8^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

René Magritte – Il doppio segreto – 1927

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(Sir 27,5-8;  1Cor 15,54-58;  Lc 6,39-45)

Duomo di Belluno, 3 marzo 2019

Il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, morto nel 2015, era dotato di una particolare vena umoristica. Pubblicò un piccolo libretto dal titolo ‘Il quinto Vangelo’. Egli immagina che in alcuni scavi in Palestina sia stato trovato un nuovo Vangelo, oltre ai quattro Vangeli canonici; uno scritto sobrio nella forma ma originale nel contenuto, che riporterebbe i detti di Gesù in una modalità diversa e con delle varianti, rispetto ai quattro Vangeli veri.

Il cardinale scrive: “Nel Vangelo di Marco Gesù, iniziando la sua missione, disse “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Secondo il quinto Vangelo, invece, Gesù avrebbe detto: “Convertite, e fate che la gente creda al Vangelo”. Sembra migliore questa variante -osserva umoristicamente il cardinal Biffi- sembra più azzeccata e più efficace, perché se ciascuno convertisse un altro, il mondo in poco tempo diventerebbe buono. Ciascuno, infatti, sa bene come l’altro dovrebbero cambiare e su quali punti convertirsi. Per cui al ‘Confesso a Dio onnipotente’ della Messa, al momento del ‘mea culpa’, ciascuno dovrebbe, anziché battere il proprio petto, battere il petto del vicino e dire: ‘Per tua colpa, per tua colpa, per tua grandissima colpa’. Vi assicuro -conclude il cardinale- che la mano non tremerebbe e che i colpi sarebbero più vigorosi e ben centrati!

E, alla luce di questo insegnamento -egli aggiunge- la pratica quotidiana dell’esame della propria coscienza dovrebbe essere sostituita dall’esame della coscienza dei fratelli e della Chiesa, riconosciuta ogni sera peccatrice; fare il proposito per il giorno dopo di cambiarla per quello che ci sarà consentito, e così potersi abbandonare al sonno del giusto”.

“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo occhio?”, dice Gesù. Vedere e notare i difetti altrui, più dei propri, è cosa istintiva ed estremamente facile. Conosciamo la favola delle due bisacce dell’antico scrittore greco Esopo: ‘Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti e l’altra dietro; ciascuna è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. Per questo l’uomo non vede i difetti propri e vede perfettamente quelli del suo prossimo’.

Il problema primo, e fondamentale, è quello di convertire se stessi, di diventare buoni noi. Per paradosso, che cosa avremmo fatto e realizzato, se avessimo convertito altri e fossimo rimasti cattivi noi? se fossimo rimasti pieni di difetti noi? Anche perché “può forse un cieco guidare un altro cieco?” Solo una persona buona, che vive bene, può essere di aiuto, di stimolo e di sostegno sulla via del bene per altre persone. I santi ce lo insegnano: essi hanno cambiato se stessi, e il loro cambiamento ha provocato conversione in altri. “Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo”, diceva il mahatma Gandhi. Alberi buoni producono frutti buoni, frutti che portano bene e nutrono virtù.

Nella vita abbiamo molti impegni e molte cose da fare, ma l’impegno più grande, quello che dovremmo avere sempre presente, fin dal primo risveglio al mattino, è quello di costruire bene noi stessi, sull’esempio di Cristo, l’uomo ben riuscito; colui che può aiutarci a diventare spiritualmente belli, cioè santi. Abbiamo questa responsabilità nei nostri confronti.

Allora non diceva la cosa giusta il quinto Vangelo, invitando a convertire gli altri anziché prima se stessi; la cosa giusta ce l’ha detta Gesù: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo occhio?” Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

don Giovanni Unterberger

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