cura e ti perdona. Il salmo continua: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non è in lite per sempre (benché ne avrebbe motivo e diritto, dato che di continuo lo offendiamo e lo trascuriamo); egli non rimane adirato per sempre. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Quanto il cielo è alto sulla terra e quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe”. Dio è un Dio di perdono. Ci ama come un padre: “Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere” (Sal 103,1-14). Il Signore ci conosce; conosce la nostra debolezza, la nostra fragilità; sa che vorremmo il bene e facciamo il male, che non riusciamo ad arrivare là dove vorremmo arrivare, e ci capisce, ci compatisce, ci aiuta, ci sostiene: “Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”, dice il salmo 145 (Sal 145,14). Dio è buono, è fonte di bene, di doni, di grazia. Merita di essere ringraziato!

Da lui riceviamo tutto. “Che cosa hai che tu non l’abbia ricevuto? -dice san Paolo- E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). Noi possiamo applicare e dire: “Che cosa hai che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché non ringrazi come se non l’avessi ricevuto?” Di tutto dobbiamo ringraziare, ma soprattutto di una cosa dobbiamo ringraziare (diciamo ‘cosa’, ma capiremo subito che non si tratta di una ‘cosa’).

Nell’udienza generale di mercoledì 24 agosto 2017 papa Francesco ebbe a dire: “Gesù Cristo è la più grande grazia della vita”. Ecco la ‘cosa’ di cui dobbiamo principalmente e sommamente ringraziare: è la persona di Gesù! Ci sorprendiamo mai a dire: “Grazie, o Dio, che ci hai dato Gesù? Grazie, o Dio, che abbiamo un Salvatore, il tuo Figlio, il tuo Figlio fatto uomo per noi? Grazie, Signore, che non siamo soli nel cammino della vita, che in Gesù abbiamo un’àncora, un compagno di viaggio, un fratello, un amico, un consolatore, un protettore, una speranza? Grazie, o Padre, che ci hai dato Gesù, e che questo Gesù è vivo, è qui, è presente alla mia giornata, al mio lavorare, al mio respirare, al mio gioire, al mio soffrire, al mio tutto?

Don Juliàn Carron al Corso di Esercizi spirituali che ha predicato nell’aprile 2017 al Movimento di Comunione e Liberazione, ha dato questo titolo: “Il mio cuore è lieto perché tu, Cristo, vivi”. Cristo vive; Cristo è vivo e ci è presente. La sua presenza non è un’idea, non è un’immaginazione, un’utopia, un qualcosa che noi raggiungeremo solo un giorno, nell’al di là, ma Cristo è qui, è reale e concreto, vive accanto a me, assieme a me. “Cristo è la più grande grazia della vita”¸ è la grazia per cui tanto ringraziare, accanto a tutte le altre grazie che da Dio riceviamo; Cristo è la grazia somma, per cui può essere gioioso e lieto il nostro cuore.

don Giovanni Unterberger

 

 

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