29^ domenica del tempo ordinario

Clicca QUI per scaricare l’omelia

(Es 17,8-13;   2Tim 3,14-4,2;   Lc 18,1-8)

Duomo di Belluno, 20 ottobre 2019

Una fiaba racconta che Dio, guardando gli uomini sulla terra e vedendoli tristi e nervosi, si disse: “Starebbero meglio, gli uomini, e sarebbero più sereni, se pregassero; ma hanno molto da fare, mille incombenze a cui provvedere, e resta loro poco tempo per la preghiera. Aggiungerò un’ora alle ore del giorno, venticinque anziché ventiquattro, così potranno pregare”. La cosa funzionò per un certo tempo, ma poi gli uomini finirono per riempire la venticinquesima ora con le cose e gli impegni che non erano riusciti a sbrigare nelle ventiquattro. E così, ancora, non pregarono.

Per pregare occorre ‘voler’ pregare. Gesù raccontò una parabola -ci ha detto il Vangelo- “sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”. Ci sorprende la parola ‘necessità’; Gesù non usa la parola ‘opportunità’, ‘convenienza’, ‘utilità’, ma dice ‘necessità’. Pregare è necessario. Egli stesso pregava. Se c’era una persona che -secondo noi- non avrebbe avuto bisogno di pregare era lui. E invece Gesù si alzava presto al mattino per pregare, ci dice l’evangelista Marco (cfr Mc 1,35); dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci “salì sul monte, solo, a pregare. E, venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù”, nota l’evangelista Matteo (Mt 14,23); prima di scegliere gli apostoli “Gesù salì sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione”, ricorda l’evangelista Luca (Lc 6,11); e un giorno gli apostoli, sorpresolo in preghiera, gli dissero: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1).

Gesù avvertiva il bisogno d’intrattenersi con il Padre, di stare alla sua presenza; da lui egli sentiva di poter attingere la parola che avrebbe dovuto donare agli uomini, e la forza per compiere la sua missione. Gesù non avrebbe potuto fare senza il Padre!

E noi? Possiamo fare senza la preghiera? il che equivarrebbe fare senza Dio? Viaggiando per la Toscana, le Marche, in tempo d’estate, l’occhio s’imbatte in grandi campi di girasoli, stupende macchie di giallo in mezzo al verde delle colline. Centinaia e centinaia di girasoli tutti allineati e orientati verso un punto, il sole; con la corolla che nel corso del giorno gira seguendo il movimento del sole, per coglierne il massimo dei raggi. Anche noi, ‘girasoli di Dio’, sempre, o almeno il più possibile, rivolti al Signore!

La preghiera, oltre che essere un dovere della creatura, che è tenuta a lodare, ad adorare, a ringraziare il Creatore, a chiedergli perdono delle offese, è anche qualcosa d’importante per l’uomo. La prima lettura che abbiamo ascoltato ci ha raccontato di una battaglia vinta da Israele non con la forza delle armi, ma per la preghiera di Mosè. Finché Mosè sulla collina teneva le mani alzate verso Dio, giù nella pianura gli ebrei vincevano; quando le abbassava, perdevano. Ricordiamo anche il racconto della conquista di Gerico: le mura della città caddero non per arieti e macchine da guerra puntate contro di esse, ma per una grande processione in onore di JHWH.

Da dove viene all’uomo la forza e la capacità di vincere le sue battaglie, le battaglie contro i vizi, contro le cattive inclinazioni che porta in sé? Da dove la forza per sventare i continui assalti di Satana, le sue insidie, le sue tentazioni? Da dove l’energia per non lasciarsi piegare dalle prove e dalle sofferenze della vita, che alle volte sono forti, grandi e quasi non portabili? Non dall’uomo, ma da Dio.

La preghiera, che è incontro con Dio, modella l’uomo. Il Signore, che all’inizio dei tempi disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gn 1,26), nella preghiera continua a modellare l’uomo, a costruirlo, a ricostruirlo, dopo che si è rovinato col peccato. Chi prega cresce bene, cresce in umanità; la sua umanità diventa matura, bella, ricca, piacevole, amabile, fonte di bene per i fratelli. Lo vediamo nei Santi. La preghiera ci è necessaria. Necessaria come il respiro; è detta ‘il respiro dell’anima’. Un corpo che non respira muore; così un’anima che non prega perde Dio, e insieme a Dio perde se stessa. ‘Signore, fa’ che preghiamo!’

don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.