Belluno, chiesa di s. Stefano, 3 gennaio 2016
“In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. E’ la grande affermazione dell’apostolo Pietro dopo aver guarito uno storpio alla porta ‘Bella’ del tempio di Gerusalemme. I sacerdoti, il capitano del tempio, i sadducei, irritati perché egli andava predicando Cristo, e ancor più irritati per il potere dei miracoli che Pietro mostrava di avere, andarono ad arrestarlo, lo misero in prigione e lo fecero comparire davanti al sinedrio. Interrogato dal sommo sacerdote con quale potere e in nome di chi egli avesse guarito lo storpio, Pietro rispose: “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, io ho guarito quell’uomo, E’ lui, Gesù Cristo il Nazareno, l’unico salvatore del mondo; solo in lui c’è salvezza. Non c’è salvezza in nessun altro all’infuori di Gesù il Nazareno”.
Nell’anno 2000 la Congregazione per la Dottrina della fede ha emanato un importante documento, dal titolo ‘Dominus Jesus’, in cui si riafferma e si ribadisce la fede secolare e sicura della Chiesa attinta dalle Sacre Scritture, secondo la quale Cristo Gesù è l’unico salvatore del mondo. Si erano sviluppate teorie che dicevano che l’uomo troverebbe salvezza in mille modi, in varie fonti, e da diverse parti, indipendentemente da Cristo. La fede cristiana sa, invece, per rivelazione divina, che ogni uomo, a qualsiasi religione e fede appartenga, ha, come salvatore, Gesù di Nazareth. Gesù di Nazareth si è incarnato per tutti, è morto in croce per tutti, è risorto per tutti; con la sua morte ha ottenuto il perdono dei peccati di tutti, con la sua risurrezione ha ottenuto la vita divina per tutti. Egli era Dio, il salvatore di ogni uomo della storia.
I musulmani, i buddisti, i confucianisti, gli induisti, gli scintoisti, gli animisti, i pagani trovano tutti possibilità di salvezza solo in Gesù di Nazareth. Non è Maometto, non è Budda, non è Confucio, non è la loro religione a salvarli, benchè la loro religione, vissuta bene, con ciò che di vero e di buono possiede, può unirli, sia pure inconsapevolmente, a Gesù di Nazareth. Gesù è il salvatore dell’intera umanità; il suo nome, ‘Gesù’, significa ‘Dio salva’.
Su questa base ha senso e valore l’opera missionaria della Chiesa, che tende a far conoscere, a chi ancora non lo conosce, il vero Salvatore, perché possa aderirvi più pienamente ed ottenere più facilmente la salvezza.
Noi cristiani abbiamo la grazia di conoscere Gesù salvatore. La cosa più insensata che potremmo fare sarebbe quella di staccarci da lui. A Cristo dobbiamo invece stringerci, e stringerci sempre di più. Gesù è la vite, noi siamo i tralci; uniti alla vite noi riceviamo la linfa della vite, la vita stessa di Gesù, e otteniamo salvezza (Gv 15,1-8).
Il 29 novembre 1970 papa Paolo VI, nel corso del suo viaggio apostolico nelle Filippine, tenne a Manila una celebre omelia, che è definita ‘l’inno a Cristo’. Disse il papa in quella occasione: “Tu, Cristo, sei la luce, la verità, la via, la vita. Tu sei il pane, la fonte dell’acqua viva, il pastore, la guida, l’esempio, il conforto, il nostro fratello. Tu sei il principio e la fine, l’alfa e l’omega, il re del mondo, il segreto della storia, la chiave dei nostri destini. Tu sei il ponte fra la terra e il cielo, il figlio di Maria. Voglio celebrarti, o Cristo, per ciò che tu sei in te stesso, e per ciò che tu sei per noi. Tu sei il Salvatore, il nostro supremo benefattore, il nostro liberatore. Tu ci sei necessario, o Cristo, per essere uomini salvati, per essere uomini elevati fino a Dio”.
A questo Cristo, che è l’unico nome, cioè l’unica persona “data agli uomini sotto il cielo in cui è stabilito che possiamo trovare salvezza”, noi ci stringiamo, prostrati lo adoriamo, e in perfetta sottomissione gli obbediamo.
don Giovanni Unterberger