La Visitazione e l’Abbraccio

Raffaello Sanzio – Visitazione – 1517

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(Lc 1,39-45)

risalente al 21 dicembre 2011

I pittori che lungo i secoli hanno raffigurato nei loro quadri la scena che abbiamo ora ascoltato nel Vangelo, la raffigurano quasi sempre per mezzo di un abbraccio: l’abbraccio di Maria ad Elisabetta e l’abbraccio di Elisabetta a Maria. Certamente Maria ed Elisabetta quel giorno si abbracciarono.

Che cosa di più bello di un abbraccio? che cosa di più rassicurante di un abbraccio? L’abbraccio dice accoglienza, dice affetto, dice comunione. L’abbraccio dice: io sono per te e tu sei per me. Nell’amore.

Noi stiamo attendendo il Natale. E che cos’è il Natale se non l’abbraccio di Dio all’umanità, e dell’umanità a Dio? In quel Bambino che nascerà, e che sarà uomo e Dio insieme, è il Cielo che dà l’abbraccio alla terra, e la terra che si lascia abbracciare dal Cielo.

Un abbraccio singolare; un abbraccio straordinario; un abbraccio impensato, soprattutto dopo che l’uomo si era allontanato da Dio, lo aveva abbandonato e lasciato, per darsi ad altri abbracci, purtroppo più miseri, più scadenti, più avvilenti. Ma Dio non si lasciò frenare dall’infedeltà dell’uomo; anzi proprio l’infedeltà dell’uomo lo ha fatto scendere tra di noi e diventare uomo come noi.

Per noi quell’abbraccio fu la fortuna più grande. Siamo stati ripresi, riaccolti, ricostruiti, rifatti figli di Dio. Eravamo stati creati “a immagine e a somiglianza di Dio” (Gn 1,26); quell’immagine noi l’abbiamo rovinata, l’abbiamo perduta; ma lui, l’uomo-Dio, il Bambino di Betlemme, ce l’ha restituita e ridonata.

Per lui, per Cristo, invece, l’abbraccio dato a noi fu un abbraccio costoso, doloroso. In quell’abbraccio, che fece passare su di lui i peccati di tutti noi, egli trovò la passione, trovò la croce,  la morte.

Da questo abbraccio noi capiamo quanto grande sia stato il suo amore per noi, in che misura siamo stati amati. “Guarda e contempla quel Bambino -dice san Bernardo- e dimmi se troverai altro che amore. Troverai solo amore!”. Ecco perché il Natale è motivo di gioia: perché ci dice  che siamo amati. Gli angeli sulla grotta di Betlemme cantarono: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14). Siamo oggetto dell’amore di Dio.

Quel suo abbraccio buono, affettuoso, immeritato, salvifico, ci rende capaci di abbracciarci tra di noi. Neanche noi, forse, siamo pienamente degni dell’abbraccio gli uni degli altri. Ma che importa? Abbracciamoci ugualmente. Non siano i nostri limiti e difetti a tenerci lontani e distanti tra di noi, ma sia il cuore ad avere ragione, a prevalere, a vincere. E allora sarà più vero il nostro Natale, perché il Natale è la festa dell’abbraccio.

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