4a domenica di Quaresima (forma straordinaria)

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( Gal 4,22-31;   Gv 6,1-15)

Belluno, chiesa di S. Pietro, 11 marzo 2018

 

“Laetare, Jerusalem!”, sono state le parole che hanno aperto la celebrazione della Messa, in questa quarta domenica di quaresima. L’Introito è iniziato così: “Rallegrati, Gerusalemme!”, cioè: ‘rallegrati, anima cristiana!’

Come potersi rallegrare? La vita è faticosa, è dura; alle volte è pesante, talvolta anche dolorosa. Come potersi rallegrare? Ci sono consolazioni umane e ci sono consolazioni divine. Il cuore dell’uomo ha bisogno di essere consolato: lo consola e lo rallegra una difficoltà superata, un progetto realizzato, una grazia inattesa ricevuta, un’opera buona che si è riusciti a compiere, un’attenzione, un gesto di stima, di bontà, di affetto ricevuto. Il cuore umano ha bisogno di essere consolato, per sentirsi nella gioia, in allegrezza.

Anche la Liturgia di questa domenica ci offre motivi di gioia; sono motivi spirituali, motivi che affondano nella fede, che vengono da Dio. “Rallegrati, Gerusalemme!”, disse il profeta alla città che era stata conquistata, devastata dal nemico, privata dei suoi abitanti deportati in esilio. Sarai ricostruita, sarai rimessa in piedi, sarai ripopolata! Dio è capace di far questo, rallegrati.

Situazioni personali difficili, relazioni compromesse, realtà rovinate… Dio è capace di ricostruire, di rifare, di riportare a guarigione, a salvezza, a bellezza! Tutto; e del tutto! Perfino la morte il Signore sa cambiare in vita, la morte che ci strappa via i nostri cari, che disgrega le famiglie… La Liturgia della Chiesa osa rivolgersi così, nella fede, all’assemblea e ai familiari di un defunto, durante le esequie al momento del commiato: “Per il dono della misericordia del Padre, questa nostra assemblea, che ora con tristezza in questa chiesa terrestre sciogliamo, lieti un giorno nel regno di Dio ricomporremo”. Dio ricomporrà tutto! Riporterà tutto a vita, a gioia.

“Quelli che confidano nel Signore sono come il monte Sion; non vacillerà in eterno chi abita in Gerusalemme -ci ha detto il Tratto- attorno a Gerusalemme stanno i monti: il Signore sta attorno al suo popolo, ora e nei secoli”. E’ un secondo motivo di gioia e di allegrezza. Possiamo sentirci al sicuro; al sicuro e custoditi; custoditi da Dio. “Egli è nostro scudo” (Sal 89,19); ci è “muro e baluardo” (Is 26,1), “roccia di difesa” (Sal 62,3), dicono i salmi. Dio è attorno al suo popolo, è attorno a ciascuno dei suoi figli, come un padre, come una madre attorno al suo bambino. Egli veglia su ognuno di noi. “Il Signore è il tuo custode; non si addormenterà, non prenderà sonno il tuo custode -dice il salmo 121- il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri (cioè in ogni tua azione, in ogni tuo momento di vita), da ora e per sempre”   (Sal 121,4-5. 8).  Confida, quindi, nel Signore, o anima cristiana! Non sentirti sola, abbandonata; neppure nella prova! Egli è sempre con te. “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sal 23,4).

Anche il brano di Vangelo ci è motivo di gioia e di allegrezza. Gesù quel giorno moltiplicò il pane e fece bastare cinque pani e due pesci per cinquemila persona che avevano fame; anzi ne fece avanzare dodici canestri. Dio è provvidenza, sa fare cose grandi con poco. Che cosa siamo noi? che cosa sono le nostre forze, i nostri talenti, le nostre capacità? Che cos’è la Chiesa nel mondo? un granello di senapa… Ma Dio sa fare, sa moltiplicare, sa far bastare. Mettiamo nelle sue mani il poco che siamo, come il ragazzo di Palestina che mise in mano a Gesù i suoi cinque pani e i due pesci, e attendiamo, attendiamo con gioia. Il Signore farà; farà il miracolo.

Non è facile per l’uomo vivere con gioia, troppe cose lo trascinano nella tristezza. La gioia è dono di Dio, è frutto dello Spirito Santo. San Paolo dice: “Frutto dello Spirito è amore, gioia e pace” (Gal 5,22). E’ un dono da chiedere, da domandare, a cui aprirci nella fede.

don Giovani Unterberger

 

 

 

 

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