6^ domenica di Pasqua

Albrecht Dürer – Adorazione della Santissima Trinità – 1511

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(At 15,1-2. 22-29  ;  Ap 21,10-14. 22-23  ;  Gv 14,23-29)

Sabato 21 maggio 2022, risalente al 4 maggio 2013

Noi abbiamo il dono di udire tanta Parola di Dio; la Parola di Dio ci viene offerta in grande abbondanza. Ma san Giacomo ci avverte: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola di Dio e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era” (Giac 1,22-24).

Mi ha fatto sempre impressione una cosa: il fatto che certi santi si sono fatti santi con una sola riga della Bibbia. Sant’Antonio abate, giovane di vent’anni, sentì leggere in chiesa: “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi” (Mt 19,21); fece come quella riga della Bibbia chiedeva: vendette tutto, si ritirò nel deserto e si fece santo. Sant’Agostino non riusciva a convertirsi; lesse nella lettera ai Romani: “Comportatevi onestamente, non fra impurità e licenze. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rm 13,13-14); mise in pratica queste parole, si convertì e si fece santo. San Giovanni Bosco, leggendo il libro della Genesi, si imbattè nelle parole: “Da mihi animas, cetera tolle” (Gn 14,21), “dammi, Signore, di portare a te le anime, il resto prenditelo pure”; mise in pratica queste parole, cominciò a radunare attorno a sé tanti ragazzi, a parlare loro di Dio, e si fece santo.

Una frase sola del Vangelo che abbiamo ora ascoltato è bastata alla beata Elisabetta della Trinità per farsi santa. La beata Elisabetta della Trinità era una monaca carmelitana francese, morta a ventisei anni nel 1906. A diciannove anni, in un colloquio con un padre domenicano, fu folgorata dalla verità che siamo abitati da Dio, che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono presenti in noi quali Ospiti divini. La frase che la colpì fu: “Se uno mi ama -dice Gesù- osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui e prenderemo dimora dentro di lui”, parole che abbiamo ora udite nel Vangelo. La beata Elisabetta della Trinità prese sul serio queste parole e si disse: “Io ho in me la Santissima Trinità; sono abitata da Dio; sono il cielo di Dio; non posso disgustare questi divini Ospiti, i Tre divini Ospiti che porto in me; non li voglio disgustare; farò tutto per farli contenti, perché si trovino bene in me. E mi darò molto ad ascoltarli, a fare loro compagnia”.

La beata Elisabetta fu come catalizzata da questa verità, e nella sua vita tutto fece guidata da questa verità, dalla presenza di Dio in lei. Scrisse nel suo diario: “Ho trovato il mio cielo sulla terra, vivendo unita a Dio. Faccio tutto con lui, e a tutto vado con una gioia divina. Sia che spazzi, sia che lavori, sia che vada a pregare, tutto trovo bello e delizioso, perché sono i miei Tre, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che vedo dappertutto e che onoro dappertutto; li ho presenti dentro di me!”.

Padre Philipon, il primo biografo della beata Elisabetta, conclude la sua opera con queste parole: “La verità dell’abitazione del Dio Trino in noi, di cui vivevano intensamente le prime comunità cristiane, era stata dimenticata dagli uomini. Una umile carmelitana è venuta provvidenzialmente a ricordarla al mondo”.

Pensiamo anche noi, oggi, a questa verità. Siamo importanti, siamo preziosi, godiamo di una dignità immensa; abbiamo Dio in noi. E altrettanto importanti, preziose e dotate di dignità immensa sono le altre persone; hanno Dio in loro.  Quanto rispettosi, allora, buoni e puri devono essere i rapporti! quanto improntati a carità, a delicatezza, e non a violenza, a sopraffazione e a istinto di possesso! La verità della presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in noi può cambiare la vita; l’ha cambiata alla beata Elisabetta della Trinità, può cambiarla anche a noi. “Cammina alla mia presenza e sii perfetto”, disse Dio ad Abramo (Gn 17,1). Camminare alla presenza di Dio, alla presenza del Dio presente in noi, ci aiuterà ad essere perfetti. Stare uniti al Santo che vive in noi ci farà santi.

Una sola riga della Sacra Scrittura è bastata a sant’Antonio abate, a sant’Agostino, a san Giovanni Bosco, alla beata Elisabetta della Trinità, e a chissà quanti altri uomini e donne per diventare santi; una sola riga fatta propria e vissuta. Quale sarà la nostra riga, quella che Dio ha pensato per noi e con la quale vuole farci santi? quale sarà la riga della Sacra Scrittura che, più di ogni altra, siamo chiamati a vivere?

don Giovanni Unterberger

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