32^ domenica del Tempo ordinario – forma ordinaria

Raffaello Sanzio – Profeta Isaia – 1511-1512

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(2Macc 7,1-2. 9-14;    2Tess 2,16 – 3,5;    Lc 20,27-38)

Sabato 8 novembre 2025, risalente al 5 novembre 2016

Le letture bibliche di questa domenica ci parlano di risurrezione. La credenza in una vita oltre questa vita è una credenza presente in molte civiltà e religioni antiche. I popoli della Mesopotamia, Sumeri, Accadi, Assiri, Babilonesi, credevano che i defunti sopravvivessero sotto  forma di fantasmi, di ombre, in un luogo oscuro e buio. Gli antichi Egiziani mettevano nelle tombe cibi, vestiti, cosmetici, e una specie di cofanetto in pietra con incisa una porta, per permettere al defunto di passare dal mondo dei vivi a quello dei morti e vivere in quel mondo.

Anche gli antichi Ebrei credevano in una vita oltre questa vita, ma i libri più antichi dell’Antico Testamento ci attestano una credenza ancora molto imperfetta. Un salmo dice: “Non i morti lodano il Signore, né quanti scendono nella tomba. Noi, i viventi, benediciamo il Signore” (Sal 115,17-18); e un altro salmo dice: “Nessuno tra i morti ti ricorda, Signore. Chi negli inferi canta le tue lodi?” (Sal 6,6). Per gli antichi Ebrei questa vita terrena era migliore di quella dopo la morte.

L’idea della risurrezione nel mondo ebraico si fece strada piano piano, fino ad arrivare alla certezza della risurrezione, anche dei corpi, intorno al 160 a.C. Intorno al 160 a.C. fu composto il secondo Libro dei Maccabei, che ci  testimonia la fede nella risurrezione in Israele col racconto che abbiamo ascoltato, del martirio dei sette fratelli e della loro madre. Abbiamo sentito quei giovani dire: “Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna. Da Dio abbiamo queste membra e, per le sue leggi, le disprezziamo, ma da lui speriamo di averle di nuovo”.

In Israele, al tempo di Gesù, non tutti però ancora credevano nella risurrezione. Non vi credevano i sadducei, gestori del culto al tempio di Gerusalemme, i quali pensarono di mettere in difficoltà Gesù e trascinarlo in contraddizione con la sua fede nella risurrezione, presentandogli da risolvere il caso della donna sposata a sette mariti: “Questa donna, nella risurrezione, -gli chiedono- di chi sarà moglie?”.

Gesù non esitò ad affermare la risurrezione, appellandosi alla Parola di Dio: “Dio -egli disse, rifacendosi al Libro dell’Esodo- è un Dio dei vivi e non un Dio dei morti”. Dio regna su Abramo, Isacco e Giacobbe, i quali, pur morti, sono vivi. E tutti vivono per Dio e grazie a Dio, concluse Gesù.

Quanto poi, in particolare, a quale dei sette mariti la donna, nella risurrezione, sarebbe appartenuta, Gesù disse: “Da risorti non si prende né moglie né marito”. Da risorti si esiste in modo differente dal modo in cui si esiste qui sulla terra. Anche il legame tra coniugi sarà diverso, non sarà più lo stesso che è qui. Il Signore trasformerà tutto; e non per un ‘di meno’, ma per un ‘di più’. Per un ‘di più’ tra coniugi, e per un ‘di più’ di ogni relazione umana. “Si sarà come gli angeli in cielo”. San Paolo dice nella prima Lettera ai Corinzi: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).

Le cose e la realtà che Dio ha preparato e tiene in serbo per gli uomini, nella risurrezione, sono cose e realtà inimmaginate dall’uomo, tanto sono belle, grandi e meravigliose! Dio ha fantasia,  fantasia d’amore; saprà piegare la realtà di quaggiù ad una realtà stupenda lassù! L’evangelista Marco -nel passo parallelo a questo di Luca- riporta le parole di Gesù ai sadducei: “Voi non conoscete la potenza di Dio” (Mc 12, 24). La potenza di Dio è infinita, è potenza d’amore; è potenza che non trova ostacolo in nulla di quaggiù, neppure nel caso un po’ strano sottoposto dai sadducei a Gesù. La potenza di Dio non ci deluderà.

Accogliamo la consolazione che ci viene dalla Parola di Dio in questa Liturgia: noi risorgeremo; e risorgeremo per un ‘di più’. Ma insieme impegniamoci per essere degni di ottenere quella risurrezione di gloria; e non perderla.

don Giovanni Unterberger

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