8a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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Rm 8,12-17;   Lc 16,1-9

Belluno, chiesa di s. Stefano, 10 luglio 2016

L’amministratore della parabola raccontata da Gesù non aveva agito bene nel suo compito: si era lasciato prendere dalla sete del guadagno, dall’avidità di fronte al denaro; aveva estorto dai clienti del suo padrone più del giusto, tanto che il padrone lo licenziò. “Quelli che vogliono arricchire -dice san Paolo nella prima lettera a Timoteo- cadono nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali” (1Tm 6,9-10).

Usando il linguaggio della prima lettura che abbiamo ascoltato, san Paolo direbbe: l’amministratore della parabola, preso dal desiderio di denaro, si lasciò guidare ‘dalla carne’, visse secondo ‘i desideri carnali’. Per ‘carne’ Paolo intende la natura umana segnata dal peccato; per ‘desideri carnali’ egli intende tutto quell’insieme di spinte al male, di passioni cattive, di istinti peccaminosi che sgorgano e scaturiscono dalla nostra natura malata.

La nostra natura è malata, e dalla nostra natura malata viene su di tutto. Viene su la cupidigia e l’avidità del denaro, come nel caso dell’amministratore della parabola; viene su la lussuria e la ricerca smodata ed egoistica del piacere; viene su la superbia e la tendenza orgogliosa all’affermazione di sé; viene su la gelosia, l’invidia; vengono su i moti d’ira, di accusa, di vendetta. L’apostolo Paolo esorta a vivere secondo lo Spirito, a lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio, lo Spirito Santo; a non lasciarsi guidare dalla ‘carne’.

“La carne ha desideri contrari allo Spirito -dice l’apostolo- e lo Spirito ha desideri contrari alla ‘carne’; queste cose si oppongono a vicenda” (Gal 5,17). C’è lotta, c’è conflitto continuo dentro di noi; noi lo avvertiamo. E avvertiamo come sia avvelenato il mondo; avvelenati i rapporti tra i popoli, tra le nazioni; avvelenati, talvolta, anche i rapporti tra di noi, rovinati dal veleno che continuamente la ‘carne’ dell’uomo spurga e lascia uscire.

Abbiamo bisogno di lasciarci guidare dallo Spirito Santo di Dio. Lo Spirito Santo ci è stato dato fin dagli inizi della nostra vita, col Battesimo; ci è stato dato in misura più abbondante nel sacramento della Cresima; ci viene comunicato ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia, ogni volta che preghiamo, ogni volta che meditiamo la Sacra Scrittura. Siamo abitati dallo Spirito Santo; egli dimora dentro di noi. “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi?”, dice san Paolo (1Cor 3,16); ed esorta:”Non rattristate lo Spirito Santo di Dio col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Ef 4,30).

Quale grande aiuto riceveremmo per la nostra vita spirituale, se ci ricordassimo e sapessimo tenere presente lungo le nostre giornate che siamo abitati da questa Persona divina! Come sarebbe diversa, buona e santa la nostra vita se in ogni istante, in ogni cosa che facciamo, in ogni parola che diciamo, ci ricordassimo di lui, dello Spirito Santo che è dentro di noi, e cercassimo di non disgustarlo mai in nessun modo! Davvero la nostra vita diventerebbe ‘spirituale’ e sempre meno ‘carnale’.

Ci dia il Signore la grazia di amare lo Spirito Santo, di ascoltarlo, di cercarlo, di obbedirgli. E sia questo l’impegno che oggi ci prendiamo. Così che nel mondo e tra di noi i rapporti siano secondo lo Spirito, cioè sani e buoni, e non avvelenati dalla nostra ‘carne’.

don Giovanni Unterberger

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