Festa della esaltazione della Santa Croce

Michelangelo Buonarroti – Crocifisso (scultura lignea policroma) – 1493 ca

clicca QUI per scaricare l’omelia

14 settembre 2023, risalente al 13 settembre 2014

Mi sono trovato il 14 settembre di qualche anno fa in una chiesa dell’Alto Adige. Il grande crocifisso che dominava l’abside era tutto infiorato. Una ghirlanda di fiori pendeva dai bracci della croce e l’avvolgeva tutta; il corpo crocifisso di Gesù era come dentro una festa; una festa di colori, una festa di vita.  Il parroco di quella chiesa mi spiegò: “È la croce fiorita. È il segno di quanto dalla Croce è venuto al mondo; il segno dei frutti della passione e morte di Gesù; è l’espressione della vittoria della Croce”.

C’è un giorno, il Venerdì santo, in cui la Chiesa mette in primo piano e adora la Croce del Signore. Lo fa, quel giorno, nella mestizia e nel dolore, nella consapevolezza che quella Croce è il patibolo su cui lei, la Chiesa, il popolo cristiano, l’umanità intera, hanno inchiodato il Figlio di Dio.

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, dice l’apostolo Giovanni (Gv 19,37); il Venerdì santo l’uomo guarda alla Croce del Signore nell’umiltà e nel pentimento, battendosi il petto, e dicendo: “Perdonami, Signore!”

Ma il 14 settembre, festa della esaltazione della Croce, la Chiesa e l’uomo credente guardano alla Croce nella gioia, nell’allegrezza e nell’esultanza. La Croce è la salvezza. Dall’albero del paradiso terrestre venne la perdizione, dall’albero della Croce è venuta la redenzione.

Di null’altro ci glorieremo se non della Croce di Gesù Cristo nostro Signore”, ci fa dire oggi l’antifona d’ingresso della Messa, citando la lettera ai Galati di san Paolo. Quel “ci glorieremo” nella lettera di san Paolo è il verbo “kauchàomai”, che propriamente significa: “fondarsi, appoggiarsi”. Noi – dice l’apostolo – ci fondiamo, ci appoggiamo, sulla Croce del Signore; la Croce del Signore è il fondamento, l’appoggio su cui ci appoggiamo per essere vivi, vivi di quella vita che ci dischiude e ci dona l’eternità.

La liturgia della santa Croce possiede un inno bellissimo, il “Vexilla regis prodeunt”, composto da Venanzio Fortunato, nato a Valdobbiadene e vissuto nel VII secolo d.C. La prima strofa di quell’inno canta: “Vexilla regis prodeunt, fulget Crucis mysterium, qua vita mortem pertulit, et morte vitam protulit”. “Avanzano i vessilli del Re, risplende il mistero della Croce, sulla quale Cristo, nostra vita, subì la morte e con la morte ci ridonò la vita”. Più avanti l’inno canta: “O luminoso albero tinto di regale porpora, tu innalzi il Re dei secoli, che con il suo sangue prezioso ci riscattò dal male. Ti salutiamo, o Croce, unica nostra speranza!”.

La Croce è la nostra speranza: essa ha vinto il dragone infernale; ha cancellato i peccati del mondo; ci ha rimessi in comunione con Dio; ci ha riaperto le porte del paradiso. Noi siamo salvi grazie a quella Croce!

Su quella Croce noi vogliamo gettare i nostri fiori; desideriamo che sia una Croce fiorita anche perché ricoperta dei fiori nostri, dei fiori della nostra riconoscenza, del nostro affetto, del nostro amore, della nostra devozione.

Il fiore più bello sarà il desiderio e lo sforzo di far sì che il sacrificio della Croce di Cristo non sia stato, per noi, inutile. Una strofa della sequenza “Dies irae” canta: “O buon Gesù, tu, cercandomi, ti sei affaticato, ti sei seduto stanco; mi hai redento patendo la croce; che tanto sforzo non sia vano!”.

Forse vi è capitato di vedere qualche dipinto raffigurante la crocifissione con due angeli a lato di Cristo crocifisso, con in mano ciascuno un calice per raccogliere il sangue che colava dalle mani piagate del Signore. Quel sangue è prezioso; quel sangue è salvifico; quel sangue sana, guarisce; è il sangue dell’uomo-Dio. Non può andare perduto, quel sangue!

Concludiamo con una preghiera a Cristo crocifisso che potremmo imparare a memoria, preghiera che potremmo recitare nei momenti di silenzio dopo la Comunione; essa dice: “Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Dentro le tue piaghe nascondimi. Non permettere che io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell’ora della mia morte chiamami. Comandami di venire a te, perché con i tuoi santi io ti lodi nei secoli dei secoli. Amen”.

Don Giovanni Unterberger

Questa voce è stata pubblicata in Omelie di Don Giovanni. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.