20^ domenica dopo Pentecoste

Salvador Dalì – La persistenza della memoria – 1931

(Ef 5,15-21; Gv 4,46-53)

Domenica 10 ottobre 2021, risalente a l14 ottobre 2012

Il funzionario del re Erode Antipa, che abitava a Cafarnao e che aveva un figlio molto ammalato, sentì parlare di Gesù, e seppe che Gesù si trovava a Cana. Cafarnao da Cana distava circa venti-venticinque chilometri, e per arrivare a Cana da Cafarnao occorreva salire, e coprire un dislivello di circa cinquecento metri; ci volevano alcune ore di cammino, ma che cos’era tutto ciò pur di incontrare Gesù, il taumaturgo di Nazareth, che andava facendo miracoli? L’incontrarlo, e ottenere da lui la guarigione del figlio, era, per quel padre, per quell’uomo, una occasione unica, una occasione da non perdere; e di fatti egli non la perse: si incamminò verso Cafarnao e ottenne da Gesù il miracolo.

San Paolo nella prima lettura ci ha parlato della vita come di un’occasione. Egli ha detto: “Non comportatevi da uomini stolti, ma siate saggi, approfittando del tempo presente; non siate sconsiderati”.

Approfittate del tempo presente”, esorta l’apostolo. Il verbo “approfittare” è il verbo tipico per dire: cogliere al volo qualcosa di importante e di prezioso; qualcosa che si ha davanti, a disposizione, e che ci potrebbe anche sfuggire; una occasione che ci è data e offerta, e che deve essere colta, non deve essere persa e sprecata. Approfittate della vita che avete in mano – dice Paolo – approfittate del tempo che vi è dato.

Una volta un amico a cui chiesi quanti anni avesse mi fece riflettere. Alla mia domanda: “quanti anni hai?” mi rispose: “non so”. – “come, non sai? – ribattei io – saprai quando sei nato!”  E lui: “Sì, so quando sono nato, e so quanti anni sono vissuto, ma quegli anni non li ho più; quanti anni invece io abbia ancora, cioè quanti anni io effettivamente abbia ancora da vivere, non lo so”. Questa risposta, un po’ bizzarra, almeno in apparenza, mi parve contenere una grande sapienza. In effetti io ho ancora e posseggo gli anni che il Signore mi concederà da vivere, e questi sono l’occasione importante e preziosa che ho in mano e che non devo sprecare, non devo sciupare, ma devo, al contrario, mettere a frutto in bene.

Questo perché il tempo che ancora mi è concesso di vivere è il tempo utile per crescere, per formarmi una umanità buona, virtuosa, matura, conforme a Cristo, così che, quando il tempo di questa vita sarà terminato, io possa presentarmi al Signore somigliante a Cristo, e sia diventato un uomo ben riuscito, il capolavoro di bene e di bontà, di umiltà e di amore, che il Signore fin dall’eternità aveva pensato per me.

Lo perder tempo a chi più sa più spiace”, dice Dante (Purgatorio, canto III, v.78). In effetti chi prende coscienza di quanto importante sia il tempo, di quale valore sia la vita, vita che prepara e costruisce l’eternità, non perde tempo, non lascia passare le giornate, le settimane, i mesi, gli anni senza impegnarsi a fondo, con tutte le proprie energie e forze per compiere il bene.

Solitamente l’uomo si preoccupa di vivere a lungo, e meno si preoccupa di vivere bene. Invece la lunghezza della vita è nelle mani di Dio, e nelle mani dell’uomo è la qualità della sua vita. Alla qualità della propria vita egli deve attendere, di essa egli deve preoccuparsi.

San Paolo ci indica alcuni atteggiamenti perché “l’occasione-vita” sia messa a frutto bene. Egli dice: “vigilate attentamente sulla vostra condotta”. Occorre vigilare, essere desti. Occorre vigilare su come viviamo; occorre chiederci spesso: “Come vivo? come mi comporto? che pensieri faccio? che interessi perseguo? solo umani, o il progresso nelle virtù, la comunione con Dio, l’amore ai fratelli?”

Poi Paolo dice: “intrattenetevi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore”. È la preghiera. Ci dev’essere abbondante preghiera nella vita. Il Vescovo mons. Brollo in un Ritiro spirituale predicato a noi sacerdoti ci disse: “La preghiera non è tutto, ma tutto parte dalla preghiera”. In effetti senza preghiera non si cresce in virtù, non ci si costruisce, anzi, si peggiora sempre di più. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva: “Chi prega si salva, chi non prega si danna”. E l’apostolo Paolo esorta: “Pregate incessantemente” (1 Tess 5,17), e Luca aggiunge: “senza stancarvi” (Lc 18,1).

Il terzo atteggiamento che Paolo suggerisce per sfruttare bene “l’occasione-vita” è la riconoscenza. Egli dice: “Rendete continuamente grazie a Dio in ogni cosa”. Il rendere grazie a Dio, il ringraziarlo per i suoi benefici, è prendere coscienza di quanti doni egli continuamente ci elargisca, e questa consapevolezza dei suoi doni e dei suoi benefici ci sprona e ci spinge a rispondergli col nostro amore e con una vita buona e santa.

Il funzionario regio di Cafarnao cercò Gesù, colse l’occasione propizia; anche noi cogliamo l’occasione del tempo che abbiamo da vivere per prepararci una eternità beata, felice e gloriosa.

don Giovanni Unterberger

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