5^ domenica dopo Pentecoste

Vincent van Gogh – Notte stellata – 1889

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(1Pt 3,8-15; Mt 5, 20-24)

domenica 10 luglio 2022, risalente al 13 luglio 2014

Ci soffermiamo oggi, nella nostra meditazione, sull’orazione di Colletta che la Liturgia ci propone; è una delle più belle orazioni di Colletta che la Liturgia possegga. Colui che l’ha composta doveva essere un’anima contemplativa, tutta immersa in Dio.

L’orazione ci fa pregare così: “O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore”.

L’autore di questa Colletta doveva essere una persona dallo sguardo acuto, dallo sguardo lungimirante, dallo sguardo che penetrava i cieli. Non doveva essere un “miope”, l’autore di questa Colletta. Egli sapeva che nei cieli, oltre questa realtà terrena, sono tenuti in serbo per noi, per coloro che amano Dio, dei beni meravigliosi; dei beni stupendi; dei beni che sono più belli, più ricchi e più abbondanti di quanto noi possiamo immaginare e di quanto noi riusciamo a desiderare.

O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, fa che otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio”. Ci domandiamo: dove corrono i nostri desideri? Su cosa si piegano i nostri desideri? Sulle cose di questo mondo? Sulle cose di quaggiù? Sulle cose che passano? “Il mio popolo è duro a convertirsi – lamenta Dio per bocca del profeta Osea – chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo” (Os 11,7). Noi sappiamo sollevare lo sguardo? È presente il cielo, il paradiso, l’eternità, il tesoro che ci attende in cielo, nell’orizzonte delle nostre giornate? È presente? Ci pensiamo qualche volta? È vero, sono beni ‘invisibili’, quelli che ci attendono in cielo, ma sono i beni veri, i beni duraturi, i beni divini preparatici da Dio in tutta la sua onnipotenza, in tutta la sua munificenza, in tutto il suo amore! Quelli sono i beni da desiderare! Sì, sono ‘invisibili’, ma sono concreti e reali; più concreti e più reali dei beni visibili di quaggiù che passano e sono di un momento.

Lo sguardo rivolto in su, in alto, non ci deve tuttavia strappare dalla terra. Finchè siamo sulla terra dobbiamo vivere sulla terra, dobbiamo vivere tra le cose della terra. Questo è il disegno di Dio.

Ma qual è il modo giusto di vivere le cose della terra? L’orazione di Colletta ce lo indica; dice: “O Dio, fa che ti amiamo in ogni cosa e sopra ogni cosa”. Ecco il modo giusto di vivere le cose della terra: viverle amando, in esse, Dio; viverle non per se stesse, ma come segno, indicazione, dono di Dio; viverle come realtà che ci parla di Dio e ci porta a Dio.

Conosciamo bene, purtroppo, quanto invece rischiamo di legarci alle cose di quaggiù; quanto le cose di quaggiù tendano ad incatenarci a sé e a farci dimenticare Dio! Come sono vere anche per noi le parole accorate di S.Agostino che, guardando indietro alla sua vita prima della conversione, scrisse nel libro “Le Confessioni”: “Io, deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Mi tenevano lontano da te le tue creature, che non esisterebbero se tu non le facessi esistere”. (Le Confessioni, libro X). No, le creature non devono tenerci lontani da Dio; in esse noi dobbiamo amare Dio; Dio che ce le dona, Dio che ce le regala. “Fa’, o Signore, che in ogni cosa amiamo te”, chiede l’orazione di Colletta; e subito dopo essa aggiunge: “e fa’ che amiamo te sopra ogni cosa”.

Altro atteggiamento che ci permette di vivere nel modo giusto le cose di quaggiù è amare Dio più di ogni altra cosa, più di ogni altro bene. È lui il creatore, la fonte di ogni cosa esistente, il sommo Bene; non c’è bene al di fuori di lui. Amare qualcosa al di fuori di lui, amare una creatura più di lui è idolatria, è ateismo pratico, è baratto del Creatore per una creatura; è somma stoltezza, è grave peccato!

“Fa’, o Signore, che nulla preferiamo a te: non noi stessi; non una persona, per quanto amica; non l’interesse materiale; non la stima del mondo; non la stessa nostra vita; nulla, proprio nulla! Tu prima di tutto, o Signore; tu, al di sopra di tutto, o Signore”.

E perché riusciamo a vivere così, amando Dio “in” ogni cosa e “sopra” ogni cosa, l’orazione di Colletta ci indica e ci fa chiedere il mezzo, lo strumento per riuscirvi; dice: “Infondi in noi, Signore, la dolcezza del tuo amore”. Abbiamo bisogno che il Signore metta in noi il suo amore, la dolcezza della sua carità; che il Signore ci faccia sentire e percepire che lui ci ama, ci ama teneramente, ci ama dolcemente, ci ama infinitamente.

“Signore, aiutaci a sentire che ci vuoi bene; aiutaci a credere al tuo amore per noi. Amati, ti ameremo in ogni cosa e sopra ogni cosa; e giungeremo così ai beni invisibili che tu ci tieni preparati in cielo.”

Don Giovanni Unterberger

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