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(Fil 4,4-7; Gv 1,19-28)
Domenica 11 dicembre 2022, risalente al 15 dicembre 2013
Relativo a Cristo. Giovanni Battista era una persona relativa a Cristo, cioè rivolta, orientata, direzionata verso Cristo. Non era ripiegato su di sé, Giovanni; non si sentiva lui il centro di se stesso, della sua vita, della sua opera.
Tutto un popolo andava a lui per farsi battezzare, riconoscendo nella sua persona i segni del vero profeta; e c’era chi lo pensava il Messia finalmente giunto in Israele; chi lo riteneva Mosè redivivo; chi il profeta Elia ritornato sulla terra. “Chi sei tu?”, gli chiedevano. “Sei tu il Cristo? Sei Elia? Sei il profeta?” E Giovanni rispondeva: “No, non sono nulla di tutto ciò; io sono solo una voce che annuncia un Altro; io sono la voce che annuncia la Parola, la Parola fatta carne, il Verbo di Dio fatto uomo che è ormai in mezzo a voi. Sì, io battezzo, battezzo con acqua; ma il mio battesimo è solo un rito che deve preparare il cuore degli uomini ad accogliere il Messia. Io non sono neppure degno di sciogliere il legaccio dei suoi sandali. Lui deve crescere, io diminuire”.
San Giovanni ci è maestro in una cosa importante, in un atteggiamento che è decisivo per noi, per ogni uomo. Dov’è il nostro baricentro? In chi, in che cosa siamo incentrati? Sono incentrato in me stesso? Tutto è misurato dal mio “io”? Tutto deve fare i conti e piegarsi al mio pensiero, al mio modo di vedere le cose, ai miei gusti, alle mie voglie, ai miei capricci? Brutto atteggiamento, questo, che promette felicità, affermazione, dominio, successo, vittoria, e che invece genera rovina, sofferenza, contrasti, lotta, disunione.
Siamo relativi ad altro fuori di noi? Siamo relativi agli avvenimenti, ai fatti che ci succedono, alle situazioni che siamo chiamati a vivere? Ma com’è questa relazione? Le situazioni ci vincono, o le sappiamo vivere da “signori”, con fede, con speranza, con amore? In che modo siamo relativi ad esse?
Siamo relativi alle persone: in famiglia, al lavoro, in vari altri ambienti e momenti della vita. Come sono queste nostre relazioni? Sono di pace? di comunione? di scambio e di aiuto reciproco?
San Giovanni Battista ci richiama alla relazione più importante e più decisiva; ci richiama ad essere relativi a Cristo. Le persone profondamente relative a Cristo sono le persone meglio riuscite; il loro orientamento e adesione a Cristo le ha fatte sante, le ha fatte crescere in umanità, in bontà, in carità. Sono i capolavori di Cristo.
Il curare la relazione con Cristo porta bene a tutte le altre relazioni, alle relazioni con le cose, con gli avvenimenti, con le persone. Cristo rende capaci di rapporti buoni con tutto e con tutti. Egli è la salvezza su ogni versante della vita.
Nella relazione con lui c’è quello che san Paolo ci ha detto nella prima lettura; c’è gioia e allegrezza: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi”. C’è affabilità, c’è riparo da ogni angustia e preoccupazione: “Non angustiatevi per nulla; fate conoscere a Dio le vostre necessità con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. C’è pace: “La pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”.
La relazione con Cristo è la relazione che più ci occorre e di cui più abbiamo bisogno. Nel coltivarla siamo tanto aiutati dal tempo d’Avvento. In fondo al tempo d’Avvento noi vediamo un bambino, un bambino nato per noi, vediamo il Dio-bambino che ci tende le braccia e ci vuole bene. Non vorremmo coltivare la nostra relazione con lui? Non vorremo diventare, come Giovanni Battista, totalmente relativi a lui?
Coltiviamo questa relazione, e ne avremo tanto bene!
Don Giovanni Unterberger