21a domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

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(Gios 24, 1-2a. 15-17. 18b);   Ef 5,21-32;   Gv 6,60-69 )

 Duomo di Belluno, sabato 25 agosto 2018

Gesù, nei due anni e mezzo di vita pubblica, ebbe a vivere momenti particolarmente difficili, come quando fu tentato da Satana (cfr Lc 4,1-12), o come quando si vedeva assediato da scribi e farisei che lo volevano in tutti i modi far cadere nei loro tranelli per poterlo accusare (cfr Mc 12,13.27); o come quando venne a sapere che Erode Antipa lo cercava a morte e dovette riparare in terra pagana (cfr Lc 13,31).

Uno di questi momenti difficili, e delicati, è quello descrittoci nel Vangelo che abbiamo ora ascoltato. Si verificò alla fine del suo grande discorso tenuto nella sinagoga di Cafarnao, nel quale si proclamò ‘pane disceso dal cielo’, e ‘carne e sangue’ di cui doversi cibare per avere la vita eterna. La cosa suscitò una forte reazione generale; la gente cominciò a mormorare, ne rimase scandalizzata, e diceva: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Gesù rimase quasi solo, molti se ne andarono; e non solo molti di tra la folla occasionale, ma -dice il Vangelo- anche molti dei suoi discepoli: “molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”. Gesù rimase con i soli dodici apostoli.

 

Immaginiamo: li avrà guardati negli occhi, avrà cercato di capire dai loro volti i loro pensieri. Come avrebbero reagito a quanto egli aveva detto? Essi erano ancora lì, non se n’erano andati; ma sarebbero rimasti, o se ne sarebbero andati anche loro? Dovettero essere attimi, quelli, per Gesù, di un’ intensità, anche emotiva, grandissima. Tutto il suo lavoro, l’opera portata avanti fino a quel momento, e lo sforzo di costruirsi attorno una comunità, dei collaboratori, a cui affidare la continuazione della sua missione, era a rischio, era rimessa alla libertà di quei dodici uomini. Cosa avrebbero fatto? Gesù avrà avvertito tutta la gravità di quel momento, ma dentro di sé sentiva che non avrebbe potuto ritirare una sola parola di quanto aveva detto circa il pane disceso dal cielo e la sua carne e il suo sangue da prendere in cibo e bevanda.

 Quante altre volte Gesù aveva pronunciato parole impegnative, aveva proposto mete alte e ardue! Aveva detto: “Chi ama il padre, la madre, i figli più di me non è degno di me” (Mt 10,37)“Non è lecito ripudiare la propria moglie, quello che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi” (Mt 19,6); “Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Mt 5,39); “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23), Mete alte, proposte impegnative, ma che Gesù non si sentiva di annacquare, di ridurre e di edulcorare, sicuro com’era che quelle proposte, quelle mete, erano il bene per l’uomo. Poteva pensare che avrebbe avuto pochi seguaci, pochi discepoli, ma voleva rischiare sulla loro libertà.

 Anche oggi le proposte dì Gesù sono le stesse di allora, e anche oggi egli si affida alla libertà dell’uomo: l’uomo può dirgli di ‘sì’e può dirgli di ‘no’. Gesù vuole avere persone ‘libere’ al suo seguito, dietro a sé. La Chiesa, oggi, come sempre, ha il compito di riproporre le proposte di vita di Gesù, e non può, per timore di perdere consensi e fedeli, venir meno, adattare, sminuire, svuotare, le parole del Signore.

 Agli apostoli Gesù chiese: “Volete andarvene anche voi?” Pietro, a nome di tutti, rispose: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Pietro e gli apostoli avevano fatto esperienza di Gesù. avevano intuito e riconosciuto in lui qualcosa di straordinario e di unico; la loro vita ne era rimasta affascinata e conquistata. Gesù avrebbe potuto dire loro e chiedere loro qualsiasi cosa: non l’avrebbero mai lasciato, non sarebbero mai andati dietro ad altri, dietro a nessun altro!

 E noi, da chi andremo? Neppure noi andremo da alcun altro; ci terremo stretti a Gesù, e cercheremo di vivere quanto egli ci indica e ci chiede, aiutati dalla sua grazia. E qualora quanto ci chiede ci dovesse apparire al di sopra delle nostre forze, pregheremo con la preghiera di sant’Agostino: “Signore, dammi ciò che mi chiedi, e chiedi ciò che vuoi”. E resteremo con lui.

don Giovanni Unterberger

 

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