4° Domenica dopo Pasqua

(Giac 1,17-21; Gv 16,5,14)

18 maggio 2014

Prendiamo lo spunto per la nostra meditazione dalla preghiera di Colletta di questa domenica. Essa è come una freccia che fa centro. Ci ha fatto pregare così: “O Dio, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti”. Ecco il centro: amare ciò che Dio comanda, e desiderare ciò che Dio promette. Perché amare ciò che Dio comanda e desiderare ciò che Dio promette è fare centro? “Perché lì – ci dice la preghiera di Colletta – sta la vera gioia”.

Davvero la vera gioia sta in ciò che Dio ci comanda e in ciò che Dio ci promette? Può esserci gioia in un comando? È possibile amare un comando che riceviamo? Dipende dal tipo di comando. Se un comando è cattivo, se un comando ci porta fuori strada, se è contro il bene, quel comando non può essere amato; ma se un comando è buono, è giusto, è per il nostro bene e ci fa stare bene, può essere amato, deve essere amato! È saggezza obbedirvi. Ora, i comandi del Signore sono solo buoni, sono solo giusti, sono solo per il nostro bene e ci fanno stare bene. Vanno amati.

Gesù dice: “Non fatevi tesori qui sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove i ladri scassinano e rubano; siate previdenti, fatevi tesori in cielo con le buone opere” (Mt 6,19-20). Gesù dice: “Non giudicate, e non sarete giudicati” (Mt 7,1); dice: “Venite a me se siete stanchi e affaticati, e io vi ristorerò” (Mt 11,28); dice: “Amatevi tra voi, come io vi ho amati” (Gv 13.34). Questi comandi sono tanto buoni; se osservati, ci fanno stare bene. Sono comandi da amare! Da osservare. E nell’osservare tali comandamenti c’è vera gioia.

Ma la vera gioia sta anche, dice la Colletta, nel desiderare ciò che il Signore promette; e la Colletta mette a confronto “il fluttuare delle vicende umane” con le realtà ferme e sicure promesse da Dio, che danno vita, felicità e salvezza vera. Dice: “Concedi ai tuoi fedeli, Signore, di desiderare ciò che prometti, affinchè in mezzo al fluttuare delle vicende umane, i nostri cuori siano fissi là, dov’è la vera gioia”.

In mezzo al fluttuare delle vicende umane… Noi ci sentiamo proprio in mezzo al fluttuare delle vicende umane! Quante cose, quante realtà, quante persone in cui avevamo riposto speranze, attese, certezza di felicità, si sono poi rivelate, col tempo, illusione, delusione, fragilità, insufficienza, inganno! E ci siamo sbagliati. E abbiamo poggiato i nostri piedi, noi stessi, sulla sabbia, su cose passeggere, sul nulla alla fin fine…

A fronte delle fluttuanti vicende umane stanno le promesse di Dio, che sono promesse certe, promesse che non sono “sabbia”, sono roccia! Promesse che non vengono meno e non deludono. Gesù ha promesso: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, e avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Gesù ha promesso: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35). Gesù ha promesso: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

Queste promesse sono promesse di un Dio; promesse che hanno la solidità, la stabilità, la forza stessa di Dio. Di esse possiamo stare sicuri. E in esse troviamo la vera gioia, perché è gioia sentirsi dire da Dio: “Ti ho disegnato sul palmo della mia mano, e non mi dimenticherò mai di te” (Is 49,15-16); è gioia sentirsi dire: “Anche se i tuoi peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve” (Is 1,18); sentirsi dire: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3); sentirsi dire: “Perché avete paura? Ci sono io!” (Gv 6,20).

Le promesse di Dio sono gioia; le promesse di Dio danno gioia. Noi dove cerchiamo gioia? La cerchiamo da mille parti; un po’ anche ne troviamo, ma poi quella gioia presto svanisce; ci lascia all’asciutto, ci lascia scontenti e vuoti. Cerchiamo la gioia nei comandi del Signore; cerchiamola nelle promesse del Signore. I comandi del Signore e le promesse del Signore danno una gioia grande, una gioia stabile, una gioia vera; la gioia di cui ha bisogno il nostro cuore.

Concedici, o Signore, che i nostri cuori siano fissi là, dove è la vera gioia”. Avremo fatto centro.

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