Seconda domenica di Avvento 2017 (forma ordinaria)

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(Is 40, 1-5.9-11;   2Pt 3,8-14;   Mc 1,1-8)

Duomo di Belluno, sabato 9 dicembre 2017

 

‘Venuta’ e ‘conversione’ sono le due parole-sintesi delle letture bibliche che abbiamo ascoltato. ‘Venuta’; venuta di Cristo, venuta del Messia, del Salvatore; e ‘conversione’; conversione dell’uomo, della creatura, conversione nostra.

Ci domandiamo: in che rapporto sono messe queste due parole dalla parola di Dio che abbiamo ascoltato?  La Parola di Dio pone prima la ‘conversione’ e poi la ‘venuta’, o prima la ‘venuta’ e poi la ‘conversione’? In altre parole: è la conversione che deve essere fatta perché venga il Signore, o è la venuta del Signore che domanda e chiede conversione?

Forse noi, d’istinto, ci buttiamo subito sull’impegno di conversione; ci preoccupa quello; sentiamo il dovere, e il bisogno, di riordinare dentro di noi e nella nostra vita molte cose. Molto di noi dev’essere messo a posto. Questo va bene; questo occorre. Le letture bibliche ce lo dicono tutte e tre in modo chiaro. Ce lo dice Isaia: “Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada al nostro Dio”. Ce lo dice l’apostolo Pietro: “La vostra vita trascorra nella santità e nelle preghiere, così che il Signore vi trovi senza colpa e senza macchia”. Ce lo dice il Vangelo: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Abbiamo bisogno di conversione.

E tuttavia non è la conversione ciò che la Parola di Dio mette in primo piano; in primo piano essa mette la venuta del Signore. Il brano di Isaia si diffonde a parlare della gloria del Signore che deve manifestarsi, del Signore che sta per venire, di Dio che viene guidando con attenzione e dolcezza il suo gregge. L’apostolo Pietro insiste sulla venuta del Signore che sarà improvvisa, che cambierà l’aspetto del mondo; e il Vangelo ci fa risuonare la voce del Battista che annuncia la venuta del Messia, di colui che avrebbe battezzato l’umanità in Spirito Santo.

E’ come se la Parola di Dio ci dicesse: ‘Sì, dovete convertirvi, ma più ancora, anzi prima ancora, di mettervi a convertirvi, guardate e fissare lo sguardo sul dono che vi sta davanti, guardate e fissate lo sguardo su Dio che viene. E’ quella la cosa più importante. Ci vengono in mente le parole di Gesù alla samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio!” (Gv 4,10); o le parole di Gesù a Zaccheo: “Oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5) o le parole di Gesù ai primi apostoli: “Vi farò pescatori di uomini” (Mc 1,17). Nessuna richiesta di conversione in queste parole, non alla samaritana, non a Zaccheo, non ai primi apostoli, ma solo l’offerta di un dono, solo la proposta di un’amicizia, l’offerta di un regalo. Il Dio che viene è il regalo! Dio non è tanto un Dio che chiede, quanto piuttosto un Dio che dona. Dio ha un dono per noi!

“Se tu conoscessi il dono di Dio!”, disse Gesù alla samaritana, e la samaritana si convertì; “Oggi devo fermarmi a casa tua”, disse Gesù a Zaccheo, e Zaccheo si convertì; “Vi farò pescatori di uomini”, disse Gesù agli apostoli, e gli apostoli lo seguirono. Gesù dice a noi: ‘Vengo; sto per venire. Fissate lo sguardo su questo mio gesto d’amore; cercate di capire quanto amore esso contenga; cercate di comprendere quale grande salvezza sia quella che io vi porto, e allora sentirete il bisogno di convertirvi. Perché io non voglio che la vostra conversione sia uno sforzo volontaristico e moralistico, quasi titanico su di voi; desidero piuttosto che esso sia la risposta d’amore ad un amore che vi ha presi, che vi ha conquistati, che vi ha commossi. Così che la conversione vi venga come spontanea’.

Occorre che diventiamo più contemplativi; più contemplativi delle opere di Dio.

 don Giovanni Unterberger

 

 

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