Quarta domenica di Avvento 2017 (forma straordinaria)

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(1Cor 4,1-5;   Lc 3,1-6)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 24 dicembre 2017

 

Grandioso lo scenario che l’evangelista Luca ci ha messo davanti: ci ha portati, col pensiero, a Roma, sede imperiale, ove nel 781 dalla fondazione sedeva in trono Tiberio Cesare, il secondo imperatore romano, successore di Cesare Augusto; ci ha fatti attraversare con l’immaginazione l’intera Palestina, nelle varie regioni in cui essa, nell’anno 27 d. C., era ripartita: la Giudea, la Galilea, l’Iturea, la Traconìtide, l’Abilène, facendoci entrare idealmente nei palazzi dei loro re e governanti; ci ha portati anche al tempio di Gerusalemme, ove i sommi sacerdoti Anna e Caifa reggevano il culto in onore del Signore.

Ma non in questi luoghi importanti e di prestigio, luoghi di ricchezza e di potere, scese e si manifestò la parola di Dio; “la parola di Dio -ci ha detto Luca- scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. Giovanni era un semplice ebreo; non possedeva alcun titolo particolare: non era né scriba né dottore della legge; si era ritirato nel deserto in una sorta di anonimato, e lì, su di lui. semplice ebreo, nel deserto, lontano dai centri del sapere, del potere e dell’avere, scese la parola di Dio, Dio si manifestò.

Accadde così anche per Gesù. Egli, Figlio di Dio, non nacque in una reggia, in una città importante, luogo di storia, d’arte e di cultura, ma in una semplice casa, nel luogo adibito a dimora degli animali; in una città ai margini dell’impero romano; e visse quasi tutta la sua vita in un piccolo villaggio, Nazareth, villaggio mai nominato nell’Antico Testamento, e del tutto insignificante.

Questo è il metodo di Dio, nascondersi nel piccolo, nel poco, in ciò che è limitato e povero. Talvolta egli si manifesta nel grandioso, ma preferibilmente e comunemente si manifesta e agisce in ciò che è piccola cosa agli occhi del mondo. Non fu nel vento impetuoso, non nel terremoto, non nel fuoco, ma nel mormorio di un vento leggero, che Dio si manifestò al profeta Elia sull’Oreb (cfr 1Re 19,9-13); e fu nel grembo di una ragazza di quattordici-quindici anni che il Signore prese carne per apparire uomo tra gli uomini.

Dove, dunque, cercheremo il Signore? dove lo troveremo? Non lo cercheremo solo negli eventi grandi della vita, ma lo cercheremo nel quotidiano, nelle cose semplici e comuni della giornata. Quelli egli abita. Tutto deve parlarci di lui, tutto deve sollevarci fino a lui, perché tutto è suo, tutto egli sostiene nell’essere, tutto egli continuamente ci dona; gli eventi e ciò che ci accade è dentro il suo disegno. Conosciamo la favola del piccolo pesce che chiese a un altro pesce: “Tu che sei più grande di me, sai dirmi dov’è l’oceano? perché io voglio nuotare nell’oceano”. – “L’oceano è questo -gli rispose il grosso pesce- è qui ove ora noi siamo”. E il piccolo pesce replicò, deluso: “L’oceano, questo? questa è solo acqua!…”, e andò in cerca dell’oceano.

Ci dia il Signore occhi che vedono; ci dia fede che sa leggere. Tutto è sua parola; in tutto c’è lui, la sua presenza.

don Giovanni Unterberger

 

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