2a domenica di Avvento (forma straordinaria)

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(Rm 15,4-13;    Mt 11,2-10)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 9 dicembre 2018

Gesù era una meraviglia, un campione di comprensione, di accoglienza e di umiltà. Era un grande! Non solo un grande perché era Dio, perché era la seconda Persona della Santissima Trinità, il Verbo eterno del Padre, esistente da sempre, artefice con il Padre di tutta la creazione; ma grande anche come uomo, nella sua bella umanità, straordinariamente ben riuscita!

Gesù era capace di comprensione. Gli giunsero un giorno alcuni discepoli di Giovanni Battista a chiedergli, a nome del loro maestro che si trovava in carcere, prigioniero di Erode Antipa: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Crisi di fede; Giovanni era in crisi di fede; non era più sicuro che Gesù fosse il Messia, pur avendolo lui stesso indicato come tale alle folle, sulle rive del Giordano. Gesù non mostra sorpresa, meraviglia, o addirittura giudizio; Gesù capisce, comprende. Una persona può trovarsi in crisi di fede. E cosa fa Gesù? Aiuta la fede di Giovanni: incarica i discepoli ad andare a riferirgli ciò che egli andava compiendo: guariva i ciechi, i sordi, gli zoppi, annunciava la buona notizia ai poveri: tutti segni che l’Antico Testamento aveva indicato come caratteristici e tipici del futuro Messia.

Gesù è uno che comprende e capisce; possiamo sentirci anche noi capiti da lui in ogni nostra difficoltà fatica, debolezza, crisi, tornante duro della vita, perfino in ogni nostro peccato. Sentirci compresi, capiti; e aiutati.

Dicendo; “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”, Gesù lasciò capire qual era il suo modo di essere e di fare: egli era pura accoglienza. Tutti andavano da lui con un problema, con una preoccupazione, con un’ansia, con una malattia, con una richiesta, ed egli accoglieva tutti. Non c’è un unico caso nel Vangelo in cui si dica che Gesù abbia respinto qualcuno, si sia negato a qualcuno. Gesù era accoglienza, e accoglienza salvifica; la sua accoglienza guariva.

L’accoglienza di Gesù è così sempre: ogni volta che una persona si avvicina a lui, lo prega, lo invoca, si mette nelle sue mani, gli si affida, sente e sperimenta in sé salvezza, aiuto, sostegno, fiducia, pace. Gesù non respinge mai nessuno, accoglie sempre, ogni bisognoso.

E non possiamo non notare un terzo aspetto della bella umanità di Gesù, quale ci appare in questo Vangelo. Appena i discepoli di Giovanni Battista se ne furono partiti per portare la risposta di Gesù al loro maestro, Gesù tessé un altissimo elogio di Giovanni: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? -chiese- Una canna sbattuta dal vento? Un uomo vestito con abiti di lusso? Un profeta? Sì, vi dico, più che un profeta”. Gesù elogia Giovanni…. Gesù era ben più di Giovanni, era l’Uomo-Dio. Giovanni Battista di sé aveva detto: “Io non sono degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali” (Mc 1,7), e in realtà Giovanni era infinitamente inferiore a Gesù; eppure Gesù lo elogia, ne mette in risalto le virtù, lo canonizza -per così dire- davanti al popolo.

Gesù non soffre gelosia, è generoso, umile; non teme che la sua persona venga oscurata se Giovanni viene fatto brillare di luce. Gesù quel giorno mise in pratica quanto poi l’apostolo Paolo inviterà i cristiani a fare: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm  12,10).

Umanità bellissima quella di Gesù! E’ questo Gesù che noi nel Natale attendiamo e che vogliamo prepararci ad accogliere. Un Gesù che è comprensione, accoglienza, stima dell’altro; un Gesù a cui chiediamo che trasformi e modelli la nostra umanità sulla sua, perché le assomigli un po’ di più in comprensione, in accoglienza, in stima dei fratelli.

 don Giovanni Unterberger

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