3a domenica del tempo ordinario (forma ordinaria)


La creazione di Adamo – Michelangelo Buonarroti – 1511

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(Ne 8,2-4a. 5-6. 8-10;    1Cor 12,12-30;    Lc 4,1-4;  4,14-21)

Duomo di Belluno, 27 gennaio 2019

“Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui”, su Gesù. Grande provocazione per la Chiesa, per l’umanità, per ogni uomo, quello sguardo fisso su Gesù!

Qual è la direzione ‘prima’ verso cui guardare? La direzione più immediata verso cui siamo portati a guardare è l’uomo, sono le persone, i problemi, le vicende del mondo, le situazioni. A quelle realtà noi sentiamo di dover portare aiuto, soccorso, soluzione. E’ doveroso lasciarsi interpellare dalla storia, lasciarsi coinvolgere dalle situazioni, andare incontro ai fratelli.  Restare chiusi in se stessi, in una sorta di splendido isolamento, sarebbe egoismo; e a Dio ciò non piacerebbe, lui che disse: “Amatevi tra di voi; se un tuo fratello ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; se è nudo, dagli da vestire; se è forestiero, ospitalo; se è ammalato o in carcere, va a visitarlo” (cfr Mt 25, 31-46). Su questo sguardo ai fratelli -ci ha avvertito Gesù- saremo giudicati.

E pur tuttavia non è questo il ‘primo’ sguardo da avere; il primo sguardo da avere è sul Signore. “Gli occhi di tutti erano fissi su di lui”, su Gesù, ci ha detto il Vangelo. Perché mai? Perché il ‘primo’ sguardo da avere è su Gesù? Perché è da quello sguardo che a noi può venire la forza di guardare con generosità e con vero amore ai fratelli.

Il cardinale Angelo Comastri, in un’intervista ha raccontato il suo incontro, da giovane sacerdote, con madre Teresa di Calcutta; disse: “Mi guardò con due occhi penetranti. Poi mi chiese: ‘Quante ore preghi ogni giorno?’ Rimasi sorpreso da una simile domanda e provai a difendermi dicendo: ‘Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare i più poveri. Perché mi chiede quante ore prego?’. Madre Teresa mi prese per le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettermi ciò che aveva nel cuore; poi mi confidò: ‘Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il suo amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!’. Non ho più dimenticato quell’incontro -concluse il cardinal Comastri- il segreto di Madre Teresa stava tutto qui”.

E papa Giovanni Paolo II all’ ‘Angelus’ di domenica 7 settembre 1997, due giorni dopo la morte di Madre Teresa, disse: “La sua missione cominciava ogni giorno, prima dell’alba, davanti all’Eucaristia. Nel silenzio della contemplazione, Madre Teresa sentiva risuonare il grido di Gesù sulla croce: ‘Ho sete’. Questo grido, raccolto nel profondo del cuore, la spingeva sulle strade di Calcutta e di tutte le periferie del mondo, alla ricerca di Gesù nel povero, nell’abbandonato, nel moribondo.(….) Carissimi fratelli e sorelle, questa suora, universalmente riconosciuta come madre dei poveri, ci lascia un esempio, la testimonianza della contemplazione che diventa amore”.

Ecco la giusta impostazione delle cose: la contemplazione che diventa amore; i santi ce lo insegnano. E, del resto, ce lo indica. prima ancora di loro, il Vangelo: il primo comandamento è ‘Ama Dio con tutto il cuore’; ‘ama il prossimo’ è il secondo comandamento (cfr Mc 12,28-31). E’ guardando a Dio, coltivando il rapporto con lui, che veniamo resi capaci di amare veramente i fratelli; e non solo gli immigrati, ma anche le persone pesanti da sopportare, magari vicine di casa e nello stesso  condominio: magari lo stesso marito, la stessa moglie, o chi ci avesse fatto torto e offeso… E’ illusione essere capaci di amare senza l’aiuto di Dio, senza il ricorso continuo a lui che è l’Amore e il dispensatore dell’amore. Oggi si sente da molte parti l’incitamento e lo sprone ad amare i poveri, giusto. Ma forse si sente meno l’incitamento e lo sprone ad amare Dio, a tenerlo fortemente all’orizzonte della vita, cosa che è la più necessaria, perchéè il fondamento dell’amore al prossimo, perché “senza Dio siamo troppo poveri per aiutare i poveri”.

Rimettiamo quindi le cose a posto: Dio prima, e di conseguenza i fratelli, come lui vuole.

don Giovanni Unterberger

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