clicca QUI per scaricare l’omelia
(Col 3,12-17; Lc 2,24-52)
domenica 9 gennaio 2021, risalente al 13 gennaio 2013
Che bella la famiglia di Nazareth! Che bella la famiglia di Giuseppe, Maria e Gesù! Che divina e che umana quella famiglia!
Era una famiglia divina; aveva in sé Dio stesso, Dio fatto uomo; ma aveva in sé anche la creatura più santa fra tutte le creature, Maria; e aveva in sé un uomo d’eccezione, che il Vangelo definisce e chiama “giusto” (Mt 1,19), Giuseppe.
Era una famiglia, quella di Giuseppe, Maria e Gesù, tutta aperta a Dio, tutta pronta a fare la volontà del Signore; una famiglia in cui c’era preghiera, c’era fedeltà agli appuntamenti religiosi della fede ebraica: il Vangelo ci dice che Giuseppe e Maria si recavano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione della Pasqua, percorrendo a piedi e in carovana i cento chilometri che separavano Nazareth da Gerusalemme; e l’anno in cui Gesù compì i dodici anni, vi andarono portando anche Gesù con sé. Gesù sarebbe diventato “bar mitzvàh”, “figlio del comandamento”, cioè tenuto ad osservare la legge di Mosè, e quindi anche il pellegrinaggio pasquale, l’anno seguente, a tredici anni; ma Giuseppe e Maria lo portarono già a dodici anni a Gerusalemme, perché si preparasse e si abituasse per tempo ad osservare la legge.
Eppure quanto umana la famiglia di Nazareth! In essa le stesse dinamiche e le stesse difficoltà di ogni famiglia umana.
Giuseppe e Maria non si accorsero che Gesù non era partito con loro per tornare a Nazareth, terminata la festa di Pasqua. Lo pensarono presente nella carovana dei pellegrini che facevano ritorno; lo pensarono in compagnia di altri parenti o in compagnia dei suoi coetanei ed amici. Una svista, un malinteso, un aver presunto una cosa che invece era diversa, un errore nel valutare la situazione. Come è comune tutto questo in una famiglia normale, anche senza colpa, senza disattenzione e superficialità particolare… è facile che si creino situazioni incresciose, senza specifica responsabilità, ma solo per limite umano.
Giuseppe e Maria fecero ritorno a Gerusalemme alla ricerca di Gesù, e lo trovarono nel tempio che parlava e si intratteneva con i dottori della legge. Lo rimproverarono e gli dissero: “Figlio, perché ci hai fatto così? noi siamo stati in grande ansia per te”. E Gesù rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Gesù, adolescente, rivendica autonomia e indipendenza per sé. Egli ha una personalità e una vocazione che non lo possono tenere legato agli schemi, alle idee, alle vedute dei suoi genitori umani. Egli ha qualcosa di suo da compiere; e nasce così tensione tra Gesù e i suoi genitori. Luca commenta: “Giuseppe e Maria non compresero le sue parole”.
Quanto è facile e normale che in una famiglia sorgano difficoltà di rapporto tra figli e genitori! Che i genitori facciano fatica a capire i figli, e che i figli rivendichino autonomia e indipendenza, spesso purtroppo in modo indebito e sbagliato (il che non fu il caso di Gesù), nei confronti dei propri genitori. E nascono conflitti, contrasti e sofferenze. La vita di famiglia non è solo gioia, è spesso fatica.
Ci viene in soccorso san Paolo. Nella prima lettura egli ci ha indicato tutto un corredo di virtù, un corredo di virtù che è necessario e che va continuamente messo in circolo perché la famiglia possa continuare e perseverare nella pace. L’apostolo ci ha detto: “Rivestitevi di pazienza, di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri”. Tutte virtù necessarie, queste; virtù da esercitare quotidianamente, con l’aiuto di Dio.
L’aiuto di Dio è insostituibile e necessario, perché con le nostre sole forze non andiamo molto avanti nella pratica di queste virtù; e tutto allora si romperebbe e si spaccherebbe. San Paolo aggiunge: “La parola di Cristo dimori abbondantemente tra voi”; è l’invito alla preghiera, alla meditazione del Vangelo, della Sacra Scrittura. È immenso l’aiuto della preghiera e della Parola di Dio meditata, custodita nel cuore, praticata e vissuta. Essa fa superare ogni difficoltà, ogni prova e ogni tempesta. La famiglia di Nazareth pregava, andava in pellegrinaggio a Gerusalemme, viveva unita a Dio.
L’unione con Dio farà belle anche le nostre famiglie; non le metterà al riparo da tutte le fatiche e le tensioni, ma le conserverà nella concordia, nella pace, nella perseveranza e nel bene.
Don Giovanni Unterberger
