6^ domenica di Pasqua

Vincent Van Gogh – Il vigneto rosso – 1888

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(At 10,25-26.34-35.44-48; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17)

Sabato 8 maggio 2021, risalente a sabato 12 maggio 2012 ( Col Cumano)

Questo brano di Vangelo è l’immediato seguito del brano di Vangelo di domenica scorsa. Domenica scorsa abbiamo ascoltato dalla bocca di Gesù l’allegoria della vite e i tralci; lui ci diceva: “Io sono la vite, voi i tralci. Rimanete in me, e porterete molto frutto, perché da soli, senza di me, non potete fare nulla, senza di me vi inaridite e seccate. Occorre che la linfa di me-vite passi in voi-tralci”.

Oggi Gesù ci dice qual è la linfa di lui-vite, che deve passare in noi-tralci: è l’amore. Nei nove versetti di questo brano evangelico per nove volte ritorna la realtà dell’amore, cinque volte sotto forma di verbo (amare), e quattro volte sotto forma di sostantivo (amore). E notiamo: il verbo “amare” è reso nel testo greco di Giovanni col verbo “agapào” (ἀγαπάω), che indica l’amare perfetto, e il sostantivo “amore” è reso col sostantivo “agàpe” (ἀγάπη), che indica l’amore perfetto. La linfa della vite-Gesù che deve passare in noi-tralci è l’amore perfetto, è l’amore con cui Dio ama, quello con cui Gesù ha amato. Non è un amore qualsiasi, dunque; è l’amore di Dio, è l’amore di Gesù. Questa è la linfa.

Ascoltando questo brano di Vangelo ci viene spontaneo e nasce in noi il desiderio di amare. Ci sono espressioni forti e chiare in questo senso, che ci spingono in questa direzione. Gesù ci dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; questo vi comando: che vi amiate tra di voi come io vi ho amati”. Il comandamento dell’amore fraterno ci è tanto necessario; ci è necessario quanto il pane, quanto l’aria, perché senza amore fraterno non si vive, si muore.

E sempre di continuo è necessario che noi monitoriamo il nostro amore, per vedere di che qualità esso sia, se è della stessa qualità di quello di Cristo, se è un amore divino, se è quello attinto dalla vite-Gesù, o se è un amore ancora troppo terreno, impregnato ancora di egoismo, di interesse, di ricerca di gratificazione, di attesa di ricambio.

Occorre crescere nell’amore fraterno. Gesù ha detto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). E l’apostolo Giovanni nella prima lettera ci ha detto: “Chi non ama il fratello non ha conosciuto Dio, cioè non è in comunione con Dio, perché Dio è amore”.

Colto questo messaggio da questo Vangelo, non deve sfuggircene un altro, altrettanto importante, che è anch’esso una perla. Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Rimanete nell’amore che io vi porto, nell’amore che io ho per voi.

Gesù ci ama. Siamo amati da Gesù. Gesù ci ama con un amore straordinario, infinito, tenero, folle, come è l’amore del Padre per lui suo Figlio. E Gesù ci invita: “Rimanete nel mio amore”, fermatevi in esso, sostate a guardarlo, a contemplarlo, a stupirvene, a gustarlo. Non uscite troppo presto da questa contemplazione, dallo sguardo sul mio amore per voi; esso vi fa bene, vi fa vivere, vi dona consolazione, sicurezza, forza, pace, serenità nella vita. Non uscite troppo presto dalla contemplazione del mio amore, neppure col fine e con l’obiettivo di amarmi e di ricambiare il mio amore per voi col vostro amore; neppure col fine e con l’obiettivo di amare i fratelli. Sì, a questo amore per me e per i fratelli dovrete arrivare, lo dovrete vivere e praticare, ma non uscite troppo presto, troppo in fretta dallo stare con il mio amore.

Rimanete nel mio amore”. È esso che vi scalda il cuore, e che vi dà la forza poi di amare. La linfa di me-vite, dice Gesù, è soprattutto e prima di tutto il mio amore per voi, che poi si muterà, in voi, in amore per i fratelli. È da me che dovete e potete attingere.

La contemplazione di Gesù con l’adultera, col paralitico, col cieco nato, con la prostituta della città, con Zaccheo, col buon ladrone in croce; la contemplazione di Gesù Crocifisso, contemplazione che ha fatto i santi; la contemplazione di quanto Gesù si sia preso cura di noi perdonandoci infinite volte i peccati nel Sacramento della Riconciliazione, donandosi infinite volte e lasciandosi infinite volte mangiare da noi nell’Eucaristia, pane di vita eterna e di immortalità; salvandoci infinite volte da pericoli e da situazioni difficili (ciascuno conosce la propria storia): contemplare tutto ciò, ecco il modo per stare, per rimanere, nell’amore di Gesù.

Non priviamoci di questo bene, ne abbiamo bisogno. E non ci è detto di conquistarlo questo bene, questo amore: ci è offerto e ad esso siamo invitati! Stare nell’amore di Gesù è la strada per amare. Amati da lui, ameremo.

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