Domenica della Sacra Familglia

Paolo Veronese – Disputa di Gesù con i dottori del Tempio – 1560

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(Col 3,12-17;   Lc 2,42-52)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 10 gennaio 2021

Così inizia l’Esortazione apostolica sulla famiglia di papa Giovanni Paolo II emanata nel 1981: “La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell’istituto familiare. Altre sono diventate incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare. Consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità, la Chiesa vuole far giungere la sua voce ed offrire il suo aiuto a chi, già conoscendo il valore del matrimonio e della famiglia, cerca di viverlo fedelmente, e a chi, incerto ed ansioso, è alla ricerca della verità; la Chiesa desidera sostenere i primi e illuminare i secondi”.

Ogni anno, nella sua cura materna, la Chiesa celebra la domenica della santa Famiglia di Nazareth, e mette davanti ai suoi figli l’esempio del vivere insieme di Giuseppe, Maria e Gesù. Una cosa colpisce: tutti i brani evangelici che parlano della famiglia di Nazareth sono segnati da problemi, difficoltà, pericoli. Già la nascita di Gesù porta in sé una nota di sofferenza: avviene lontano da casa, in un alloggio di fortuna, in un luogo non il più consono e confortevole: una mangiatoia di animali (cfr Lc 2,4-7). A quaranta giorni dalla nascita Giuseppe e Maria presentano Gesù al tempio, e Maria si sente dire dal vecchio Simeone: “Una spada ti trafiggerà l’anima”, profezia di un futuro di dolore (Lc 2,35). Poi la santa Famiglia deve improvvisamente fuggire in Egitto, perché un re violento vuole uccidere Gesù; ed è costretta a rimanere esule in terra straniera (cfr Mt 2,13-15). E anche l’ultimo episodio della famiglia di Nazareth, quello che abbiamo ora sentito nel Vangelo, è segnato da un’ombra: l’incomprensione di Giuseppe e Maria nei confronti del figlio. “Perché ci hai fatto così?”, chiede Maria; e Gesù le risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”

Certamente la santa Famiglia di Nazareth dovette vivere anche momenti di quiete, di serenità e di gioia, come -ad esempio- quando Giuseppe tornava a casa dal lavoro la sera e trovava Maria e Gesù ad accoglierlo, o quando tutti e tre si raccoglievano per recitare lo ‘shemà‘ Israel’ e le altre preghiere dei pii ebrei; ma la loro vita non fu esente da fatiche e dolori. Tuttavia in quella famiglia, pur nelle prove, non venne mai meno la fiducia in Dio, nel suo aiuto e nella sua Provvidenza.

Il cammino di ogni famiglia umana è segnato da gioie e dolori, speranze e preoccupazioni, eventi lieti ed eventi tristi; talora anche molto tristi. Ciò che gli sposi non devono mai dimenticare è che al Signore la famiglia sta a cuore; la loro famiglia, gli sta a cuore! Sulla famiglia riposa la benedizione di Dio, fin da quando egli la benedisse agli inizi dell’umanità (cfr Gn 1,27-28). Quella benedizione è fedele, non verrà mai meno; a quella benedizione gli sposi possono quotidianamente attingere forza e aiuto, perseveranza nella coniugalità, luce e sapienza nel rapporto con i figli. A quella fonte e sorgente di grazia essi attingeranno con la preghiera, con la supplica, con la fede; con la certezza che il Signore non abbandona mai i suoi figli, specialmente qualora fossero nella fatica, nella prova, nella tentazione.

don Giovanni Unterberger

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