8^ domenica dopo Pentecoste

Marinus Van Reymerswaele – l’Esattore di tasse con la moglie – 1514

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(Rm 8,12-17; Lc 16,1-9)

Domenica, 18 luglio 2021, risalente a al 22 luglio 2012

Non vivete secondo la carne”, ci ha esortato san Paolo nella prima lettura. L’amministratore di cui ci ha parlato la seconda lettura, il Vangelo, viveva “secondo la carne”, cioè secondo il proprio egoismo, e ciò lo portò alla rovina, a vedersi togliere l’amministrazione e a rimanere senza lavoro.

Vivete secondo lo Spirito”, ci invita san Paolo; vivete secondo lo Spirito Santo.

Coloro che sono guidati dallo Spirito Santo, costoro sono figli di Dio”, egli ci ha detto. Vivere guidati dallo Spirito Santo è la giusta impostazione della vita spirituale. Noi diciamo: “vita spirituale”; ma che cos’è, e quando, la vita è “spirituale”? Appunto quando è guidata dallo Spirito Santo. Se la vita è guidata da noi, non è “spirituale”, è la “nostra” vita, impostata e animata dal “nostro” spirito, dai “nostri” criteri, dai “nostri” progetti. E sappiamo per esperienza quanto siano lontani e diversi, spesso, i nostri criteri e i nostri progetti dai criteri e dai progetti di Dio, dai criteri e dai progetti dello Spirito Santo! Si tratta di ricuperare capacità di ascolto e di obbedienza allo Spirito Santo. La voce dello Spirito Santo è una voce sottile, delicata, e insieme chiara e decisa. Essa invita al bene, alla bontà, alla pazienza, alla comunione con i fratelli, al perdono, alla preghiera.

La voce dello Spirito Santo si fa sentire inequivocabile; la coscienza l’avverte chiaramente; può però con grande facilità disattenderla e farla tacere. La voce dello Spirito Santo infatti non è una voce prepotente, che si vuole a tutti i costi imporre, tesa a piegare e a forzare il cuore dell’uomo. Abbiamo una grande responsabilità di fronte alla voce dello Spirito Santo: possiamo ascoltarla o soffocarla.

Lo Spirito Santo, ci ha detto san Paolo, ci rivela una cosa grande: che siamo figli di Dio. “Tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. Non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi, dice l’apostolo, ma uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!”.

Dio è nostro “Padre”; lo Spirito Santo ci dice, ci rivela ci rende certi di questa realtà. Siamo “figli”, figli di Dio, partecipi e possessori della sua stessa natura, divini anche noi, per dono di Dio. Anche di questa realtà ci rende certi e sicuri lo Spirito Santo.

È del tutto diversa la nostra vita, la nostra condizione e la nostra situazione, se siamo semplici “creature” di Dio, o se siamo “figli” di Dio. Se siamo “figli di Dio”, come di fatto e in realtà siamo, quale grande confidenza possiamo avere in lui! Infatti, che cosa non fa un padre per i propri figli? E che cosa non farà Dio per noi? Anzi, sappiamo bene che cosa ha fatto Dio per noi: ha sacrificato il suo Figlio unigenito per noi suoi figli adottivi!

Come potremmo allora dubitare ancora del suo amore di Padre? Come non essere sicuri della sua protezione, della sua cura circa la nostra vita? Egli è Provvidenza; conosce perfino il numero dei capelli del nostro capo e non ne lascia perire uno solo senza il suo volere (Mt 10,30; Lc 21, 18).

E se siamo “figli di Dio”, come di fatto e in realtà siamo, quale dignità è la nostra! Quanto la nostra dignità di figli di Dio ci obbliga a vivere in santità, in purezza, in bontà! “Noblesse oblige”, dice un proverbio francese: “la nobiltà obbliga a vivere da nobili”. È proprio così. Siamo dei nobili, siamo figli di Re, del gran Re, chiamati a vivere da nobili.

E se siamo figli siamo chiamati a vivere in obbedienza e in amore a Dio nostro Padre, sforzandoci in tutti i momenti e in tutti i modi di piacere a lui, di fare la sua volontà. Essere figli di cui egli possa compiacersi, figli di cui egli possa essere contento.

Sia la nostra vita una vita “spirituale”, cioè una vita animata dallo Spirito Santo; una vita vissuta da figli in rapporto a un Padre.

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