4a domenica di Avvento (forma straordinaria)

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(1Cor 4,1-5; Lc 3,1-6)

Belluno, chiesa di S. Stefano, 18 dicembre 2016

Una grande cornice storica: a Roma risiedeva l’imperatore Tiberio Cesare; a Cesarea Marittima risiedeva il procuratore romano Ponzio Pilato, procuratore della Giudea; a Tiberiade, città appena fondata, risiedeva Erode Antipa, figlio di Erode il grande, da cui Erode Antipa aveva ereditato la Galilea; a Cesarea di Filippo, a nord di Israele, risiedeva un altro figlio di Erode il grande, Filippo, che aveva ereditato dal padre l’Iturea e la Traconitide;  nella città di Abìla, ad ovest di Damasco, risiedeva Lisania, re dell’Abilene: a Gerusalemme esercitavano il supremo potere sacerdotale Anna e Caifa. Una grande cornice storico-geografico-religiosa, che in qualche modo pretendeva di definire la storia del mondo di allora. Si era nell’anno 27 d.C.

In quell’anno, dentro quella cornice così grandiosa e fatta di luoghi e di uomini umanamente importanti, si stava verificando un evento si straordinaria grandezza e valore; e non in luogo famoso, non in città e metropoli famose, ma nel deserto, il deserto di Giuda; e non per mezzo di personalità celebri e di prestigio, ma per mezzo di un semplice ebreo, sconosciuto al mondo, Giovanni figlio di Zaccaria.

Stava per avere inizio ed essere inaugurata una storia che non avrebbe più avuto fine; che sarebbe cresciuta e che si sarebbe sviluppata sempre più nel tempo. Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode Antipa, Filippo, Lisania sarebbero morti; i loro regni sarebbero scomparsi, ed oggi non esistono più. Anche Anna e Caifa sono morti, e la loro funzione sacerdotale è venuta meno. Ma non è più venuta meno la vicenda iniziata in quell’anno, dentro quella grande cornice: “La parola di Dio scese su Giovanni nel deserto”, ci ha detto il Vangelo.

Giovani, raggiunto da una parola venuta su di lui dal Cielo, cominciò a predicare, a invitare a penitenza e a conversione: “Preparate la via del Signore; raddrizzate i suoi sentieri nei vostri cuori; appianategli la strada dentro di voi”. Il Movimento religioso iniziato da Giovanni avrebbe favorito la comparsa sulla scena del mondo di Gesù, il Messia, che proprio sullo scorcio dell’anno 27 d.C. cominciò a predicare. Il tutto iniziò in luoghi sconosciuti, lontani dal grande mondo; con persone semplici, né re né imperatori; con eventi che non ebbero nulla di eclatante: “La parola di Dio scese su Giovanni nel deserto”; e nessuno, se non Giovanni, la udì.

Cominciò così la storia vera, la storia di chi raddrizzò le proprie vie, le vie del proprio cuore; di chi si preparò alla venuta del Messia; di chi lo accolse con generosità e gioia. La storia vera non è fatta dai re e dagli imperatori in quanto re e imperatori, ; non è fatta da chi ha la forza e si impone; è fatta dai piccoli, dagli umili, da coloro che solitamente non fanno notizia e che per il mondo non sono nulla, ma vivono secondo Dio, compiono la sua volontà, aprono il cuore alla sua parola e ai suoi cenni, si lasciano guidare dallo Spirito Santo. Costoro sono i veri facitori di storia, della storia  autentica, della storia che rimane e che rimarrà per sempre, nel cuore di Dio e per l’eternità.

Noi tutti possiamo essere protagonisti di questa storia. Viviamo pure nell’umiltà e nel nascondimento, nella semplicità dei nostri giorni, ma con la gioiosa consapevolezza che ogni preghiera, ogni atto buono, anche minimo e piccolissimo, costruisce storia, costruisce il Regno di Dio. Del resto, il Figlio di Dio che attendiamo nel Natale, non si è forse fatto piccolo a Betlemme?

 don Giovanni Unterberger

 

 

 

 

 

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