La fedeltà di Dio

C’è una fedeltà che non viene meno. Mai. Qualsiasi cosa possa accadere. E’ la fedeltà di Dio. In quella fedeltà noi possiamo tuffarci sempre, e sempre di continuo, anche se noi
le fossimo infedeli.
Dice san Paolo: “Se noi manchiamo di fede, Egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2Tm 2,13). Dio si è dichiarato a favore dell’uomo, e “non ritratterà la sua
parola” (Sal 132,11).
Ci sono, nel libro della Genesi, due capitoli straordinari. Raccontano tutti e due la stipulazione dell’alleanza tra Dio ed Abramo, ma in maniera differente, sotto due punti di vista diversi: il capitolo 15 e il capitolo 17. Il capitolo 15 racconta di Dio che ordina ad Abramo di prendere alcuni animali, una giovenca, una capra, un ariete, una tortora e un piccione, di squartarli e di disporli su due file, ogni metà di fronte all’altra.
Era questo uno dei rituali antichi con cui due persone stringevano alleanza tra loro. Si uccidevano degli animali, li si disponevano su due file parallele, e i contraenti l’alleanza
passavano in mezzo agli animali squartati pronunciando una formula apotropaica: “Mi sia fatto come a questi animali se non resterò fedele all’alleanza”. Era l’assunzione di un impegno serio; che prendeva la vita.
Nel racconto di Genesi 15 è solo Dio a passare in mezzo agli animali squartati, sotto forma di fiaccola ardente; Abramo dorme, non passa tra gli animali. Ad impegnarsi nell’alleanza con Abramo è Dio soltanto. Dio si impegna indipendentemente da Abramo; Abramo non si impegna. L’alleanza di Dio con Abramo del capitolo 15 di Genesi è un’alleanza unilaterale, che chiama in causa Dio soltanto.
Il racconto di Genesi 17 invece è diverso. Dio si impegna in alleanza con Abramo promettendogli una discendenza e una terra, ma insieme esige da Abramo una contropartita: Abramo dovrà circoncidersi. La circoncisione sarà il segno dell’impegno di Abramo a rimanere fedele alle esigenze dell’alleanza con Dio.

I due racconti sembrano in contrasto tra loro, ma non sono in contrasto; sono complementari, si completano a vicenda. Il messaggio che il Testo sacro, con i due racconti di alleanza, ci dà è particolarmente significativo: Dio ha fatto alleanza con l’uomo; tutti e due i contraenti si devono sentire impegnati all’alleanza; tutti e due si assumono dei doveri che dovranno assolvere (è il senso del secondo racconto di alleanza, Gn 17); ma nel caso che l’uomo non osservasse l’alleanza e non mantenesse i propri impegni, Dio resterebbe fedele al suo patto, non recederebbe dai propri impegni (è il senso del primo racconto di alleanza, Gn 15). Egli si è impegnato indipendentemente dall’uomo. Dio quindi resta fedele all’uomo anche nel caso in cui l’uomo non restasse fedele a lui.

Questo volto di Dio fedele all’inverosimile, fedele senza rischio di defezione, fedele perché lui è fedeltà, segna tutta la Bibbia e fa capolino ad ogni pagina della Sacra Scrittura.
Ricordiamo il profeta Osea col suo simbolismo sponsale: Dio è lo sposo di Israele, e Israele è la sposa di Dio. Israele, sposa di Dio, si è prostituita, si è data ad altri amori, ha ceduto al culto degli idoli. Il vincolo sponsale è stato spezzato da parte di Israele, ma non da parte di Dio, che si sente sempre sposo di Israele, sposo fedele; e gli dice: “Torna, Israele; ti rifarò
mia sposa, ti rifarò mia sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore” (Os 2, 21).
I Salmi cantano in modo sublime il Dio fedele: “Mi affido, Signore alle tue mani; tu mi riscatti, Dio fedele” (Sal 31,6). “Tu, Signore, sei lento all’ira e pieno d’amore, Dio fedele” (Sal
86,15). “Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele” (Sal 143,1). “Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore nostro
Dio, egli è fedele per sempre” (Sal 146,5-6). E nel libro del Deuteroisaia Dio dice: “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né
vacillerebbe la mia alleanza di pace” (Is 54,10).

La fedeltà a tutta prova di Dio si è manifestata, nella sua misura più alta, nell’Incarnazione del Verbo. All’umanità infedele, peccatrice, ingrata e irriconoscente Dio ha risposto venendole incontro di persona: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,18). Davvero Dio è fedele, fedele in tutte le sue opere! La sua fedeltà lo ha spinto ad unirsi ipostaticamente ad una natura umana, in una unione così stretta e così profonda che dall’uomo ormai egli non si può più togliere e separare, pena lo spezzare la persona stessa
di Gesù.
Al Dio fedele possiamo sempre guardare; alla sua fedeltà possiamo sempre ricorrere; troveremo sempre la sua fedeltà pronta e presente, per quanto infedeli noi potessimo essere ed esserle stati.

Ti lodiamo e ti ringraziamo, Dio fedele!

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