15° Domenica dopo Pentecoste 2017 (forma straordinaria)

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(Gal 5,25-26;   Lc 7,11-16)

                                                           Belluno, chiesa di s. Pietro, 17 settembre 2017

 

Gesù giunse a Naim; vi si stava svolgendo un funerale. Stavano portando a sepoltura un ragazzo, unico figlio di una donna rimasta vedova. Gesù s’impietosì, fece fermare il corteo, toccò la bara e risuscitò il ragazzo. ‘Tocco’ potente, quello di Gesù, unito alle parole: “Ragazzo, dico a te, alzati”. ‘Tocco’ di vita.

Quante volte Gesù,con un tocco, portò guarigione e salvezza! Un lebbroso gli si accosto, lo supplicò: “Se vuoi, puoi guarirmi”, e Gesù lo toccò, gli disse: “Lo voglio, guarisci”, e subito la lebbra scomparve, e quel lebbroso fu guarito (cfr Mc 1,40.42). Portarono a Gesù un sordomuto, pregandolo di imporgli le mani. Gesù lo condusse lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; disse “Effatà”, “apriti”, e subito a quel sordomuto si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della lingua, e parlava correttamente (cfr Mc 7,32-35). Gli condissero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora Gesù gli mise della saliva sugli occhi, gli impose le mani, e quel cieco ci vide (cfr Mc 8,22-25). La figlioletta di Giàiro, capo-sinagoga di Cafarnao giaceva a letto morta; Gesù la prese per mano, le disse: “Fanciulla, alzati!”, e la bambina tornò in vita (Mc 5,35-42). Il tocco di Gesù era vita.

“Tardi t’amai -esclama sant’Agostino nel su libro ‘Le Confessioni’- tardi t’amai, Bellezza tanto antico e tanto nuova! Io mi gettavo, deforme, sulle belle forme delle tue creature; ma tu mi hai chiamato, mi hai toccato, e io ora ardo del desiderio di te” (Le Confessioni, X,27). Il Signore ‘tocca’ interiormente. “Va’, ripara la mia Chiesa”, disse il Crocifisso di san Damiano a san Francesco, e san Francesco, ‘toccato’ da quelle parole, riparò la Chiesa di Cristo con la propria vita. Santa Teresa d’Avila racconta, nella sua autobiografia, che da tempo stava vivendo in modo dissipato la sua vita di monaca, e che amava conversare con la gente in parlatorio anziché coltivare il silenzio e le preghiera, ma che un giorno, mentre percorreva un corridoio del monastero, il suo occhio si posò su di un quadro che raffigurava Gesù con le mani legate e con la corona di spine sul capo, nell’atteggiamento dell’ ‘Ecce homo’, e che quell’immagine improvvisamente la colpì; fu come se le parlasse; e che, ‘toccata’da quell’immagine, cambiò vita e s’incamminò sulla via della perfezione.

Il Signore ‘tocca’ ancora, ‘tocca’ sempre. I Sacramenti sono i suoi ‘tocchi’. La Confessione ‘tocca’il peccatore e lo rende ‘giusto’; l’Eucaristia ‘tocca’ chi la riceve, e il fedele viene conformato a Cristo. La Parola di Dio ‘tocca’ il credente che la legge e la medita, e lo trasforma, lo rende, a sua volta, ‘parola’ per il mondo.

‘Tocchi’ di Dio sono le buone ispirazioni che egli ci invia: alle volte avvertiamo dentro di noi il desiderio di dare più tempo alla preghiera nelle nostre giornate, come un bisogno di incontrare il Signore di più, più in profondità; alle volte avvertiamo la sollecitazione a non tener conto di un’offesa ricevuta, a passarvi sopra; alle volte ci viene l’ispirazione di una mortificazione, di una penitenza da offrire al Signore per la conversione dei peccatori; ci viene in mente un ammalato da andare a trovare all’ospedale… Sono tutti ‘tocchi’ del Signore.

‘Tocchi’ del Signore sono le circostanze della vita, sia le circostanze gioiose e liete, che quelle faticose e dolorose. E’ il Signore che con esse ci raggiunge, ci vuole modellare e costruire, secondo il suo progetto e il suo disegno, sempre buono per noi.

Gesù toccò la bara del ragazzo di Naim e lo risuscitò. I ‘tocchi’ del Signore sono sempre per la vita. Essi chiedono a noi corrispondenza, ascolto vigile e obbedienza. Se li accoglieremo, se non li lasceremo cadere e andare perduti, la nostra vita spirituale crescerà di giorno in giorno, fino a quella perfezione e a quella santità che il Signore ha pensato per noi.

don Giovanni Unterberger

 

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