6a domenica dopo Pentecoste (forma straordinaria)

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(Rm 6,3-11;   Mc 8,1-9)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 1 luglio 2018

Un pranzo gratis: le quattromila persone di Galilea, quel giorno, pranzarono senza spendere un soldo; e mangiarono a sazietà. Addirittura, di pani e di pesci, dopo quel pranzo, ne avanzarono sette ceste. Gesù si dimostrò generoso e gratuito. Nessuno gli aveva chiesto nulla; fu lui a capire che quella gente aveva fame e aveva bisogno di mangiare; e gratuitamente le offrì un pasto abbondante.

Gesù era stato gratuito nell’offrire la sua acqua viva alla samaritana (cfr Gv 4,1-15); nell’offrire la rivelazione dell’amore di Dio al capo dei giudei, Nicodemo (cfr Gv 3,1-17); nel guarire  il paralitico alla piscina di Betesda (cfr Gv 5,1-9); nel perdonare i peccati al paralitico di Cafarnao (Mc 2,1-12). Tutti doni fatti senza previa richiesta. Gesù, nel suo agire, era gratuito, segno della gratuità di Dio.

“Che cosa mai hai, che tu non abbia ricevuto?”, dice san Paolo (1Cor 4,7). L’uomo vive in una totale e assoluta gratuità. Hai una vivace intelligenza? L’hai ricevuta. Hai qualche abilità? L’hai ricevuta. Hai salute? L’hai ricevuta. Hai affetti? Li hai ricevuti. Tutto hai ricevuto! E molto ancora, di continuo, tu ricevi. Di quanto siamo graziati non abbiamo sufficiente consapevolezza. Se l’avessimo, saremmo più positivi, più contenti, più felici.

E’ un test -mi hanno detto- a cui normalmente gli psicologi sottopongono i loro pazienti: mettono loro davanti un foglio bianco con un puntino nero in mezzo, e chiedono: “Che cosa vede?” Il paziente risponde quasi sempre: “Un puntino nero”. Gli sfugge tutto il bianco del foglio che ha davanti, e l’occhio si ferma sul puntino nero. E’ molto il ‘bianco’ che abbiamo nella nostra vita. Pensiamo anche solo al cuore: sono trenta, quaranta, cinquanta, ottant’anni che questo muscolo pulsa notte e giorno, sia che lavoriamo sia che dormiamo, senza mai arrestarsi neppure tre secondi… E noi non ci pensiamo! è gratuità!

Ma quanta gratuità sul piano soprannaturale! Qui le cose sono ancora più grandi. Il giorno che fummo portati al fonte battesimale ci fu rimesso il peccato d’origine e fummo fatti figli di Dio. Eravamo figli dei nostri genitori, e quel giorno fummo adottati da Dio; gli diventammo figli, con la sua stessa vita in noi, vita di paradiso. Figli dei nostri genitori, e figli di Dio: pura gratuità!

Il nostro vivere ha bisogno di spazi, di spazi interiori; ha bisogno di orizzonti infiniti, di senso e di significato. C’è una parola, la Parola di Dio, che è risposta al nostro cuore grande e tanto bisognoso di senso. Pensiamo: Dio ha già provveduto da molto tempo a ciò; già da più di duemila anni egli ha fatto scrivere la sua Parola, che è vita al nostro cuore: pura gratuità!

E non è pura gratuità l’Eucaristia? Non lo è il perdono dei peccati che ci viene sempre accordato? Non lo è la presenza continua alla nostra persona e alla nostra vita di Cristo, che “è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo”? (Mt 28,20). Non è pura gratuità l’eredità che ci viene conservata in cielo, eredità che “non si corrompe, non si macchia e non marcisce”, come dice l’apostolo Pietro, e che un giorno ci verrà data? (1Pt 1,4).

Che cosa abbiamo fatto noi per meritare tutto questo? Davvero siamo immersi in una totale gratuità! Allora guarderemo al molto ‘bianco’ della nostra vita e della nostra realtà, e non permetteremo al puntino nero, che pure ci sarà, di catturare il nostro sguardo. Vivremo in rendimento di grazie, riconoscenti, come possiamo pensare siano stati riconoscenti -anche se il Vangelo non lo dice- quei quattromila galilei che si videro sfamare gratuitamente e abbondantemente da Gesù.

don Giovanni Unterberger

 

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