Domenica di Quinquagesima (forma straordinaria)

(1Cor 13,1-13;    Lc 18,31-43)

Belluno, chiesa di s. Stefano, 7 febbraio 2016

Anche quel giorno, come tutti i giorni, il cieco di Gerico di cui ci ha raccontato il Vangelo, si pose lungo la strada della città (possiamo immaginare lungo la strada più frequentata della città, ove passava più gente) a chiedere l’elemosina. Chissà da quanto tempo faceva così, forse da anni; forse da decenni, se era anziano. Egli s’aspettava un aiuto, che qualcuno gli mettesse in mano un soldo, una moneta, uno spicciolo. Quello era il suo desiderio, la sua attesa; e alla fine della giornata era contento se qualcosa aveva raggranellato. Non s’aspettava di più; quello era tutto. Forse, in più, riceveva un saluto, una piccola attenzione, una parola amica da qualcuno. Ma mai avrebbe immaginato che quel giorno avrebbe ricevuto ciò che quel giorno ricevette!

Gli dissero: “Passa Gesù il Nazareno”. Quel giorno fu un giorno speciale: passava Gesù! Gesù passò e gli ridiede la vista; Gesù passò e lo guarì dalla sua cecità. Da quel giorno il cieco di Gerico non si sarà più seduto lungo la strada a mendicare, ma avrà percorso la città di Gerico in lungo e in largo da vedente! con grande gioia.

“Passa Gesù il Nazareno”, gli dissero. Gesù il Nazareno passa accanto ad ogni uomo, accanto alla vita e alla situazione di ogni uomo. Egli passa, e passa con un suo dono. “Io ho un’acqua viva”, egli disse un giorno; un’acqua che, bevuta, fa sì che il cuore dell’uomo non abbia più sete (Gv 4,14). “Io sono la luce del mondo”, disse in altra occasione; sono la luce che illumina la vita e anche i momenti più bui della vita dell’uomo; “chi cammina dietro a me non cammina nelle tenebre”, ma cammina nella luce, nel chiaro (Gv 8,12). “Io sono il pane”, il cibo, disse ancora. Chi si ciba e mangia del pane che sono io, non muore di fame, ma ha la vita, e ha la vita che non finisce mai, la vita che è eterna (Gv 8,48. 54).

Gesù passa, ed è per noi tutto questo: acqua, luce, pane. Egli passa; egli è qui. “Il Maestro è qui e ti chiama”, disse Marta alla sorella Maria che era rimasta in casa a piangere Lazzaro, il fratello morto (Gv 11,28). Gesù è qui; passa ed è qui! Il cieco di Gerico ebbe Gesù che passava e fu con lui solo quel giorno, poi Gesù salì a Gerusalemme per andare in croce, morire e risorgere; ma con noi Gesù è ogni giorno. Ogni giorno egli passa; passa e ripassa, passa e ripassa; è sempre con noi! Si ridesti la nostra fede. Sia certa la nostra certezza  che egli è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, come egli ha promesso (Mt 28,20). Perché dubitiamo?

E si ridesti il nostro amore per lui. Stringiamolo al nostro cuore e non lasciamo più che egli se ne vada. Egli non se ne va; non sarebbe capace di andarsene, perché è disceso dal cielo e si è incarnato proprio per stare con noi. E’ venuto in cerca di noi; non potrebbe lasciarci, abbandonarci.

Potrebbe accadere, al più, che noi ci allontaniamo da lui. Ma staremo attenti a che ciò non succeda. Gli staremo uniti, gli staremo vicini. Vogliamo imparare a fare tutto con lui: alzarci al mattino con lui, lavorare con lui, servire i fratelli con lui, affrontare qualche tristezza e gli eventuali dolori con lui; tutto con lui. Mai da soli; sempre con lui. Egli è l’ ‘occasione’ della nostra vita, come lo fu per il cieco di Gerico. Senza di lui saremmo perduti; con lui siamo salvi.

don Giovanni Unterberger

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