5° Domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

(Is 6,1-2a.3-8;   1Cor 15,1-11;   Lc 5,1-11)

Duomo di Belluno, sabato 6 febbraio 2016

Il Vangelo non lo dice, ma immaginiamo come si sarà addormentato quella sera Simon Pietro, e se avrà dormito quella notte… Avrà avuto impressa negli occhi, forte, l’immagine della sua barca e della barca dei suoi compagni piene di pesci al punto quasi da affondare; barche pieni dei pesci fatti affluire miracolosamente nelle loro reti da Gesù, il loro Maestro, quando ormai pensavano che non avrebbero pescato nulla.

E più ancora Simon Pietro avrà avuto impresse negli orecchi, nella mente e nel cuore le parole rivoltegli da Gesù, parole che egli non si sarebbe amai aspettato; parole che egli faceva ancora fatica a pensare che gli potessero essere state rivolte, tanto erano grandi, buone, straordinarie e incredibili! : “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

Quelle parole erano risposta ad altre parole, alle parole che Simon Pietro aveva rivolto a Gesù dopo la pesca miracolosa. La pesca miracolosa aveva stupito e sbalordito Simon Pietro, gli aveva fatto nascere in cuore un tumulto di pensieri e di sentimenti. Chi era quel Gesù? chi si trovava ad avere davanti a sé Simon Pietro? Quel Gesù non era solo un uomo potente, ma doveva essere qualcosa di più, di molto di più! Simon Pietro avvertì in Gesù una santità, una perfezione morale, un qualcosa di soprannaturale e di divino che lo distanziava infinitamente da sé. Gli si gettò in ginocchio, e gli disse: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Pietro si sentì peccatore. Gesù era la santità, lui era il peccato. Come potevano stare l’una davanti all’altro? così vicini l’una all’altro? “Allontanati, quindi, da me, Signore”, disse in ginocchio Simon Pietro.

Ma ecco le incredibili parole: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. “Non temere”, gli disse Gesù; ‘non temere di essere peccatore, non avere paura del tuo peccato. Sì, il tuo peccato è qualcosa di brutto, di cattivo; è male il tuo peccato; ti allontana dal bene, dalla vita, da Dio e da te stesso, il tuo peccato. Ma non temerlo, perché c’è rimedio, c’è misericordia, c’è salvezza per il tuo peccato. Io non mi allontano da te perché sei peccatore, anzi ti vengo vicino, ti sto vicino; ti libero dal tuo peccato, lo prendo su di me. Non temere, Simon Pietro, io sono il perdono dei peccati”.

E poi le altre parole: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Una missione! Una missione ad un peccatore! Un compito grande ad un peccatore; ancora fiducia ad un peccatore!  Pietro avrà fatto fatica ad addormentarsi quella sera e avrà forse dormito poco quella notte; erano troppo grandi le cose che aveva vissuto in quella giornata! Gli cambiavano la vita.

Quanto è bella questa pagina di Vangelo! quanto ci parla! e che bel volto di Gesù ci mette davanti! Siamo peccatori, ma sempre recuperabili. Gesù è il grande ‘recuperatore’. Per lui il peccatore non è gente perduta. E’ sufficiente che il peccatore si inginocchi, si metta in ginocchio davanti a Gesù, davanti al sacerdote che in quel momento è Gesù, e in confessione riconosca i propri peccati, e si sentirà dire: “Non temere, ti sono perdonati i tuoi peccati”.

E Gesù in cuore gli dirà: “Coraggio, figliolo, ti affido una missione, un compito”. Una missione e un compito Gesù può avercelo già affidato: può averci fatti sacerdoti, padri, madri di famiglia, operatori nel campo dell’istruzione, dell’artigianato, dell’economia, del sociale, della politica. Gesù ci conferma la nostra missione. Non ce la toglie per il fatto che siamo peccatori, ma ce la conferma; e ci assicura il suo aiuto perché la possiamo compiere al meglio. Anche se non siamo perfetti egli ha fiducia in noi; gli piace ed è contento del nostro proposito, del nostro desiderio di fare il bene, e ci dà sempre la possibilità di ri-iniziare, di continuare insieme a lui. Con lui gettiamo le reti nel lago della nostra vita, egli ce le riempirà.

Tutto questo ci dia gioia, ci colmi di meraviglia e di gratitudine. Di una meraviglia e di una gratitudine che ci renda dolce e sereno il nostro addormentarci stasera.

don Giovanni Unterberger

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