11° Domenica del Tempo ordinario (forma ordinaria)

(Ez 17,22-24;   2Cor 5,6-10;   Mc 4,26-34)

Duomo di Belluno, sabato 13 giugno 2015

Gesù aveva una grande cosa da far capire ai suoi apostoli e alle folle che lo seguivano; doveva far loro capire che cosa fosse il Regno di Dio. Anche per noi non è così immediato capire ed avere il concetto esatto di “Regno di Dio”.

Gli ebrei al tempo di Gesù avevano un concetto particolare circa questa realtà; la desumevano dall’Antico Testamento. L’Antico Testamento parlava del Regno di Dio come di una situazione in cui Dio sarebbe stato il sovrano di tutto, in cui tutti i popoli avrebbero riconosciuto la sua signoria e gli si sarebbero sottomessi. Il Messia avrebbe instaurato il Regno di Dio nel mondo in modo eclatante, straordinario e glorioso, da grande e incontrastato sovrano, senza nemici né avversari che gli avrebbero potuto sbarrare il passo.

Con questa concezione in mente possiamo ben capire quanta fatica gli ebrei potessero fare nel ravvisare e nel riconoscere in Gesù, nella sua opera, e soprattutto in lui crocifisso, il Messia vero, instauratore del Regno di Dio sulla terra. Tanto più che secondo loro il Messia avrebbe portato Israele a presiedere e ad essere il cuore del Regno di Dio nel mondo; Israele il primo popolo fra tutti i popoli.

Gesù invece, con le parabole, insegnò una cosa diversa, cercò di far capire che il Regno di Dio non era così, non sarebbe venuto e non si sarebbe realizzato in quel modo. Sarebbe venuto e si sarebbe realizzato nell’umiltà, nella semplicità, in una dimensione profonda e spirituale, con la conversione del cuore degli uomini; una conversione che poi di riflesso avrebbe cambiato il volto del mondo.

“Il Regno di Dio è come un granello di senape”, disse Gesù. Il granello di senape è molto piccolo, ma è un seme capace di dare origine ad un ortaggio grande, così grande che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra. “Il Regno di Dio, disse Gesù in un altro momento, è come un po’ di lievito messo in una grande quantità di farina, capace di farla fermentare tutta” (Mt 13,33). “Il Regno di Dio, disse ancora Gesù, è come un campo in cui c’è del grano e c’è della zizzania”, c’è del bene che coesiste col male (Mt 13, 24-30).

Il Regno di Dio nasce nel cuore e si sviluppa nel cuore dell’uomo. Il Regno di Dio è la realtà stessa di Dio nella vita dell’uomo. Regno di Dio è ogni atto di bontà, di carità, di servizio e di solidarietà; Regno di Dio è perdono chiesto e perdono concesso; è fedeltà agli impegni grandi della vita; è lotta e vittoria sul peccato e sul male; è obbedienza e adesione alla verità. Questo è “Regno di Dio”.

Tutti noi, ciascuno di noi, è costruttore del Regno di Dio, chiamato a costruirlo, a dargli consistenza, a dargli vita e forma nel mondo. Il Regno di Dio è dentro la storia umana e si costruisce nella storia umana, ma travalica la storia umana, perché esso, il Regno di Dio, è già realtà ultima, definitiva ed eterna; è realtà di Dio.

L’uomo con ogni momento della storia, con ogni istante della propria vita e con ogni azione e gesto che compie, può costruire “Regno di Dio”; può dare valore di eternità a quanto compie e a quanto vive. Perché della storia del mondo, della storia dell’umanità e della storia di ogni singolo uomo resterà e rimarrà per sempre solo quello che è stato trasformato in “Regno di Dio”. Tutto il resto cadrà, tutto il resto perirà e verrà meno.

“Il Regno di Dio – dice Gesù – subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). Occorre “violenza”, la violenza che la volontà deve imporre alle passioni cattive e all’egoismo umano perché non ceda al male, perché non ceda al peccato, ma sappia perseguire e praticare la virtù.

Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato egli ci ha detto di dire: “Venga il tuo Regno” (Mt 6,10). Signore, venga il tuo Regno; insegnaci ed aiutaci a trasformare tutto, ogni istante di vita, in realtà buona, santa, conforme a come tu vuoi, perché diventi, col tuo aiuto, “tuo Regno”.

 

 

 

 

 

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