26a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(Num 11,25-29;   Giac 5,1-6;   Mc 9,38-43.45.47-48)

Duomo di Belluno, sabato 29 settembre 2018

“E’ molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”. Poche volte Gesù arrivò a dire parole così forti; le disse per chi scandalizza i ‘piccoli’. ‘Piccoli’, secondo il brano evangelico, sono i deboli nella fede, coloro che non hanno maturato un profondo, forte, sicuro e personale rapporto di fede e di amicizia con il Signore. Possono essere anche persone adulte, ma lo sono in particolare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti. Costoro sono ai primi passi nel cammino verso il Signore, si trovano davanti alla vita, a come impostarla; sono nella condizione di avviarsi per una o l’altra strada. Dentro di sé essi hanno il bene; Dio ha seminato in loro il bene, come in ogni persona; ma sono deboli, pianticelle delicate e fragili, che possono crescere diritte o piegate, a seconda del clima, del clima umano, morale e spirituale che respirano, in cui si trovano a vivere e a crescere.

Grande è la responsabilità degli adulti. I piccoli -lo sappiamo- sono ‘occhi aperti’ sugli adulti; e non solo ‘occhi aperti’, sono ‘lastre sensibili’ che registrano, che introitano in sé quanto vedono e quanto odono; sono ‘spugne’ che assorbono.

Quanto aiuta, ad esempio, un giovane figlio il sorprendere la mamma ritirata in salotto o in camera da letto che legge il Vangelo, o che prega il Rosario; che è lì, da sola, con Dio; e lo è di frequente! E il figlio la vede… Quanto aiuta un adolescente vedere il papà che per primo, la domenica, si prepara per andare alla Messa, e alla Messa non manca mai, perché la Messa per lui è importante; per lui è importante l’incontro con il Signore, con la Parola di Dio, con l’Eucaristia! Magari l’adolescente comincia a mancare alla Messa domenicale, ma vede che il papà e la mamma ci vanno. Quanto è formativo che in famiglia i figli sentano fare dai genitori discordi giusti, onesti, rispettosi delle regole, delle persone, della vita! E vedano i genitori compiere opere di carità e di aiuto ai poveri. In questo modo i ‘piccoli’ vengono formati, vengono aiutati ad avviarsi per la via giusta, per la via buona.

Ma guai a chi scandalizza i ‘piccoli’! La società d’oggi è piena di scandali. ‘Scandalo’, dal greco ‘scàndalon’ (σκάνδαλον), significa ‘inciampo’, cosa che è causa di caduta, che porta fuori strada. Cos’è l’esaltazione sfrenata della libertà e dell’individualismo portati all’estremo predicati da molta cultura d’oggi, se non scandalo? Che cos’è la spinta al consumismo, a far credere che si sarà tanto più felici quanto più si compera, quanto più ci si imbottisce di cose, se non scandalo? E non è forse scandalo la sollecitazione a un uso sbagliato della sessualità, a un uso libertino del corpo, senza più rispetto per sé e per la persona dell’altro, dell’altra, col tramonto totale del pudore?  Quanti scandali, da cui non vanno immuni non solo i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, ma neppure gli adulti!

Gesù è severo: “E’ molto meglio, per chi dà scandalo, che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato in fondo al mare”. Gesù con questa immagine fa riferimento ad una particolare forma di esecuzione capitale praticata dai Greci e dai Romani, il ‘katapontismòs’, che consisteva nel fare annegare il colpevole. E con l’immagine della macina da mulino appesa al collo, che era una pietra di grandi proporzioni, girevole, talmente pesante da avere bisogno di essere azionata da un asino, Gesù rende ancora più dura la sua condanna. Di certo con una tale macina legata al collo, chi fosse stato gettato in mare, non avrebbe potuto che restare annegato nel profondo del mare!

Dare scandalo non è cosa poi così lontana dal quotidiano. Potremmo dare scandalo anche noi, se il nostro pensare, il nostro parlare, i nostri comportamenti non fossero buoni, non fossero secondo il Signore e secondo la sua legge. Tutto ciò che diciamo e facciamo ha un riflesso e un influsso sugli altri, in bene o in male. Ci dia il Signore di non essere mai di scandalo a nessuno, ma piuttosto di buon esempio e di aiuto verso il bene.

 don Giovanni Unterberger

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