Ti basta la mia grazia

Avevo già trascorso, sulla via della preparazione al Sacerdozio, dieci anni di Seminario. Mi ero impegnato a fondo, perché desideravo diventare un sacerdote secondo il Cuore di Dio. Mi restavano davanti gli ultimi tre anni, quando cominciò ad assalirmi, prima lievemente e poi sempre più forte, una grande paura: sarò capace di essere un bravo prete? Desideravo esserlo; guardavo a Gesù buon pastore, guardavo a San Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, che gli educatori mettevano davanti a noi seminaristi come esempio, e in quel confronto mi sentivo tanto imperfetto, tanto mancante…; entrai in crisi e mi prese una grande paura.

In Seminario, accanto ai Superiori disciplinari, c’è il Padre spirituale. A lui i seminaristi si aprono e chiedono consiglio e aiuto nelle loro difficoltà. Esposi al Padre spirituale il mio problema, ed egli mi disse: “San Paolo era un uomo forte, ma si sentiva anche lui debole e in difficoltà. Nella seconda Lettera ai Corinzi egli parla di una ‘spina’ conficcata nella sua carne che lo faceva tanto soffrire e lo indeboliva, e dalla quale ‘per tre volte’, cioè insistentemente, chiese al Signore di essere liberato. E il Signore gli rispose. ‘Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Per cui l’apostolo conclude: ‘Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte’ (2Cor 12,7-10).  Abbi fiducia – mi esortò il Padre spirituale – confida nella potenza di Dio. Siamo tutti deboli e fragili, siamo tutti insufficienti per il compito cui siamo chiamati, ma la grazia di Dio è sufficiente a sostenerci. Sosterrà anche te, credici. Ripetiti spesso, sentendotelo dire dal Signore: ‘Ti basta la mia grazia’ ”. Queste parole divennero per me una specie di giaculatoria, che mi fece vincere ogni paura.

Ripetei queste parole altre volte nella vita, ad esempio quando il Vescovo mi volle, a mia volta, Padre spirituale in Seminario, affidandomi un compito che io avvertivo in tutta la sua grave responsabilità. Nell’atto di accettare il nuovo servizio, confidando nel Signore, mi ripetei:‘Ti basta la mia grazia’.

E ricordo che quando mio padre era gravemente ammalato e soffriva molto per il tumore che lo consumava, e temevo per lui, che non riuscisse a sopportare tutto, mi ripetevo, trovando conforto: ‘Gli basta la tua grazia, Signore. Gli basta la tua grazia’. E la grazia del Signore davvero lo sostenne.

“Ti basta la mia grazia”. Voglio che queste parole mi siano sempre presenti e fisse nella mente, così che con la fiducia e la forza che esse infondono io possa, come dice il salmo,‘calpestare leoni e vipere, schiacciare leoncelli e draghi’ (Sal 91,13), cioè vincere e superare ogni difficoltà, fatica e sofferenza che la vita mi dovesse riser-vare.

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