5° Domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

(1Pt 3,8-15;   Mt 5, 20-24)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 28 giugno 2015

E’ incredibile il fatto che siamo fatti per la relazione, e noi la relazione siamo continuamente esposti a romperla. Quante relazioni spezzare nel mondo! E quanto dolore per relazioni spezzate! Davvero è importante l’invito di Gesù: “amatevi tra di voi”, e l’esortazione dell’apostolo Pietro: “siate tutti concordi, animati da affetto fraterno”. Per relazioni buone.

Gesù nel discorso della Montagna porta a compimento, a perfezione l’antica legge, la legge dell’Antico Testamento, e dice: “Una volta vi fu detto così e così…, ma io vi dico…”, e prospetta ai suoi fedeli un amore, una carità che supera l’antica carità in modo grande e profondo. “In antico vi fu detto: ‘non uccidere’, ma io vi dico: ‘neppure dovete adirarvi con il vostro fratello; neppure dovete insultarlo, dirgli ‘stupido’, ‘pazzo’ ”.

C’è spesso un ché di violento nelle relazioni, un qualcosa che colpisce, che offende, che ferisce e che fa stare male. Non ci accorgiamo, ma nei pensieri e nel cuore spesso siamo ‘armati’. Viaggiamo ‘armati’ in mezzo alla gente, in mezzo ai fratelli, e sferriamo colpi talvolta anche senza accorgercene. E’ necessaria molta vigilanza! Il fratello, la sorella, sono qualcosa di delicato, di tenero, di sensibile: il fratello, la sorella avverte ogni sfumatura del nostro approcciarci a lui, a lei.

Che cos’è, se non ‘violenza’, una parola dura, cattiva, tagliente? Che cos’è, se non ‘violenza’, un’occhiata di condanna, di disprezzo? Non è forse ‘violenza’ l’alzare la voce per mettere a tacere chi ci parla, e magari con diritto ci corregge? E’ ‘violenza’ voler piegare gli altri ai propri interessi, al proprio piacere. E’ ‘violenza’ voler possedere, dominare, tenere il fratello, la sorella dipendenti da sé. Non solo con la spada si uccide, ma in tanti altri modi si uccide, si ferisce, si toglie vita! E le relazioni ne patiscono…

Virtù importanti sono la mitezza, la delicatezza, la dolcezza, virtù esattamente opposte alla violenza. Sono virtù, queste, che assomigliano all’olio in un ingranaggio; un ingranaggio ben oleato funziona bene, non si inceppa; così relazioni improntate a dolcezza e a delicatezza ‘funzionano bene’, sono serene, permettono il dialogo; permettono anche il confronto forte e serrato che, se fatto con queste virtù, non porta mai alla divisione, alla rottura, alla separazione.

Le relazioni tra noi – ci ha detto Gesù – hanno un riflesso anche su di lui, anche su Dio. “Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”. Il Signore vuole che le relazioni tra di noi siano buone. Solo se sono buone egli può accettare il nostro dono. Si suppone che il fratello abbia qualcosa contro di noi perché l’abbiamo offeso, perché siamo mancati nei suoi riguardi. Potrebbe anche darsi il caso che il fratello abbia qualcosa contro di noi ingiustamente, senza nostra colpa e nostra responsabilità; in questo caso possiamo offrire l’offerta sull’altare e Dio l’accoglie.

Ma Gesù vuole renderci consapevoli che non possiamo portare avanti relazioni non buone con i nostri fratelli per colpa nostra, e pensare che la nostra relazione con Dio possa essere buona e gradita a lui. Dio, da buon padre, soffre nel vedere i suoi figli litigare e farsi del male tra di loro, così come ogni padre umano soffrirebbe se vedesse i suoi figli non volersi bene e farsi la guerra. Dio vuole che ci amiamo. Dio ci ha dato il comandamento dell’amore; Dio ha inviato suo Figlio a mostrarci l’amore.

Le relazioni che Gesù intratteneva con le persone sono il modello delle nostre relazioni tra di noi. Gesù era totalmente ‘disarmato’ nel suo cuore, anche nei confronti di chi lo odiava. Lasciamo cadere anche noi ogni ‘arma’ segreta che portassimo dentro di noi contro i fratelli, e viviamo relazioni di dolcezza e di delicatezza, libere da ogni moto e impulso di violenza.

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