28^ domenica del Tempo Ordinario (forma ordinaria)

William Hogarth – Matrimonio alla moda il contratto – 1744

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(Is 25,6-10a;     Fil 4,12-14. 19-20;     Mt 22,1-14)

Duomo di Belluno, 11 ottobre 2020

L’invitato a nozze entrato nella sala del banchetto senza l’abito nuziale (l’abito che per l’occasione occorreva indossare), aveva risposto positivamente all’invito del re, a differenza di quelli che l’avevano palesemente rifiutato, ma aveva commesso una leggerezza, non aveva indossato la veste di circostanza; una leggerezza che gli causò l’essere estromesso dal banchetto e venire punito. Semplice leggerezza, ma con gravi conseguenze.

Non si deve trattare con leggerezza il Signore e le sue cose. Quanta serietà e senso della maestà di Dio ebbero i cristiani lungo i secoli nell’innalzare a lui templi, basiliche e cattedrali splendide, autentiche opere d’arte! Come si resta ammirati, visitando un museo d’arte sacra, nel contemplare calici d’oro e d’argento finemente lavorati; ostensori lucenti di pietre preziose: oggetti destinati a contenere il Sangue e il Corpo di Cristo! Tutt’altro che leggerezza…; grande fede e rispetto.

La leggerezza non si addice al rapporto con Dio. Egli si è fatto uomo, simile a noi, ma era pur sempre Dio, il Verbo esistente da tutta l’eternità e creatore del mondo. Gesù non ha mai preteso onori, gloria e onorificenze, ma non per questo noi non dobbiamo trattarlo con onore. Ricordiamo ‘chi’ egli è! Con quale rispetto dobbiamo accostarci alla Santa Comunione! Le tre condizioni che la Chiesa chiede per fare una buona e santa Comunione sono: essere in grazia di Dio, osservare il digiuno di almeno un’ora, sapere e pensare chi si va a ricevere. Tanto importante questa terza condizione, che dev’essere sempre fortemente rinnovata: vado a ricevere Dio! Già il sabato dovrei pensare: domani farò la Comunione…

E via la leggerezza nei riguardi della Parola di Dio che, ascoltata, non deve poi essere in fretta dimenticata; neppure leggerezza nei confronti delle preghiere che diciamo; quando preghiamo, ricordiamo che stiamo parlando a Dio, e Dio è lì che ci ascolta. Non leggerezza nei confronti del tempo, delle giornate di vita che il Signore ci dona: sono preziose. Carichiamole di significato; con esse possiamo dare gloria a Dio, salvare anime, guadagnarci un paradiso pieno di felicità. Neppure leggerezza nel parlare: con le parole è tanto facile offendere, ferire e fare stare male le persone… Invece quanto è bello prendere tutto col dovuto impegno, dare a tutto la giusta importanza, vivere come si vorrà essere vissuti il giorno in cui moriremo.

Dal Signore noi non siamo trattati con leggerezza; a sant’Angela da Foligno, in una visione, Gesù disse: “Non ti ho amato per scherzo”: la santa stava meditando la passione del Signore. Gesù in croce ci dice: “Ti ho amato sul serio; guarda le mie nani e i miei piedi forati, il mio fianco squarciato, il mio capo incoronato; ti ho amato davvero! E di continuo ti seguo, ti accompagno, ti cerco, ti corteggio, perché ti amo. Anche tu vivi in modo serio, con impegno e con generosità la tua vita; la renderai ricca, bella, santa, buona per te e utile per il mondo. Rivesti ogni mattina l’abito di nozze, ed entra alla mia festa!”.

don Giovanni Unterberger

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