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(1 Cor 9, 24-27-10,5; Mt 20, 1-16)
domenica 13 febbraio, risalente al 5 febbraio 2012
La vita spirituale si dispiega tra due poli, il polo dei doni di Dio, e il polo della risposta dell’uomo ai doni di Dio.
San Paolo l’ha detto portando l’esempio del popolo di Israele. “Tu, Israele, fosti liberato dall’Egitto, passasti il mare all’asciutto, fosti guidato nel deserto da una nube che ti indicava il cammino, fosti cibato di manna e abbeverato con acqua sgorgata miracolosamente dalla roccia. Quanti doni! Quanti benefici! Quanta cura ebbe di te il Signore! E tu? E tu fosti ingrato nei suoi confronti; anziché benedirlo, seguirlo e obbedirgli, ti sei dato all’idolatria, ti sei costruito un vitello d’oro, hai dimenticato il tuo Dio! Della maggior parte dei tuoi figli Dio non potè compiacersi ed essere contento; e morirono nel deserto”.
È il dramma di ogni uomo.
Quante volte nella Bibbia Dio si lamenta di essere trattato male dall’uomo, dall’uomo che Egli ha in mille modi favorito e beneficato! Nel libro di Isaia Dio dice: “Tu, mio popolo, sei la mia vigna, la vigna che io ho piantato su un fertile colle, che ho vangato e ripulito dai sassi, che ho piantato con scelte viti, che ho circondato di un muro di cinta a difesa dagli animali perché non ti calpestassero; e tu, mia vigna, al tempo della vendemmia mi hai dato non uva buona, ma uva acerba. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?, dice il Signore. Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica?” (Is 5,1-4)
Un grande difetto dell’uomo è non ricordare i benefici ricevuti da Dio. Il difetto di memoria, “questo” difetto di memoria, è radice di tanti peccati. L’ingratitudine apre la strada perfino all’offesa di chi ci ha fatto del bene.
Finchè tu ricordi la mano che ti ha dato del pane, finchè ricordi il volto che ti ha sorriso e incoraggiato, finchè tieni in mente il cuore che ti ha perdonato, finchè tieni in mente la persona che ti ha accolto, aiutato, rimesso in strada, da sbandato che eri, tu, a quella persona, non potrai fare del male. Ma se dimentichi, se lasci che la tua memoria, il tuo animo, il tuo cuore dimentichino, tutto allora ti diventa possibile, anche il male più grave.
Dice Dio ad Israele: “Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ha giurato di darti, quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate, alle case piene di beni che tu non hai riempite, alle cisterne scavate, ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore” (Dt 6,10-12).
Guardati, Israele; guardati, o uomo, quando avrai ricevuto una somma infinita di doni, dal dimenticare il Signore! Guardati dal dimenticare, difenditi dalla dimenticanza! Sarebbe per te una sventura. Se riuscirai invece a ricordare: “Ricorderò i benefici del Signore, quanto egli ha fatto per me”, dice Isaia (Is 63,7), allora il tuo animo sarà grato, sarà riconoscente, sarà lieto, sarà obbediente. Allora non vorrai in nessun modo disgustare Colui che ti ha beneficato, offendere Colui che ti ha amato, trascurare Colui che è morto in croce per te.
Allora ti sarà dolce essere “temperante in tutto, fare il pugilato contro il tuo corpo e trattarlo duramente, ridurre in schiavitù le tue passioni”, pur di poter dire: “Signore, tu mi hai ricolmato di doni, e io che farò? Non potrò fare altro che amarti, non potrò fare altro che volerti bene!”
don Giovanni Unterberger