15^ domenica dopo Pentecoste

Jean-Baptiste Wicar – La risurrezione del figlio della vedova di Naim – 1816

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(Gal 5,25-26; 6,1-10; Lc 7, 11-16)

Domenica 18 settembre, risalente al 1 settembre 2013

Certamente, se fossimo stati a Nain quel giorno, e avessimo visto quel ragazzo morto alzarsi di botto sulla portantina con cui era condotto a sepoltura alla sola parola del rabbì di Nazareth, avremmo esclamato anche noi, con tutta la gente, pieni di meraviglia e di stupore: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”! Dio visitò quel giorno il suo popolo ridando vita al figlio unico di una madre vedova. Dio è il Dio della vita, ed ogni volta che visita il suo popolo, ogni volta che visita l’umanità, o anche solo una singola persona, porta vita, porta salvezza, porta novità; dona qualcosa che prima non c’era.

Quante visite Dio ha fatto all’umanità! Alcune davvero grandi! La più grande è certamente quella che egli fece con l’incarnazione di suo Figlio nato e vissuto tra noi; ma poi quante altre visite! Pensiamo alla visita di Dio all’umanità nella persona di san Benedetto, di san Domenico di Guzman, di san Francesco d’Assisi, di sant’Ignazio di Loyola, di santa Caterina da Siena, di santa Teresa d’Avila, di madre Teresa di Calcutta, e di una schiera infinita di altri santi, che è impossibile enumerare, santi che sono “luoghi” privilegiati della visita di Dio all’umanità.

Recentemente, al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ho visitato una mostra sui martiri della Chiesa ortodossa nel secolo scorso. Negli anni dal 1917 al 1980 circa si scatenò in Russia una terribile persecuzione contro quei cristiani. Centinaia di chiese furono distrutte, altre trasformate in piscine, in musei, in biblioteche; centinaia e centinaia di migliaia di fedeli furono deportati nei gulag; vescovi, sacerdoti, semplici cristiani furono fucilati, torturati, uccisi.

La fede però non fu spenta; un esercito di martiri la testimoniò con la vita e la trasmise alle generazioni future. Dio, con la sua forza, visitò quel popolo perseguitato, e lo conservò eroicamente fedele a Cristo e al Vangelo. Leggendo i pannelli della mostra mi ha impressionato, tra le molte altre, la testimonianza del metropolita Veniamin Kazanskij, che, già processato e condannato a morte da un tribunale militare, tre giorni prima di essere fucilato, scrisse ai suoi fedeli: “Sono lieto e tranquillo come sempre. Cristo è nostra vita, gioia e tranquillità. Con lui va tutto bene, sempre e dovunque”. Con lui va tutto bene, sempre e dovunque: non può essere che queste parole siano uscite dalla penna e dal cuore di quell’uomo senza una visita speciale di Dio! Dio ha visitato lui; Dio ha visitato il popolo russo; Dio ha sostenuto ogni suo martire!

Ma Dio è in continua visita anche nell’ordinarietà della vita di ciascuno di noi. Dio non è capace di stare fermo, è in continuo movimento, è continuamente sulla soglia della vita di ogni uomo. Le parole di Gesù nel libro dell’Apocalisse: “io sto alla porta e busso” (Ap 3,20) possono essere prese e intese, a buona ragione, come una descrizione e una definizione di Gesù, come una descrizione e una definizione di Dio. Dio è visita; Dio è in continua visita!

La sua visita è sempre buona; ha la caratteristica dell’umiltà, della dolcezza, della delicatezza, e insieme della fermezza, della decisione, dell’invito alla santità. Non c’è visita più misericordiosa della sua, di lui, che è incapace di giudicare e di condannare; e insieme non c’è visita più esigente della sua, di lui, che ci chiede tutto; non solo ci chiede qualcosa, un po’, ma ci chiede tutto.

L’uomo ha la triste possibilità di rendere vane le visite di Dio, di lasciarle cadere, di fermarle, di bloccarle. L’uomo può tenere Dio sulla soglia, fuori della porta del proprio cuore, quale visitatore scomodo, indesiderato e disturbatore. L’uomo, che è così piccolo, può fermare la visita del Dio onnipotente!… E invece ogni visita di Dio è salvezza, è ricchezza, è vita! Lo fu a Nain, e lo è sempre.

Nemici delle visite di Dio sono la distrazione, la dissipazione, l’immersione eccessiva nelle cose, nell’attività, negli impegni; l’attaccamento a qualcosa di sbagliato nella vita. Invece il cuore desideroso, che ama, che è vigile, che attende, che vuole ricambiare, è un cuore che facilmente riceve visite, che facilmente è visitato dal Signore.

Le visite del Signore sono spesso inimmaginate e arrivano di sorpresa, come fu inimmaginata ed arrivò di sorpresa la visita di Gesù a Nain quel giorno in cui risuscitò il ragazzo morto. Dobbiamo rimanere aperti, pronti, disponibili; dobbiamo desiderare di essere visitati dal Signore, perché nel cuore dell’uomo entra solo ciò che egli desidera; e desiderare la visita del Signore, desiderare di essere da lui visitati, è il massimo che noi possiamo desiderare!

Dio, quando visita, porta doni, porta se stesso.

don Giovanni Unterberger

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