Veglia pasquale 2016

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(Rm 6,3-11;   Lc 24,1-12)

Perarolo di Cadore, 26 marzo 2016

Questa veglia nella notte che stiamo celebrando, veglia di canti e di preghiere, è una veglia accanto  a un sepolcro: il sepolcro del Signore. E’ veglia di gioia, di giubilo; è veglia di festa e di letizia. Strano! Solitamente accanto ad un sepolcro si piange e ci si lamenta; qui invece, accanto al sepolcro di Gesù, si canta l’‘Alleluja’, si intona il ‘Gloria in excelsis Deo’, si fanno suonare a festa le campane. Perché?

Perché è la festa della vita, è la festa di un Risorto. L’angelo al sepolcro disse alle donne: “Chi cercate? Gesù Nazareno? Il Crocifisso? E’ risorto, non è qui! Non cercatelo più sulla terra, perché egli è ormai nei cieli; egli è vivo; è dappertutto, è dentro i vostri cuori”.

Dio, con la risurrezione di Cristo, mostra di essere il forte, il potente, l’onnipotente. Davanti a lui non resiste la morte, perché il corpo crocifisso e sepolto di Cristo torna a piena vita, e a vita più viva e più sublime di prima. Non resiste davanti a lui il peso di una grossa pietra tombale, perché viene facilmente rimossa a liberare il sepolcro. Non resiste davanti a lui il peccato, perché in Cristo morto e risorto il peccato di tutta l’umanità viene distrutto.

Questo è il buon annuncio della Pasqua, la bella notizia: noi siamo stati riconciliati, e in Cristo risorto siamo risorti anche noi. Siamo ormai nuova creatura, persone nuove e rinnovate, rivestite della stessa luce del Signore.

Tra pochi istanti celebreremo la liturgia battesimale. Saremo invitati a rinnovare le promesse fatte nel battesimo (fatte, agli inizi ella nostra vita, da altri a nome nostro, ma ora fatte e confermate da noi): promesse di amore a Dio, di vita secondo la sua volontà, di impegno a rivestirci di Cristo e delle sue virtù.

Nell’antichità i battezzati nella notte del Sabato santo portavano per otto giorni una veste candida fino alla domenica successiva alla pasqua, la domenica in Albis. Noi, battezzati, ci siamo rivestiti della grazia della Risurrezione, della luce e della santità di Cristo, della sua vita nuova. Facciamo in modo di non perdere mai, col peccato, questo grande dono e questa incomparabile dignità.

don Giovanni Unterberger

 

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