2a domenica dopo l’Epifania (forma straordinaria)

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( Rm 12,6-16;   Gv 2,1-11)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 14 gennaio 2018

 

Di questo Vangelo, che parla di nozze, di matrimonio; che mette in luce come in un’esperienza di nozze, di matrimonio, ci possano essere momenti in cui viene ‘a mancare il vino’, cioè la forza per viverlo; di questo Vangelo che parla dell’aiuto, del soccorso, che Maria e Gesù possono dare alla vita degli sposi, vogliamo oggi cogliere e fermarci su di un particolare che generalmente viene trascurato e su cui si sorvola, ma che ha una cosa importante da dirci, un insegnamento significativo da offrirci.

Il particolare è questo: Gesù disse ai servi: “Riempite d’acqua le anfore”. Un particolare strano! Si era ad un pranzo di nozze; gli inviati erano tutti già seduti a tavola. Prima di sedersi a tavola gli invitati avevano compiuto il gesto rituale, richiesto dalla legge, di purificarsi lavandosi le mani fino al gomito (cfr Mc 7,3). Gli invitati si erano serviti, per questo rito, dell’acqua delle anfore presenti nella sala del banchetto, le quali erano lì proprio per questo rito, ed ora avevano assolto al loro compito. Nessuno più si sarebbe interessato ad esse. E invece Gesù richiama l’attenzione dei servi su di esse, e dice: “Riempite d’acqua le anfore”.

Che cosa avranno pensato quei servi? Si saranno chiesti: “Perché mai ci dice questo? Che cosa intende fare? Ormai le abluzioni le hanno fatte tutti, e non è più necessario che ci sia acqua nelle anfore… Non capiamo”. Tuttavia quei servi obbedirono e riempirono le anfore; e le riempirono “fino all’orlo”, nota l’evangelista. Con quel gesto di fiducia dei servi, non capito dalla loro ragione, Gesù compì il miracolo: cambiò l’acqua in vino.

Il modo di Dio di portare salvezza è molte volte diverso da quello che l’uomo penserebbe, differente da quello che l’uomo immaginerebbe.  Dio agisce con divina libertà, percorrendo vie che solo la sua sapienza conosce e che all’uomo restano ignote. E spesso non solo restano ignote, ma sembrano strane, per non dire assurde, come poté sembrare strano e assurdo, ai servi di quel giorno a Cana, che Gesù comandasse loro di riempire d’acqua le anfore. Mancava vino per la mensa, e Gesù comandava di riempire d’acqua le anfore che servivano per la purificazione! Dove stava il senso?

Maria aveva raccomandato ai servi: “Fate quello che egli vi dirà”, e i servi furono obbedienti al comando di Gesù. Videro alla fine il senso di quel comando, e il valore della loro fiduciosa obbedienza: videro l’acqua cambiata in vino.

A noi, nei momenti di difficoltà, è richiesta fiducia e obbedienza. Fiducia nel Signore che ci è vicino, che sa e conosce; e che è capace di operare salvezza. Egli ha modi e vie che noi non conosciamo; egli sa fare più di quello che noi pensiamo. E obbedienza; obbedienza a quello che il Signore vuole che facciamo. Egli ci chiede di vivere uniti a lui, di pregarlo per ricevere la sua forza; di perseverare nella fatica e nel portare i pesi senza rispondere col male a chi ci facesse del male. Il Signore ci chiede di fare pure presenti i nostri diritti e i nostri bisogni, ma senza violenza e con mitezza. Da comportamenti che alla ragione umana possono sembrare inutili, inefficaci e senza senso, il Signore è capace di trarre cambiamento e salvezza.

I servi delle nozze di Cana, che ebbero fiducia e obbedienza nei confronti di Gesù, aiutino anche noi nel nostro cammino della vita.

 don Giovanni Unterberger

 

 

 

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