4° Domenica d’Avvento 2014 (forma ordinaria)

(2Sam 7,1-5. 8b-12. 14a. 16;   Rm 16,25-27;   Lc 1,26-38)

Duomo di Belluno, sabato 20 dicembre 2014

Un salmo dice: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore forte in battaglia, è lui il re della gloria” (Sal 24,7-8). La giovane Maria, quattordici anni appena, il giorno dell’annunciazione si trovò a dover alzare i frontali della sua casa, non della sua casa materiale fatta di roccia, ma della casa della sua mente e del suo cuore. Alle porte della sua mente e del suo cuore premeva, per entrare, il Re della gloria, il Figlio di Dio. L’angelo Gabriele, disceso dal cielo, stava lì davanti a lei ad annunciarle la richiesta del Signore.

“Ma come è possibile? Non conosco uomo!” Come è possibile che ciò avvenga?, disse Maria.

Maria quel giorno si trovò davanti all’impossibile; all’impossibile che si diceva e si proclamava possibile. Era un angelo del Signore a dirle possibile l’impossibile, eppure ciò che egli annunciava, a lei, Maria, sembrava proprio impossibile!

A Maria sarà venuto in mente che tante volte Dio nell’Antico Testamento per bocca dei profeti aveva promesso l’impossibile; le saranno venuti in mente brani come Is 41,18-19: “Cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti”; brani come Is 54,11-13: “Tu, Gerusalemme, percossa dal turbine e rovinata, ecco io porrò sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta. Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose “; brani come Ez 37,12: “Io aprirò i vostri sepolcri, vi risusciterò dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese di Israele. L’ho detto e lo farò!”…

Questi passi e tanti altri le saranno venuti in mente: ella li conosceva bene; li aveva sentiti proclamare più volte il sabato in sinagoga e li aveva meditati per conto suo nel raccoglimento della sua casa; e vi aveva creduto! Ma ora che l’impossibile toccava proprio la sua vita, lei in prima persona, e che le si proponeva come possibile…, era un’altra cosa! Era una cosa diversa dal credere alle Sacre Scritture che parlavano di Israele, di Gerusalemme. Credere alle Sacre Scritture non le era costato molto; ma credere ora che l’impossibile entrasse nella sua vita e fosse proprio possibile per lei, era duro, era faticoso accettarlo! Ma l’angelo le diceva: “Nulla è impossibile a Dio”; e lo diceva con autorità, con sicurezza, senza indietreggiare di un passo di fronte alla difficoltà e alla fatica, comprensibile, di Maria.

Maria credette. “Eccomi -disse- sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola “. “Per me è impossibile, ma a Dio tutto è possibile. Quello che tu dici, o angelo Gabriele, lo dico anch’io, lo ripeto anch’io: “Nulla è impossibile a Dio”; e mi dico disponibile, pronta, alla sua opera”.

Potremmo ricavare vari insegnamenti da questa pagina di Vangelo, da questo racconto così delicato, così tenero (l’invito, ad esempio, ad usare delicatezza e tenerezza nei rapporti tra di noi); ma restiamo al tema della nostra riflessione.

Abbiamo forse tutti qualche situazione dentro di noi o fuori di noi che ci pare impossibile possa cambiare. Le nostre situazioni alle volte sono pesanti e noi perdiamo la speranza, restiamo come paralizzati, e non osiamo attenderci più nessuna novità in bene. Ma il Signore è potente e sa fare nuove le cose che si fossero rovinate e perdute. “Nulla è impossibile a Dio”.

Ci può capitare di dire: “Non riuscirò mai…; non sarò mai capace di vincere quel difetto, di cambiare quell’abitudine cattiva, di ristabilire quella relazione che si è deteriorata, di sopportare quella sofferenza, di risolvere quel problema…”. Ma “nulla è impossibile a Dio”.

E’ da credere (la Madonna ci aiuta a credere) che l’impossibile possa diventare possibile, che quello che non si è verificato fino ad oggi, possa succedere domani o dopodomani; che se noi mettiamo a disposizione in sincerità di cuore noi stessi, con la disponibilità anche a soffrire e a patire perché le cose possano cambiare, Dio potrà fare nuove tutte le cose.

Occorre, sì, pazienza, la pazienza di attendere i tempi necessari; occorre generosità, la generosità di impegnarsi fino in fondo, come Maria, che disse: “Eccomi, sono la serva del Signore”; occorre infine, e anzi alla base di ogni altra cosa, la fiducia e la fede di credere che “Nulla è impossibile a Dio”.

Chiediamo alla Madonna questa fede; essa sorreggerà la nostra paziente attesa, e metterà in movimento le energie che abbiamo dentro di noi.

don Giovanni Unterberger

 

 

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