7^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

Ritorno del figliol prodigo – Rembrandt – 1668

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(Sam 26,2. 7-9. 12-13. 22-23;   1Cor 15,45-49;   Lc 6,27-38)

Duomo di Belluno, 24 febbraio 2019

“Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ferita per ferita, livido per livido”: così prescriveva uno dei libri più antichi dell’Antico Testamento, il libro dell’Esodo (Es 21,14). Era la cosiddetta ‘legge del taglione’, che nella sua durezza e severità cercava di arginare una prassi di violenza e di vendetta eccessiva, superiore all’offesa ricevuta, attestata in un libro ancora più antico della Bibbia, il libro della Genesi, ove Lamech intonò il suo cattivo canto: “Ho ucciso un uomo, per una mia scalfittura; e un ragazzo, per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settanta volte sette” (Gn 4,23-24).

Gesù apportò un superamento straordinario a questa prassi e a questa legge con il Vangelo che abbiamo ora ascoltato: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”.

Germàn Garcìa-Velutini è un banchiere venezuelano di circa sessant’anni. Nel febbraio 2009 venne rapito da dei malviventi e rilasciato un anno dopo: “Mi portarono -racconta- in una stanza minuscola di circa due metri quadrati, senza finestre e senza servizi igienici, dove rimasi chiuso ascoltando musica ad alto volume dalla mattina alla sera, per dodici mesi, faticando a dormire. Di giorno veniva accesa una tenue luce bianca e di sera una luce gialla. Il mio letto era il pavimento e da una porticina ricevevo piccole porzioni di cibo. Da lì riconsegnavo il recipiente di plastica, che mi serviva da latrina. Per non impazzire cominciai a pregare. In tutti quei mesi non ci fu alcuna comunicazione verbale con i miei rapitori, e le uniche informazioni venivano messe per iscritto.

Chiesi una Bibbia; e la Parola di Dio mi aiutò. Riuscii a non comunicare astio ai miei sequestratori, a non rispondere male al loro male; scrivevo loro dei biglietti come: ‘grazie per il cibo’, e passavo loro alcune citazioni della Bibbia. Cominciarono ad essermi più benevoli, e alla fine mi comunicarono la loro ammirazione. Un giorno il loro capo entrò nella mia stanza e mi fece la barba. Sapevo che non capiva il mio comportamento, allora gli mostrai il passo di san Luca in cui Gesù dice: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi maltrattano, e sarete figli dell’Altissimo”. L’uomo mi abbracciò forte, poi uscì dalla stanza e mi disse: ‘Sei libero’. Fu un momento emozionante, capii che era un abbraccio vero, e che la Bibbia non aveva salvato solo me”.

L’invito di Gesù ad una carità grande è qualcosa che supera le forze umane; perdonare e fare del bene a chi ci avesse fatto del male, a chi ci avesse fatto un torto, ci avesse calunniato, offeso, tradito… non è dell’uomo, non è della nostra natura; è solo grazia e dono di Dio. Germàn Garcìa-Velutini l’aveva capito, e si mise a pregare, si fece dare una Bibbia, la lesse e la rilesse: “La lessi più volte”, egli ebbe a dire. Da lì, dalla Parola di Dio e dalla preghiera, egli trasse la forza e la capacità di fare ciò che riuscì a fare. “Senza di me non potete fare nulla”, dice Gesù (Gv 15,5). Senza il Signore non riusciamo ad amare più di tanto.

La legge del taglione ha in sé una certa misura di giustizia, ma non risolve il problema delle relazioni umane; la violenza chiama violenza, e la catena della violenza si protrae e si allunga sempre di più, portando un male sempre maggiore. “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, perdonate -dice Gesù- e sarete figli dell’Altissimo”. Essere ‘figli dell’Altissimo’ significa diventare ‘grandi’; acquistare una statura che è più in su della statura della semplice natura umana; significa diventare simili a Dio. A queste vette, con la grazia di Dio, siamo chiamati; vette che da soli non riusciremmo mai a scalare, ma che l’aiuto del Signore ci può fare capaci di conquistare.

don Giovanni Unterberger

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